08/04/2021 di Filippo Savarese

Luca Zaia promuove “il principio” del Ddl Zan (che non ha letto). Grave rischio per l’autonomia (di pensiero) del popolo veneto

Quando prendi oltre il 75% delle preferenze devi rappresentare l’ampio spettro di sensibilità politiche con cui sei stato eletto, ed è comprensibile. Ma sarebbe un tragico errore di calcolo trascurare i valori di riferimento degli elettori che ti fanno vincere per compiacere la piccola frangia che ti fa togliere l’inebriante sfizio di stravincere.

È il rischio che sta correndo il Governatore del Veneto Luca Zaia, di cui non ci è piaciuta la recente, ambigua apertura al Ddl Zan, aggravata dall’ammissione di non averne nemmeno letto il testo. Interpellato sull’argomento, Zaia ha dichiarato che “nessuno si oppone in linea di principio”, perché “le libertà devono essere garantite a tutti”, e quindi “il provvedimento verrà prima o poi realizzato” al netto di “sfumature giuridiche che verranno valutate”.

È grave che uno dei principali esponenti del primo partito di centrodestra apra una linea di credito alla lobby LGBT solamente, sembrerebbe, per apparire un po’ più chic. Il popolo veneto è un popolo che ama la libertà e l’autonomia amministrativa non meno della libertà e dell’autonomia di pensiero, di opinione, di espressione, di educazione e di religione. Un popolo che ama dire pane al pane e vino al vino, senza giri di parole ‘politicamente corrette’.

Sani princìpi di cui il Ddl Zan fa tabula rasa, con la scusa di arginare una ‘emergenza omofobia’ che non solo, dati alla mano, è inesistente in Italia (a meno che Zaia non voglia accusare il suo Veneto di essere omofobo oltre la media nazionale, e non ci risulta) ma che, in ogni caso, troverebbe comunque già un pieno rimedio nel Codice Penale. Zaia si riferisce retoricamente a fantomatiche “libertà” da riconoscere a tutti. Non si capisce come un simile argomento possa essere utilizzato a favore del Ddl Zan, quando il rischio conclamato di tale progetto di legge è, al contrario, quello di una repressiva restrizione delle più elementari libertà costituzionali dei cittadini. Il Ddl Zan toglie libertà, non le aumenta.

Speriamo davvero che il Governatore voglia approfondire seriamente il contenuto del provvedimento, che mira a stabilire un vero e proprio regime di pensiero unico su temi essenziali come la sessualità, la famiglia, il matrimonio, le adozioni, l’utero in affitto, la libertà educativa dei genitori. Tutti temi su cui, se non la si pensa come la lobby LGBT, grazie alla Legge Zan si potrà esser denunciati per istigazione alla discriminazione omofobica rischiando la galera.

È specialmente sulla libertà educativa che interpelliamo Luca Zaia. È d’accordo con l’istituzione di una giornata annuale per celebrare l’omosessualità, la transessualità e la bisessualità nelle scuole di ogni ordine e grado, a cominciare dalle scuole materne (art. 7 del Ddl Zan)? È d’accordo con la trasformazione delle scuole venete in campi di rieducazione ideologica di massa? Veramente le mamme e i papà del Veneto non avranno il Presidente della Regione dalla loro parte, nell’arginare quella che lo stesso Papa Francesco ha definito, testualmente, la “colonizzazione ideologica del Gender”? Ci auguriamo vivamente che non sarà così.

Il Ddl Zan immagina una società degna del peggior statalismo totalitario, e qualsiasi popolo che aspiri alla libertà e all’autonomia non può che rispedirlo al mittente con le buone vecchie maniere. Altro che ‘sfumature giuridiche’.


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