26/09/2022 di Giuliano Guzzo

Maggioranza al centrodestra. Cosa succede ora per vita, famiglia e libertà educativa?

I numeri, come si suol dire, sono risultati netti; anzi, molto netti. E in queste prime ore post voto raccontano una chiara vittoria della coalizione di centrodestra, che ha incassato quasi il 44% dei consensi distanziando di molto il centrosinistra, che ha superato di poco il tetto del 26% dei voti. Più dettagliatamente, gli italiani hanno eletto Fratelli d’Italia come primo partito italiano (26%), infliggendo una dura sconfitta al Pd, che è arrivato ai suoi minimi storici (19%), lasciando comunque – va detto - un gran pacchetto di voti al Movimento 5 Stelle (15%); sotto le aspettative, invece, Lega (9%), Forza Italia (8%) e Azione e Italia Viva (7,8%).

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Ciò che però più conta, tornando ad uno sguardo più generale, è la netta prevalenza di numeri di cui il centrodestra potrà avvalersi sia alla Camera sia al Senato. L’ascesa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e la formazione del suo nuovo esecutivo non dovrebbero dunque – per quanto toste siano le sfide in agenda, dalla guerra in Ucraina all’emergenza energetica -  subire particolari incidenti di percorso; questo è tutto quello che, al momento, si può dire, commentando la volontà espressa alle urne dal popolo, che, anche se spesso si tende a dimenticarlo, risulta essere lui e soltanto lui il detentore della sovranità. Ma tutto questo che ricadute avrà sui temi etici?

In che modo la premiership di Giorgia Meloni con il centrodestra alla guida del Paese potranno incidere su vita, famiglia e libertà educativa? Per quanto, senza conoscere ancora la squadra dei ministri – e neppure, per il momento, tutti quanti i nomi dei parlamentari eletti -, sia difficile dire più di tanto al riguardo, qualche considerazione può comunque essere effettuata. Essenzialmente, i punti che possiamo evidenziare su tale versante sono almeno tre. Il primo: il centrodestra ha, ed avrà nei prossimi tempi, una occasione storica per legiferare in modo equo e virtuoso su vita, famiglia e libertà educativa. E questo per una banale questione di numeri prevalenti in ambedue le Camere.

Seconda considerazione. L’interesse mostrato da più esponenti della coalizione risultata vittoriosa per la Carta dei Prinìipi di Pro Vita & Famiglia fa ben sperare; anche perché non si può negare come la sconfitta della coalizione progressista sia avvenuta con l’esclusione dal Parlamento, a quanto pare, di figure come Monica Cirinnà e, ancor più, come Emma Bonino, donne-simbolo delle battaglie sui cosiddetti diritti civili. Questo dovrebbe dare coraggio ai conservatori e ai pro life per incidere, perché è una dimostrazione di come certe battaglie liberal non scaldino più il cuore degli italiani, ammesso e non concesso, poi, che lo abbiano mai fatto.

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Un terzo ed ultimo pensiero riguarda non solo la possibilità ma l’urgenza che ora la politica si occupi di determinati temi, vale a dire quelli in parola. Infatti, non va dimenticato come comunque tutta una serie di poteri – dall’Europa alla magistratura, dagli influencer a parecchi giornalisti – continueranno comunque, imperterriti, a portare avanti la loro agenda. Anzi, lo stanno in realtà già facendo. Basti vedere le dichiarazioni rese dal primo ministro francese, Elisabeth Borne, ai microfoni di Rmc Radio: «L'Unione europea ha alcuni valori da difendere, come l'aborto e i diritti umani». Parole che debbono suonare come un monito e un invito per la nuova maggioranza di governo a non perdere tempo e ad agire, prima che lo facciano altri. Sempre gli stessi.

 

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