01/07/2020 di Manuela Antonacci

Legge contro il porno. Don Di Noto: «Audace e fondamentale per salvare i bambini»

Nel testo di conversione del decreto legge Giustizia, su proposta del senatore della Lega Simone Pillon, è stato inserito un emendamento che prevede di bloccare in automatico il porno online, a tutela dei minori, e fare in modo che solo il consumatore titolare del contratto - maggiorenne - possa disattivare questo filtro, con richiesta esplicita al proprio operatore telefonico.  Insomma, una sorta di parental control ovviamente gratuito, il funzionamento è semplice. Al momento dell’acquisto di uno smartphone, di un tablet o di un computer verranno consegnate all’acquirente le istruzioni e le password per accedere ai servizi di parental control preinstallati gratuitamente.

L’utente potrà decidere in qualsiasi momento e in totale autonomia e riservatezza di procedere allo sblocco o di attivare il filtro qualora lo voglia dare in uso a minori. Basterà digitare la password per attivare o disattivare completamente il programma qualora non servisse. Lo scopo è quello di permettere ai bambini di poter usare Internet in sicurezza. Un sistema, insomma, che potrebbe, non solo ridurre notevolmente la fruizione di contenuti pornografici ma anche quella dei contenuti pedo-pornografici.

Una questione di cui abbiamo parlato con la persona che più di ogni altra, in Italia, ha sposato la battaglia contro la pedo-pornografia, al punto da fondare un’associazione che si occupa proprio di combattere questa piaga. Stiamo parlando di don Fortunato Di Noto e della sua associazione “Meter”. A lui, noi di Pro Vita & Famiglia abbiamo rivolto alcune domande, a proposito della proposta di Pillon

 

Innanzitutto, don Fortunato, cosa ne pensa?

«Ogni proposta che va a colpire l’industria del porno è una proposta audace. Io non posso dimenticare quando più di vent’anni fa, i miei giovani della Madonna del Carmine, qui ad Avola, decisero di andare nelle edicole perché vedevano esposte le riviste porno e non c’era internet come oggi! E invece volevano che fossero messe in posti non visibili ai minori. Allora, se vent’anni fa c’era questo problema, ma non perché siamo dei bacchettoni moralisti, figuriamoci oggi, dove nel mondo digitale il porno è più che una florida industria che supera altre forme di commercio, se si pensa che l’industria del porno, supera, solo in America, i 100 miliardi di dollari di profitti. Capite che si va a colpire un’industria enorme. Facendo questa premessa, va aggiunta la pervasività del porno, non solo nei bambini ma anche nella gente adulta. La mia domanda è: “Perché aprendo un sito devo essere invaso dal materiale porno? Perché una mamma che va solo a cercare una ricetta deve essere invasa da queste immagini?” Perché ci sono anche molti adulti che non gradiscono affatto questo tipo di fruizione. Allora per poter evitare ciò, mi vanno offerti anche degli strumenti tecnologici adeguati che mi permettano di bloccare tutto questo. Dunque è innanzitutto un discorso logico, non di pochi bacchettoni di turno, ma al contrario, un discorso allargato, nel rispetto di molte sensibilità, madri, padri, giovani, ragazze a cui dà fastidio vedere il porno. Dunque la proposta di Pillon è una proposta intelligente e non dipende dall’area politica da cui proviene, la sua validità, dato che ci sono mamme e papà sia di destra che di sinistra che la pensano così. Io credo che sia una cosa ragionevole e non dipende nemmeno dal mio essere cattolico».

Può essere anche questo un valido strumento per combattere anche la pedo-pornografia?

«La pedo- pornografia si può combattere su tanti fronti: la non possibilità di accedere a siti porno e pedo-porno potrebbe costituire una concreta possibilità di non accesso, dal punto di vista della prevenzione. Dato che, se una bambina vede pedo-porno, questo ha sicuramente un impatto sulla sua vita personale, anzi si autoconvince che quello che vede è possibile. Forse bisogna mettere una postilla secondo cui, i server provider, dovrebbero avere la responsabilità, nel momento in cui vengono a sapere che c’è materiale pedopornografico, di inviare la segnalazione alle autorità. Se il software mi permette di filtrare contenuti porno può essere un buon suggerimento per cominciare a lavorarci sopra».

C’è chi critica la proposta di Pillon sostenendo che non è con la censura che si educano i ragazzi ma guidandoli a navigare in rete, è d’accordo?

«Innanzitutto dobbiamo capire che cos’è la censura. Ma soprattutto...perché si parla sempre di censura? I film porno non sono forse vietati ai minori di 18 anni? Qual è il concetto di censura? Queste capziosità mi sembrano davvero strumentali. Non è una questione di censura ma di buonsenso. In tv non c’è mai film al mondo in cui non ci sono i bollini e questa è una censura, anche? No, è un avvertimento! E se la proponesse qualcuno di sinistra, sarebbe ancora censura? E’ un concetto che dovremmo utilizzare in modo corretto: “censura” significa “controllo preventivo della opere da diffondere”, parliamo dunque di semplice “prevenzione” e questo dovrebbe essere una cosa pacifica».

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