18/11/2019

Martina, prima transgender manduriana e la sua scelta “a tutti i costi”

Da Stefano a Martina in pochi mesi, grazie ad un intervento chirurgico effettuato a Bangkok in Thailandia. E’ la storia personale che la trentasettenne pugliese Martina ha raccontato a “La Voce di Manduria”, sottolineando l’orgoglio con cui avrebbe compiuto questa scelta ma, tenendo stranamente nascosto il suo cognome.

Il suo disturbo di genere, come racconta, si sarebbe manifestato all’età di 5 anni. «Quando mia madre veniva a prendermi dall’asilo le dicevo di non chiamarmi per nome perché io mi comportavo da bambina. Sono stata sempre convinta e decisa su quello che sentivo. Poi crescendo mi sono affidata ad un endocrinologo per le cure ormonali e all’età di 22 anni mi sono operata».

Colpisce, leggendo il suo racconto, la continua pretesa avanzata nei riguardi degli altri nel considerare liscio come l’olio un percorso che quanto meno desta dei dubbi se, come accade sempre più spesso, al giorno d’oggi, la soluzione al disagi legati all’identità sessuale è sempre più medico-chirurgica e sempre meno psicologica. Spesso, infatti, non ci si preoccupa nemmeno di approfondire con adeguata solerzia la causa psichica di certi drammi esistenziali. E’ il risvolto negativo della dittatura dei desideri di cui, piano piano, stiamo diventando vittime. E’ pericoloso far passare il messaggio, in questo come in altri campi, che ogni desiderio sia legittimo e diventi un ordine, perché non tutti i desideri sono mossi da un spinta verso il vero, il giusto e il buono.

Martina continua in un crescendo di entusiasmo ad elencare i suoi desideri: «Un giorno mi sposerò in chiesa, nessuno me lo potrà impedire. Combatterò anche per questo. Sono cristiana e per me la religione è molto importante. Un giorno avrò una famiglia e a breve io e il mio compagno ci sposeremo e cercheremo di adottare dei bambini. Sarò una mamma eccezionale. Nessuno potrà rovinare i miei sogni. Ognuno di noi è libero e ha il diritto di essere felice, il pregiudizio con l’amore lo si può tranquillamente combattere».

Viene da chiedersi, di fronte a queste affermazioni, se bastino per pretendere di dar vita a un matrimonio, per di più in chiesa, adottare figli ed educarli.

 

di Manuela Antonacci

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