14/01/2018

Medici canadesi che si rifiutano di fare i boia

Il numero di dicembre 2017 della rivista medica canadese Le Specialiste a pagina 36, contiene un’analisi dell’obiezione di coscienza dei medici che si rifiutano di praticare l’eutanasia e di “suicidare” chi chiede di morire.

L’indagine è stata condotta in una città del Canada, da quando nel 2015 è entrato in vigore il “MAID“.

Come sempre la neolingua dà il meglio di sé con gli acronimi: “MAID”, che letteralmente in inglese è una parola “tranquilla” e “confortevole”, che vuol dire “cameriera”, è l’acronimo per Medical Aid in Death, aiuto medico nella morte: eutanasia, appunto o “suicidio assistito”. Il medico cioè, pratica un’iniezione letale al paziente e lo ammazza.

La città di Laval, nel Quebec,  ha una popolazione di circa 435.000 abitanti. Dopo 18 mesi dalla legalizzazione del suicidio assistito, le obiezioni di coscienza da parte dei medici contro la “fornitura di MAID” sono risultate molto maggiori del previsto.

Prima della legge, il 48% dei medici aveva dichiarato di essere disposto , il 30% solo a certe condizioni e solo il 28% aveva  dichiarato che non avrebbe mai accettato di uccidere un paziente.

Successivamente, invece, il 77% dei medici che hanno ricevuto “richieste di MAID” hanno rifiutato di uccidere: tutti  hanno sollevato obiezione di coscienza.

La ragione più comune addotta per il rifiuto era il troppo carico emotivo da sopportare, la seconda ragione era la  mancanza di esperienza clinica, la terza la paura dello stigma sociale.

Altri motivi, meno ricorrenti,  il carico di lavoro e  le preoccupazioni medico-legali.

E’ interessante anche notare che nessuno ha addotto motivi  attinenti alla morale o alla religione.

La legge canadese comunque chiede che i medici obiettori indirizzino coloro che richiedono l’eutanasia o il suicidio assistito ad un collega disposto a fare il boia: “Un pesante fardello sulle spalle di un numero ridotto di medici” dicono i detrattori dell’obiezione di coscienza.  Che insistono sulla “professionalità” dei medici: secondo loro  professionalità significa “prendersi cura dei pazienti, indipendentemente dal tipo di assistenza richiesta”. Cioè, ammazzare è come prescrivere gli antibiotici: un modo come un altro di “prendersi cura”.

C’è anche chi invita gli operatori sanitari che non sono disposti ad uccidere i pazienti a selezionare un settore della medicina, come la radiologia, che non li metta in situazioni che sono in conflitto con la loro moralità personale. E se  non esiste tale area, a lasciare la professione. Eppure, ancora leggiamo sul vocabolario:

Medico: Attinente alla medicina.

Medicina: La scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione.

Cura: Il complesso dei mezzi terapeutici e delle prescrizioni mediche che hanno il fine di guarire una malattia (sinon. di terapia, ma con significato e uso più ampî).

Guarire: Rimettere in salute un malato

Salute: Stato di benessere fisico e di armonico equilibrio psichico dell’organismo umano.

(Treccani).

A noi pare che i morti non godano di buona salute... O no?

“Chi ha l’ufficio di eseguire le sentenze di morte”, sempre secondo la Treccani, si chiama boia, o carnefice.

Cambieremo i vocabolari?

La legge italiana sulle DAT /biotestamento (=eutanasia) non prevede la possibilità di obiezione di coscienza per i medici (e qualcuno – qualche “cattolicone” – se ne è accorto: dopo che i buoi sono fuggiti, grida che vuol chiudere la stalla....)

Il bello è che i paladini dell’eutanasia, dicono di battersi in nome della libertà e dell’autodeterminazione. Ma i medici, evidentemente, non hanno diritto né alla libertà né all’autodeterminazione.

Redazione

Fonte: LifeNews


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