20/05/2021 di Luca Marcolivio

Marcia per la Vita. Coda Nunziante: «L’obiettivo rimane abrogare la Legge 194»

Dopo un anno di stop, la Marcia per la Vita torna “in presenza”. L’appuntamento è per sabato, alle ore 11 in via dei Fori Imperiali, per una manifestazione statica. Quello che non cambia è l’obiettivo di sempre: ricordare a gran voce l’iniquità della Legge 194 e chiederne l’abrogazione. Il secondo anno di pandemia, poi, interroga in modo particolare sulla preziosità della vita e pone l’uomo davanti a un bivio etico. Riguardo alla prossima edizione, Pro Vita & Famiglia ha intervistato la portavoce della Marcia per la Vita, Virginia Coda Nunziante.

 

Come si svolgerà quest’anno la Marcia? Quali sono le novità di maggior rilievo?

«La pandemia di coronavirus 2020-21, al di là delle vittime che ha provocato, ha sconvolto anche usi e abitudini della nostra società. Questa decima edizione della Marcia per la Vita si svolge perciò in modalità diverse, che ci sono state imposte dalle circostanze. Non sarà una marcia, ma una manifestazione statica, che si svolgerà nello stesso luogo simbolico che ha costituito tante volte il punto di partenza o di arrivo delle nostre marce: via dei Fori Imperiali, con il Colosseo sullo sfondo. Il Colosseo ci ricorda i primi martiri dell’era cristiana e i bimbi abortiti, 43 milioni nel solo 2020, sono i nuovi martiri della società contemporanea, che pone il culto della salute e del benessere al primo posto e sacrifica chi è di ostacolo al raggiungimento di questo fine. Però l’uomo contemporaneo in tutto il mondo ha mostrato la sua fragilità di fronte al Coronavirus: una fragilità non solo fisica ma anche e soprattutto psichica perché di fronte alla malattia abbiamo visto svilupparsi in maniera ipertrofica sentimenti di paura, di angoscia, di sgomento. Il corpo è il bene più caro che sembra avere l’uomo contemporaneo e quando questo bene è minacciato tutto sembra perduto. Noi ribadiamo con forza che l’uomo è un essere composto di anima e di corpo, creato da Dio, unico padrone della nostra vita e dei nostri destini. La ragione per cui noi combattiamo contro l’aborto non è solo la protesta contro l’ingiusta aggressione ai corpi di esseri umani innocenti, ma è innanzitutto una protesta contro la violazione del comandamento divino “non uccidere”. Questa legge divina non ci è imposta dall’esterno ma è iscritta nel nostro cuore e nella nostra coscienza».

Qual è l’obiettivo della Marcia per la Vita?

«Gli attacchi alla vita umana innocente sono sempre più numerosi e non risparmiano alcuna fase né della vita intrauterina né della vita al di fuori del grembo materno. Da oltre quarant’anni la legge 194 approvata il 22 maggio del 1978 regolamenta ed incentiva l’uccisione deliberata dell’innocente nel grembo materno. Da allora i morti, anche a causa dell’uso intensivo di contraccezione e fecondazione artificiale, ormai non si contano più. La Marcia per la Vita è nata come la voce di un popolo che non si arrenderà mai di fronte al “fatto compiuto” dell’omicidio di massa legalizzato. Abbiamo continuato ad affermare, per dieci anni consecutivi, anno dopo anno, l’intangibilità della vita umana innocente, dal concepimento alla morte naturale, perché siamo convinti che nulla è irreversibile nella storia e che sia possibile ritrovare i princìpi della legge naturale e cristiana, calpestati negli ultimi quarant’anni in Italia. Per questo chiamiamo a raccolta tutti gli uomini di buona volontà per difendere il diritto alla vita come uno di quei principi non negoziabili su cui si fonda ogni convivenza civile. Finché non arriveremo ad abrogare la 194, non ci stancheremo di denunciare l’intrinseca iniquità di una legge che riteniamo non vincolante per la coscienza dei singoli, perché in contrasto con la legge divina e naturale. Esortiamo ogni difensore della vita a reagire con tutte le forze, ad ogni livello, contro questa normativa e contro ogni manipolazione mediatica e culturale che la sostenga».

Quali sono le nuove sfide che i pro-life devono affrontare adesso, in un quadro generale così mutato? 

