29/05/2020

L’audizione di Renzo Puccetti sul ddl omotransfobia. Una legge pericolosa

Pubblichiamo di seguito l’audizione informale, in video conferenza, alla Camera dei Deputati – nella II Commissione Permanente Giustizia – di Renzo Puccetti, presidente dell'Associazione "Vita è", nell’ambito dell'esame delle proposte di legge C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi, recanti modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.




Buonasera, signori deputati, vi ringrazio per avermi invitato a presentare il mio commento di medico, di bioeticista e di padre alle proposte di legge sulla discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.

Dirò in forma succinta, stante i 10 minuti concessi, ciò che è contenuto in un testo più articolato che è a vostra disposizione.

Un primo elemento di criticità che rinvengo nei vari progetti è la pressoché assoluta mancata definizione dei termini. Espressioni come “omofobia”, “transfobia”, “orientamento sessuale”, “identità di genere”, “discriminazione” non trovano nei vari testi una specificazione. E questo a mio avviso è un gravissimo difetto. Se non si dà una definizione di omofobia, ad esempio, tra le 13 che sono state segnalate nella letteratura scientifica, o se non se ne fornisce comunque una, una persona come può sapere se la propria condotta configuri ciò che è divenuto un reato? Tutto verrebbe lasciato alle decisioni del singolo giudice, con la possibilità di una evidente contraddizione di quel principio di uguaglianza della legge che leggiamo nelle aule dei tribunali.

I testi che sono stati presentati paventano seri rischi per il principio di libertà religiosa e di espressione del pensiero. Si può citare il Catechismo della Chiesa Cattolica, fonti apostoliche, il magistero ordinario dei pontefici, gli scritti dei Santi della Chiesa Cattolica per attestare la condanna morale degli atti omosessuali, la complementarietà sessuale come requisito per accedere al matrimonio, l’opposizione al riconoscimento delle unioni civili e all’adozione da parte di coppie dello stesso sesso, la condanna morale degli interventi tecnologici usati per procurarsi un figlio dalle coppie omosessuali, il radicato orientamento omosessuale quale criterio di esclusione al sacerdozio. È dunque un fatto inconfutabile che la Chiesa discrimini e insegni i propri fedeli a discriminare moralmente, nel senso di differenziare moralmente, tra le differenti opzioni sessuali e riproduttive richiedendo per i fedeli il religioso ossequio di tali discriminazioni e avendo ricevuto per questi dallo Stato piena garanzia costituzionale di libertà. Questo ininterrotto insegnamento morale bimillenario che ha un carattere obbligante per ogni cattolico, si presenta in collisione frontale con le istanze dell’attivismo LGBT che al contrario li considera una lesione di diritti. Se nel corso di un processo un giudice affidasse ad uno psicologo o ad uno psichiatra il compito di verificare se una determinata persona è omofoba, lo specialista dovrebbe usare strumenti psicometrici validati. Ma questi strumenti incorporano le rivendicazioni omosessualiste, cosicché una opposizione ad esse concorre ad innalzare il punteggio omofobico. Se non si è d’accordo con affermazioni come:

Per me l’omosessualità è accettabile (affermazione n. 3), oppure

Il matrimonio tra omosessuali è accettabile (affermazione n. 8), oppure

Le organizzazioni che promuovono i diritti dei gay sono necessarie (affermazione n. 16)

si è omofobi e se non si manifesta disaccordo all’item che dice L’omosessualità è immorale (affermazione n. 12), anche questo indica omofobia.

Cioè il credente, così come chi ha orientamento politico conservatore, è omofobo.

Ecco dunque che questi autori patologizzando l’omofobia, di fatto patologizzano la fede cattolica, ma voi andreste oltre, perché criminalizzando l’omofobia, porreste le basi per criminalizzare la fede e la morale cattoliche e con essa i cattolici stessi, o comunque chi avesse una posizione conservatrice.

Uno Stato che vara leggi di questo genere rientra pienamente nella definizione di Stato etico.

Non sto parlando di teoria, ma della vita delle persone. Alle innumerevoli storie, alcune delle quali ho raccolto in un mio saggio, voglio ricordare la persecuzione subita dagli psicologi Gilberto Gobbi e Giancarlo Ricci, entrambi riconosciuti innocenti, ma soltanto al termine di una lunga gogna mediatica che forse non è stata estranea alla loro morte. Tra i parlamentari siede chi sta ancora assaggiando il trattamento speciale anti-omofobico.

