Al Senato si discute il ddl Cirinnà che legalizza il “matrimonio” gay e conseguente adozione (stepchild adoption).
Questa è una lettera aperta di una lettrice (ed elettrice) ai Senatori che dovrebbero “rappresentare la Nazione”, secondo l’art.67 Cost.
Egregi Onorevoli,
ci appelliamo a Voi per scongiurare l’approvazione del DDL Cirinnà.
Ci chiediamo quale sia il bene comune perseguito con l’approvazione del suddetto DDL.
È forse un bene comune avvallare un qualsiasi orientamento, un qualsiasi desiderio o preferenza, un qualunque affetto del singolo ?
E ancor più, se lo Stato – come nel caso del DDL in oggetto – non è chiamato a pronunciarsi nel merito di tale orientamento, ciò vuol dire che qualsiasi orientamento, qualsiasi affetto, qualsiasi preferenza, qualsiasi desiderio può diventare un diritto?
Così facendo anche l’amicizia, anche una qualsiasi relazione temporanea e inconsistente devono diventare oggetto di giurisdizione?
Il bene comune richiede, invece, che le leggi siano fondate sul bene oggettivo e in questa categoria rientrano la vita, l’integrità fisica, la famiglia, la libertà di pensiero e non certamente i desideri o le voglie di singoli o di pochi cittadini.
Non si possono aggiungere ai diritti umani fondamentali i diritti basati sull’orientamento sessuale perché labile, aleatorio in quanto basato sul sentimento: basti pensare che le categorie degli orientamenti sessuali sono in continuo aumento ... Tra queste tra poco potrebbe esserci anche la pedofilia!
E poi, in che cosa dovrebbero essere tutelati le persone di diverso orientamento sessuale considerando che in Italia la giurisprudenza già li tutela? (vedi la Legge 91 del 1999 per il convivente che può assistere il suo compagno in ospedale e anche può dare il parere sulle cure; oppure la legge 372 del 1978 con la quale, in caso di morte, il convivente può subentrare nell’affitto; o anche la possibilità di fare testamento o fare la polizza assicurativa volontaria che andrebbe a sostituire la pensione di reversibilità).
Il nostro dubbio è che ci sia ben altro dietro queste pressanti e ossessive rivendicazioni giuridiche.
Prendiamo atto del fallimento dei registri delle unioni civili, presenti in alcune città italiane, dove in 20 anni solamente 500 coppie in totale si sono registrate. Esiste allora un’emergenza degna di essere oggetto di legislazione?
Allora quale è la questione in essere?
La spinta verso il “matrimonio” omosessuale è solamente un fatto ideologico che pone la scure alla base della famiglia così come è stata intesa nei secoli, costituita da un padre e da una madre, cellula fondante della società, così da tramortirla nella sua funzione essenziale, condannandola a morte. Il Matrimonio è quell’istituzione fondata sulla differenza maschile e femminile, dove un uomo e una donna si alleano.
Tutto il resto porta alla morte della società.
Le leggi devono basarsi su fatti oggettivi come la dualità uomo-donna dove la procreazione non innesca il mercato della compravendita o dell’affitto dell’utero per generare; su unioni stabili, sulla parità nella dignità, sulla complementarietà dell’uomo e della donna.
Con questo DDL, attraverso la stepchildren adoption, si arriva alla mercificazione dell’uomo, infatti quel termine così risonante ed eufonico, in realtà nasconde la triste realtà che è quella della compra-vendita dell’uomo.
Se i diritti sono per tutti perché non ci sono diritti per quel bambino a conoscere suo padre o sua madre? O per quella madre che ha tenuto in grembo quel bambino?
Diritti per tutti? O solo per alcuni, magari abbastanza danarosi? Vi invitiamo ad andare sui blog propagandistici di questo vero e proprio mercato umano!
Se accolto questo DDL potrebbe davvero causare un cambiamento epocale che porterebbe questa nostra povera Italia verso orizzonti sconosciuti e poco rassicuranti e non certamente verso un consolidamento dei diritti umani e soprattutto di quelli dei più deboli.
Ci appelliamo alla vostra responsabilità!
Maria Carmela di Martino