“Impari a scuola”, giuda pratica all’adozione della diversità come sinonimo di normalità. L’eccezione, per non essere considerata come tale, viene imposta in qualità di regola generale.
La Provincia di Milano, tramite l’onnipresente struttura alle pari opportunità, ha fatto diffondere all’interno delle scuole primarie e secondarie materiale didattico finalizzato ad abbattere ogni forma di identificazione sessuale nel proprio sesso di appartenenza e stralciare il riconoscimento dell’unione di una donna ad un uomo come base per una famiglia.
“Vi sono genitori omosessuali” si legge nel materiale divulgato in quanto i bambini “rifiutano di seguire passivamente i modelli ereditati dalle generazioni precedenti” e secondo la Provincia di Milano questo sarebbe molto positivo e da incentivare.
Riportiamo la riflessione dell’Avv. Gianfranco Amato uscita quest’oggi sulle pagine dell’Avvenire.
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È giunta in diverse scuole lombarde una “guida operativa” finalizzata a «diffondere la cultura di genere nei percorsi scolastici primari e secondari di primo e secondo grado, fino al compimento dell’obbligo educativo». Il titolo è ‘Impari a scuola‘, simpatico calembour che gioca con i concetti di apprendimento e diseguaglianza. Il committente è l’Ufficio della consigliera di parità della provincia di Milano e di Monza e Brianza, in collaborazione con l’Agenzia Formazione e Lavoro, azienda speciale della Provincia di Milano.
Secondo quella guida, «la scuola risulta essere un luogo privilegiato di riflessione sulle differenze e sugli stereotipi di genere», perché sarebbe «proprio nel periodo scolastico che bambine/i e adolescenti cominciano a strutturare in maniera più definita identità, personalità e a sviluppare caratteristiche e capacità individuali», e quindi «un approfondimento su questo tema si pone come un’opportunità per progettare un percorso di vita, scolastico e professionale, sulla base delle proprie inclinazioni ed aspirazioni, che non necessariamente debbono corrispondere a quello che, a volte, rigidi modelli di genere impongono». La guida prevede anche delle ‘schede di intervento operativo’ dai titoli significativi.
Alcuni esempi: ‘Come siamo, come vorremmo essere: narrazioni autobiografiche in classe’ (scheda 1); ‘Gli stereotipi nelle professioni’ (scheda 2); ‘Il riconoscimento e l’analisi degli stereotipi attraverso il cinema’ (scheda 5); ‘La fiaba nella tradizione popolare: ruoli e pregiudizi’ (scheda 7); ‘Oggi in classe parliamo di… differenze di genere’ (scheda 9). La guida affronta, poi, anche il tema della famiglia nei seguenti termini: «Se si volesse tentare una definizione, la più vicina possibile all’immagine diffusa e condivisa di cosa siano le famiglie oggi, l’espressione più efficace sarebbe senz’altro la famiglia come sentimento, o la famiglia affettiva, secondo un’altra formula di successo». Bisogna ormai parlare di «pluralità di modelli familiari» (poiché «vi sono poi le famiglie monoparentali, le famiglie di fatto, i genitori omosessuali dell’uno o dell’altro sesso») e riconoscere proprio il «sentimento come base e scelta di relazione familiare».
Si precisa, infine, come il superamento della «famiglia classica genitori/figli» rappresenti «un cambiamento culturale e di mentalità», che ha portato a superare «il giudizio di devianza» verso forme alternative di famiglie e ad accettare la «cultura della differenza, capace di riconoscere le pluralità dei modi in cui i soggetti desiderano e possono formare nuclei affettivi».
La guida affronta anche il tema delle ‘nuove pratiche educative’. Si legge, infatti, che «nelle famiglie contemporanee è entrata in crisi una concezione normativa dell’educazione dei genitori verso i figli e le figlie», la quale prevedeva «la trasmissione di valori e regole, indiscutibili, dalla generazione più vecchia alla più giovane». Oggi, secondo la guida, «prevale una concezione dell’autonomia di bambini, bambine e adolescenti come attori sociali competenti, soggetti attivi, protagonisti della costruzione della propria vita, detentori di diritti», «si sta attuando quindi un grande mutamento sociale e culturale nella relazione genitori figli, figlie e questi ultimi rifiutano di seguire passivamente i modelli ereditati dalle generazioni precedenti».
Gianfranco Amato
Per chi fosse interessato, qui potrà scaricare il materiale di ImPara a scuola.
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