I progetti di legge che sono stati presentati sono una minaccia anche per la libertà di ricerca scientifica. Ne sono stato testimone diretto quando nel 2015, la semplice citazione del più vasto studio scientifico condotto su oltre 6 milioni di cittadini danesi con un follow-up di 30 anni, pur illustrato senza alcuna connotazione dispregiativa e nel massimo rispetto delle persone, ha scatenato la caccia all’omofobo. Gli studiosi in campo sociologico che nel mondo si sono occupati di produrre ricerche che hanno rilevato come la situazione migliore per lo sviluppo psico-fisico dei bambini fosse quella di una crescita con i propri genitori biologici in una famiglia dai legami intatti, ricercatori accademici coscienziosi come Mark Regnerus, o Donald Sullins, hanno fatto esperienza di quanto scientificamente oscurantista, isterica e settaria possa essere la reazione da parte di quella che l’intellettuale Mary Eberstadt ha indicato come una nuova forma religiosa in competizione con la tradizione giudaico-cristiana latrice di dogmi ad essa antagonisti.

Ho indicato la pericolosità e l’illiberalità di tali progetti di legge, ma vorrei metterne in luce anche la profonda ingiustizia.

Le indagini condotte con la collaborazione dello stesso mondo organizzato omosessualista attestano che in Italia non vi è una maggiore gravità di atti di violenza motivati dall’attrazione sessuale. Cito l’European Union lesbian, gay, bisexual and transgender survey, condotto in 28 Paesi europei al cui svolgimento hanno partecipato organizzazioni come ILGA Europa e il sondaggio ILGA-RIWI 2016. Riguardo le aggressioni fisiche o sessuali o le minacce violente, o la criminalizzazione dell’omosessualità l’Italia mostra maggiore tolleranza rispetto a Nazioni come la Svezia, la Danimarca, la Finlandia, la Norvegia, la Spagna, la Francia, la Germania e il Regno Unito.

Se dunque un’emergenza di violenza omofobia è da escludere, risulta poco comprensibile l’esclusione dalla medesima protezione di altre minoranze o comunque di gruppi di persone fragili dalla discriminazione e dalla violenza. Si va dai ristoranti e alberghi vietati ai bambini (paidofobia), ai locali interdetti alle persone con handicap (handifobia), all’uso in senso offensivo e dispregiativo dello stesso termine che indica la trisomia 21, fino a forse quella che è la forma più diffusa e crescente di discriminazione e potenziale stigma, tra i bambini ed adolescenti, così come tra gli adulti, che è quella legata al peso (adipofobia).

Si tratta di un tipo di vessazione che un fondamentale studio ha dimostrato affliggere la qualità della vita dei bambini obesi in maniera tanto grave da renderla peggiore di quella esperita dai bambini oncologici. E le discriminazioni delle persone obese non si esauriscono con l’infanzia, ma proseguono anche in età adulta, traducendosi anche in maggiori difficoltà lavorative e stipendi più bassi a parità di mansioni. Provate ad immedesimarvi in ciò che potrebbe provare un giovane bullizzato per il proprio peso o per il proprio handicap, provate ad immaginare la loro sensazione di abbandono e di ulteriore discriminazione, di fronte al fatto di non avere la stessa protezione legale assicurata ai loro pari per il loro orientamento sessuale o l’identità di genere.

 

CONCLUSIONE

Se veramente si ha a cuore la protezione delle persone più fragili, la strada più giusta ed inclusiva passa attraverso il riconoscimento della dignità della persona in quanto essere umano, a prescindere da ogni accidente. Su questo avrete il sostegno di quella vasta comunità di persone che da sempre si è riconosciuta ed ha rappresentato nella società un personalismo ontologicamente fondato. La strada di discriminatorie protezioni a vantaggio di categorie capaci di maggiore mobilitazione e di ingenti sponsor economici e politici, ritengo comprima la libertà complessiva di una Nazione, esasperi gli animi attraverso l’uso della dittatura della maggioranza e dell’ingiustizia legale e finisca per disonorare l’alta missione della politica.

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