09/03/2023

Maffeis (Arcivescovo Perugia): «Se tutto è famiglia, più nulla è famiglia. A farne le spese sono vita, libertà e bambini»

«Siamo in presenza di uno spezzettamento dell’orizzonte collettivo che contribuiva alla composizione di un’agenda sociale condivisa. I punti di riferimento che univano le persone, ora si stanno disintegrando e ognuno ha la propria visione, le proprie ragioni, non esistono più verità univocamente accettate. Tra l’altro, l’abbondanza di dati disponibili può far ritenere che i contenuti siano tutti uguali, che tra la rappresentazione e la realtà non corra chissà quale distinzione, che le proprie credenze contino più dei fatti. A farne le spese è spesso il valore della stessa vita umana, della libertà, i diritti dei piccoli, la famiglia. Perché, dove “tutto è famiglia, più nulla è famiglia”».

Sono le parole di monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve, che ha introdotto – in un evento svoltosi a Perugia – il convegno di presentazione dei libro “Manuale di resistenza al pensiero unico. Dal gender al transumanesimo”, di Simone Pillon.

Lo scenario di spezzettamento e perdita dei valori descritto dall’arcivescovo «non è però ineluttabile – ha affermato lo stesso Maffeis -. Lo contrasta chi, uscendo da un sentimento di inferiorità culturale, accetta di coinvolgersi in maniera onesta e responsabile, educandosi ed educando al discernimento, alla verifica, all’approfondimento. Lo fa chi si mette in gioco, attento a chiamare le cose con il loro nome e a lavorare fattivamente a servizio della verità. Lo fa chi educa a non accontentarsi di un messaggio semplificato e diretto. Lo fa chi sa convivere con la diversità, senza per questo cadere in una percezione indifferenziata della realtà».

In questo processo, «la verità rimane un’esigenza insopprimibile. È quasi stucchevole – ha affermato Maffeis citando Belardinelli – trovarsi a discutere di tutto, senza la fiducia che esistano argomenti più validi di altri; più validi perché più vicini alla realtà delle cose, non certo perché condivisi da un maggior numero di persone o perché “creduti” in base a una fede. La forza di una cultura – ha osservato il prelato sempre citando Belardinelli – sta nella capacità di relazionarsi continuamente con ciò che è “altro”, senza perdere la consapevolezza della propria identità; nella capacità di tendersi il più possibile verso l’altro, senza spezzare i legami che si hanno con se stessi, con la propria storia e la propria tradizione».

Per l’arcivescovo, che ha ringraziato Pillon, Gandolfini e i presenti, la presentazione del libro «riporta alla responsabilità di cercare, promuovere e custodire la verità, come esercizio di libertà a servizio della comunità tutta. Siamo testimoni di un tempo meraviglioso e drammatico – ha sottolineato, citando alcune parti del libro di Pillon – in cui alle enormi potenzialità date all’uomo dalla scienza e dalla tecnica corrisponde una solitudine cosmica del singolo essere umano, che apparentemente ha smesso di porsi le domande fondamentali sulla vita e sulla morte e che sembra ormai voler riscrivere le leggi del creato. Questa “solitudine cosmica” lascia tracce eloquenti nel nostro modo di interpretarci».

Nell’introduzione di Maffeis spazio anche ad una breve analisi sui social che «ci hanno portato – ha spiegato - a personalizzare non soltanto le modalità di fruizione dei contenuti, ma anche la loro stessa produzione e distribuzione. Significativamente, condividiamo in tempo reale le nostre biografie individuali, la narrazione di se stessi: l’io – quello che io faccio, quello io che penso, il mio stato d’animo – diventa il principale contenuto veicolato, alla ricerca visibilità, di rilevanza, di approvazione. Le lenti soggettive con cui ciascuno giudica la realtà – ha aggiunto - moltiplicano le visioni del mondo, ma ne rendono difficile se non impossibile la ricomposizione, e fanno delle urgenze psicologiche personali il principale criterio di valutazione e d’azione della sfera pubblica».

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