20/05/2019

«L’embrione non è una persona». Ne è sicuro dottor Viale?

Nonostante il giudizio della scienza vada ormai in tutt’altra direzione, c’è ancora una cultura mainstream che persiste nel considerare l’embrione una “non-persona”. Il concetto, tuttavia, risulta particolarmente sconcertante se ad affermarlo è un medico. Lui è Silvio Viale, il più noto esecutore di aborti in Italia. Il ginecologo torinese, attualmente candidato all’Europarlamento nelle file di +Europa, non prova alcun senso di colpa in tal senso. Al contrario, si ritiene un benefattore dell’umanità, in particolare dei diritti delle donne.

«Finora nella mia carriera», ha dichiarato Viale in un’intervista a La zanzara, su Radio 24, «credo di aver praticato circa 10 mila aborti. Nell’ottica degli antiabortisti sono un pluriomicida, ma non me ne frega niente. Poi li voglio vedere quando avranno un test di gravidanza in mano che non volevano o una diagnosi che non gli piace. Alla prova del nove quando ti capita qualcosa…».

I pro life lo chiamano “Dottor Morte” ma a lui va bene così «perché la morte fa parte della vita». Silvio Viale non si è mai pentito dei suoi aborti. Appena qualche rimorso per aver detto (a suo dire «polemicamente») di aver «frullato bambini»: oggi, ha spiegato, «non userei mai più la parola bambini per un feto o un embrione. Con molta disinvoltura, Viale aggiunge: «Con un aspiratore si aspira e il feto finisce in un contenitore. Da lì a frullare la differenza è poca. Di fatto è la stessa cosa. Dopo di che si usano anche altre pinze, c’è il raschiamento, cioè l’aborto chirurgico che è un intervento traumatico».

Il candidato di +Europa cita poi l’ultimo manifesto di Pro Vita & Famiglia e, alla domanda se un embrione di undici settimane sia vita o meno, risponde: «Diciamo che ogni cellula è vita. Ma non è una persona. Si è persona quando si nasce. O in una fase vitale della gravidanza. Quel feto, Michele per intenderci, è stato prima un embrione, la gravidanza va avanti e quando nascerà sarà un neonato, poi una persona. La persona è la madre».

Quando gli viene domandato se l’aborto equivalga alla soppressione di un essere umano, Viale glissa e, nella sostanza, non risponde: «No. La donna semplicemente non vuole quella gravidanza. La volontà della donna e della madre prevale, ha il diritto di sbagliare su se stessa». Nessuno quindi può «costringere una donna a portare a termine una gravidanza contro la sua volontà come vogliono fare in Alabama per esempio, e alcuni in Italia», perché ciò andrebbe «contro gli interessi» della donna stessa. Per questo motivo, Silvio Viale si proclama «orgoglioso di fare aborti».

Secondo il ginecologo torinese, inoltre, quella della crisi demografica è una «balla colossale», perché in Italia sarebbero «trent’anni che la situazione è la stessa», le donne hanno «più aspirazioni, cioè carriera», e in fondo «in tutti i Paesi del mondo si fanno meno figli». Silvio Viale è convinto che bisognerebbe consentire l’aborto oltre i tre mesi. «È capitato anche che», ha aggiunto, «in presenza di gravi malformazioni e gravi patologie, mandiamo le donne in Francia. Perché in Francia che è un Paese civile, come anche in Inghilterra si fa così».

L’intervista si conclude con un endorsment a favore dell’«eutanasia anche per i depressi». Secondo Viale «ci vogliono dei paletti molto precisi, con valutazione della richiesta e una valutazione medica. Ma piuttosto che far saltare il palazzo con il gas e procurare male agli altri, è possibile accettare una soluzione di questo tipo», così come già avviene «in Svizzera, Olanda, Belgio e Lussemburgo».

Nel ringraziarlo per aver menzionato l’ultima campagna di Pro Vita & Famiglia, riteniamo opportuno porre al dottor Viale, tre domande:

  • Dal momento in cui è sempre più confermata la verità scientifica che la vita inizia dal concepimento, per quale motivo, in quanto medico, ritiene che l’embrione non sia una persona?
  • Se è così “orgoglioso” di praticare aborti, ha mai provato a domandare, anche a distanza di anni, se le sue pazienti sono davvero felici e non pentite della loro scelta?
  • Al netto delle sue convinzioni sui numeri della crisi demografica in Italia, ritiene che la denatalità sia un bene o un male? L’aborto influisce o meno su questo fenomeno?


Luca Marcolivio

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