«Una società, non solo italiana ma direi occidentale, che non mette al primo posto la maternità non è proiettata al futuro e dunque è una società che muore. Da un punto di vista demografico sappiamo bene che per avere un ricambio generazionale serve almeno una media di 2,1 bambini per donna. Quando si è al di sotto di questa soglia, il Paese va verso l’estinzione della propria popolazione. Io credo che il problema della denatalità possa contribuire ad aprire gli occhi sull’aborto. L’11 maggio il premier Mario Draghi ha detto che un’Italia senza figli è destinata a scomparire. Anche papa Francesco ha parlato di “inverno demografico” in Italia ed ha elogiato l’iniziativa del governo italiano di attribuire un assegno per ogni figlio che nasce. Tutto questo è apprezzabile, ma nessuno ha detto che la causa principale della denatalità è proprio l’aborto: quello chirurgico e oggi anche quello farmacologico, sempre più diffuso tra le giovani, ulteriormente liberalizzato dal Ministro Speranza ad agosto del 2020. Ma la ragione ultima dell’inverno demografico che viviamo, è la profonda crisi morale che vive la nostra società immersa nell’edonismo, nel materialismo, nel relativismo. Una società è prolifica quando è fondata sulla famiglia, su un uomo e una donna, sul loro spirito di sacrificio e sulla fiducia che hanno nel futuro. Questi elementi sono oggi purtroppo assenti: il futuro fa paura perché si è persa la fede nella Divina Provvidenza e lo spirito di sacrificio è un concetto oscuro ai giovani perché si è insegnato loro che bisogna solo godere della vita, senza freni e senza paletti. Una società che inculca questi principi è una società destinata ad auto-estinguersi e l’aborto non è solo un omicidio ma anche un suicidio di massa».

Come combattere per la vita oggi in Italia? Uno dei temi al centro del dibattito è la liceità dei vaccini ricavati da linee cellulari di feti abortiti. A riguardo, qual è la posizione della Marcia della Vita? Ritiene sia opportuno seguire la strada di un “vaccino etico”, che non ponga dilemmi di coscienza?

«Il problema dei vaccini testati o prodotti utilizzando linee cellulari remotamente provenienti da aborti spontanei o procurati esisteva fin dalla metà del Novecento. L’8 dicembre 2008 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha dato chiare indicazioni sul tema della liceità dei vaccini con il documento Dignitatis Personae, che riprende e sviluppa un documento del 2005 pubblicato dalla Pontificia Accademia per la Vita. Dal 2008 fino al dicembre del 2020, non mi risulta che nessun vescovo, leader o gruppo pro-life abbia contestato quel documento della Santa Sede che a mio avviso rimane il punto di riferimento per chi vuole attenersi al Magistero della Chiesa. E da questo insegnamento la Marcia per la Vita non si discosta. Il problema però esiste e va affrontato. Non ce ne rendiamo conto, ma di fatto la biotecnologia basata sull’aborto ha invaso non solo tutti i campi della medicina, ma anche quelli dell’alimentazione e dei cosmetici. Questa situazione ci deve spingere a combattere con forza ancora maggiore contro la cultura della morte dominante. I prodotti derivati dagli aborti non sono la causa, ma la conseguenza del problema, che va combattuto alla radice».

Combattere come?

«La Marcia per la Vita è solo uno strumento e gli strumenti possono cambiare. Ciò che non può e non deve cambiare è lo spirito che ci anima. Il nostro rifiuto dell’aborto deve essere senza eccezioni e senza compromessi. È ormai esperienza comune che la strategia del “cedere per non perdere”, o altrimenti, del “male minore”, non solo non ci ha consentito di ottenere risultati significativi, ma ha permesso alla cultura della morte di diffondersi quasi indisturbata nel nostro paese così da inquinare le menti e i cuori della gioventù. Abbiamo sempre puntato sulla forza e la radicalità del messaggio e solo con questa determinazione e questa perseveranza, potremo riuscire a ribaltare le leggi inique del nostro paese. Non illudiamoci però che alcun risultato sia possibile senza la preghiera. È per questo che la Marcia è preceduta ogni anno da una pubblica Adorazione al Santissimo Sacramento. È questo il cuore della nostra iniziativa, le cui manifestazioni esteriori possono mutare. La preghiera, cioè il giusto culto che dobbiamo rendere a Dio, non muta ed è il segreto della nostra forza».

 

 

 

 

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