10/10/2022 di Luca Marcolivio

Monsignor Giusti (vescovo Livorno): «Sul gender scuole rispettino la legge»

Ci sono tanti mezzi per contrastare l’ideologia gender e tutelare la libertà educativa. Uno di questi è il monitoraggio costante dell’azione amministrativa e didattica, affinché le leggi siano sempre rispettate. È anche opportuno, a monte, che i cittadini siano uniti nel vigilare sul Parlamento e sulla formazione delle nuove leggi. Questo l’auspicio di monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno, che, intervistato da Pro Vita & Famiglia, ha rivolto la sua attenzione a una delle grandi problematiche del momento, soffermandosi sul modello sperimentato nella sua diocesi.

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Eccellenza, l’anno scolastico è entrato nel vivo e torna a porsi il tema della libertà educativa. In Italia vige il principio del consenso informato, spesso calpestato, soprattutto quando c’è di mezzo l’ideologia gender. 

«La responsabilità educativa è propria della famiglia e le leggi italiane tutelano tuttora questa responsabilità educativa. A riguardo, a Livorno stiamo portando avanti – per mezzo degli insegnanti di religione ma non solo – un monitoraggio nelle nostre scuole: pertanto, quando vediamo che si tende a travalicare la legge, occorre subito far presente ai dirigenti scolastici e al personale operante della scuola che si sta compiendo un abuso. Proprio perché crediamo nella legalità, ogniqualvolta vediamo che delle leggi italiane vengono calpestate, da buoni cittadini occorre denunciare queste situazioni. Abbiamo un pool di legali che ci assistono in ordine a questo. Spesso basta anche una semplice lettera formale dell’ufficio scuola della Diocesi che chieda il rispetto della normativa, perché le cose possano rientrare nella legalità».

Una delle espressioni più recenti dell’ideologia gender a scuola è la “carriera alias”: a riguardo, cosa ne pensa?

«Nella scuola pubblica, noi dobbiamo rispettare tutti ma dobbiamo rispettare le leggi italiane e le disposizioni ministeriali. Se non ci sono disposizioni ministeriali a riguardo, si tratta di atti improvvidi, senza alcun supporto legislativo, per cui si deve intervenire nei confronti di quelle che sono soltanto fantasie e denunciarle come provvedimenti improvvidi e abusi. Dal momento in cui si vogliono rispettare le minoranze, si rispetti anche la minoranza cristiana! La linea di fondo che dobbiamo tenere e che mi accomuna a tanti confratelli nell’episcopato è quella della legalità. Non dobbiamo permettere a nessuno di travalicare la legge e non dobbiamo permettere a nessuno di prendere iniziative che siano fuori dalle disposizioni ministeriali: vedremo, a riguardo, quali saranno le disposizioni del nuovo Ministro dell’Istruzione».

Anche fuori dalla scuola, un grosso rischio è rappresentato dai contenuti che arrivano sugli smartphone, alla portata di bambini anche molto piccoli. Che suggerimenti dare alle famiglie?

«Il Codice di Autoregolamentazione TV e Minori, al quale ho lavorato personalmente quando ero assistente nazionale dell’Azione Cattolica ragazzi, offre qualche riferimento. La tutela dei minori è obbligatoria e va fatta anche sui social. Se ci accorgiamo di qualche social che travalica le disposizioni di legge e il codice di autoregolamentazione, questo social va denunciato e il Garante dovrebbe comminare le sanzioni previste. Occorre che anche noi ci atteniamo agli organismi di tutela. Un tempo, ad occuparsi di queste materie c’era l’Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione (AIART), che compiva un lavoro di monitoraggio sui canali televisivi affinché venisse rispettato il Codice di Autoregolamentazione. Non so se oggi l’AIART abbia esteso le proprie competenze anche ai social. Il Garante agirà come riterrà opportuno ma occorre muoversi sempre in punta di legge. Se TikTok o altri social diffondono contenuti illeciti, essi saranno denunciati e riceveranno le sanzioni economiche previste dal caso o addirittura la sospensione della licenza».

Dal nuovo governo cosa si aspetta in tema di libertà educativa, con particolare riguardo al contrasto all’ideologia gender e alla sessualizzazione precoce?

«Che si attenga alle sentenze della Corte Costituzionale in cui si afferma che la famiglia è una sola ed è formata da padre, madre e figli. Purtroppo, al contrario, abbiamo visto e continuiamo a vedere in tante occasioni la Costituzione calpestata e l’invenzione di nuovi diritti, fino all’assurdità del diritto all’aborto. La Carta fondamentale dei Diritti dell’Uomo prevede il diritto alla vita, non il diritto alla morte. Dobbiamo quindi far rispettare i trattati internazionali e ricordare, semmai, che i diritti fondamentali non prevedano mai il diritto alla morte. Sancire un diritto del genere sarebbe un vulnus dalle conseguenze imprevedibili. Occorre che i cristiani si associno, dando vita a realtà come quella già esistente di Pro Vita & Famiglia, e che siano pronti ad agire con l’aiuto di buoni magistrati e buoni avvocati per chiedere il rispetto della legge. Occorre creare movimenti a livello nazionale che spingano per l’approvazione di leggi ben fatte. Mi auguro che il prossimo Parlamento vari delle buone leggi per la tutela della famiglia e della società intera, che vadano incontro alle esigenze di tutti».

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