11/12/2015

Matrimonio gay – L’Irlanda attacca la libertà religiosa

Dall’approvazione del “matrimonio” gay alle limitazioni alla libertà religiosa il passo è breve.

Se infatti lo Stato ritiene che l’unione di due persone omosessuali sia un diritto umano fondamentale da riconoscersi anche pubblicamente, è logico far sì che nessuno vi si opponga o lo neghi.

Quanto sta avvenendo in Irlanda, quindi, non deve stupire più di tanto.

Come riporta LifeSiteNews, il Parlamento di Dublino ha approvato una legge che obbliga le istituzioni cattoliche finanziate pubblicamente, comprese le scuole, ad assumere dipendenti apertamente omosessuali. Per inciso, si deve ricordare che la quasi totalità delle scuole cattoliche irlandesi ricevono sovvenzioni statali.

I movimenti e l’associazionismo Lgbt ovviamente esultano per la nuova normativa “anti-discriminazione”. Mentre assai meno contenti sembrano essere i difensori della libertà religiosa e di educazione.

Stando alle dichiarazioni di Sandra Irwin-Gowran, responsabile delle politiche dell’istruzione all’interno del Gay and Lesbian Equality Network, questa legge permetterà alle persone Lgbt di essere se stesse, di sposarsi, avere una famiglia e lavorare senza paura di minacce, ricatti o discriminazioni, anche negli enti appartenenti alla Chiesa cattolica.

Finora i datori di lavoro di istituzioni religiose potevano assumere valutando se il comportamento sessuale dell’interlocutore era o no conforme ai principi valoriali dell’istituto, il che riguardava non solo gay dichiarati e magari orgogliosi, ma anche divorziati e conviventi. Tutto ciò, d’altronde, rientra a pieno nel diritto fondamentale alla libertà religiosa. EIRE_referendum_matrimonio-gay

Lo Iona Institute, organizzazione no-profit istituita per difendere la fede cattolica, ritiene che tale possibilità finora in vigore sia prevista dalla stessa Costituzione irlandese, dove è affermato che la libertà di coscienza e la libera professione e pratica della religione sono, pur nel rispetto dell’ordine pubblico e della moralità, garantiti per tutti i cittadini. La nuova norma, quindi, sarebbe incostituzionale.

In un nota inviata al governo, l’Istituto ha osservato che l’esenzione era stata confermata dalla Corte Suprema in quanto si deve tenere un giusto equilibrio tra diritto alla libera pratica e alla libera professione della propria fede da un lato e diritto all’uguaglianza di fronte alla legge e di lavorare dall’altro.

Peraltro, molte istituzioni religiose, comprese le scuole, già impiegano persone Lgbt, perché rispettano la vita privata dei loro dipendenti, purché questi ultimi rispettino a loro volta i principi del datore di lavoro. Tuttavia, se i dipendenti calpestano gli insegnamenti morali di un ente religioso per cui lavorano, potrebbero essere licenziati. Ma questo fa parte delle regole, e si tratta di una norma generale, valida per tutti e in tutti i casi.

Inoltre, la Corte Suprema ha anche affermato il diritto dei genitori di educare i figli secondo la propria etica religiosa. Non è dunque difficile capire che il Parlamento irlandese ha agito in contrasto con la libertà individuale che a parole dice di voler difendere.

Redazione

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