22/08/2021 di Luca Volontè

L’aborto porta sviluppo nei paesi poveri? Uno studio dimostra il contrario

Il mito del controllo delle nascite nei paesi in via di sviluppo è stato a lungo promosso come mezzo per ridurre i tassi di povertà e migliorare i risultati economici per le donne. Ora, un nuovo importante studio mette fine a questa teoria assurda.

Il presunto legame tra i contraccettivi e il miglioramento della vita delle donne nei paesi in via di sviluppo è stato quasi universalmente accettato dalle principali organizzazioni filantropiche occidentali, dai governi e dalle istituzioni di beneficenza. Questa ipotesi è una convinzione fondamentale anche della Fondazione Bill e Melinda Gates. "Se non dai alle donne l'accesso ai contraccettivi, le stai bloccando in un ciclo di povertà", disse Melinda Gates nel 2018 in Burkina Faso. La Fondazione Gates, infatti, ha da tempo privilegiato l'accesso alla contraccezione nei paesi in via di sviluppo, sperando di raggiungere 120 milioni di donne entro pochi anni con "l'obiettivo a lungo termine dell'accesso universale alla pianificazione familiare volontaria".

Perché, secondo queste teorie, "quando le donne e le ragazze hanno accesso a contraccettivi che consentono loro di prendere decisioni informate, sono più libere di vivere la propria vita come scelgono loro", leggiamo nel sito web del gruppo. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) la pensa allo stesso modo: "La pianificazione familiare è fondamentale per l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne, ed è un fattore chiave nella riduzione della povertà. La mancanza di contraccettivi per centinaia di milioni di donne è una minaccia per la loro capacità di costruire un futuro migliore, per le loro famiglie e le loro comunità".

Ebbene, come detto, un nuovo studio non trova alcun legame tra controllo delle nascite e risultati migliori per le donne, e siamo quindi allo smascheramento della reale volontà razzista e omicida che muove questa idea. Come riportato dalla rivista ‘Time’ già nel luglio scorso, non è stato riscontrato "nessun beneficio sanitario o economico a lungo termine" di tali programmi contraccettivi e abortivi. Lo studio scientifico è stato pubblicato il a luglio sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), ha riesaminato i dati di 12 anni sulle donne a Matlab, in Bangladesh. Il Dr. Randall Kuhn, l'autore principale dello studio, ha quindi riesaminato i dati raccolti dallo studio 35 anni dopo. Le 1.820 donne che hanno usato i contraccettivi hanno avuto successo e benessere migliori di quelle che non lo hanno fatto? No.

I risultati hanno capovolto decenni di dogma dello sviluppo internazionale. Lo studio non ha riscontrato alcun miglioramento nei risultati economici o sanitari. "Non vediamo alcun cambiamento nelle prospettive economiche. Non vediamo cambiamenti positivi nella salute. L'unico cambiamento che osserviamo è che le donne nell'area di trattamento hanno un indice di massa corporea leggermente più alto". Come osserva lo studio, è stato anche scoperto che chi usava contraccettivi a volte si trovava in condizioni peggiori rispetto a chi non li usava.

Obinuju Ekeocha, fondatrice e presidente di ‘Culture of Life Africa’, ha sollevato gravi preoccupazioni sugli effetti negativi della promozione dell'aborto e della contraccezione per le donne africane, ricordando alle Agenzie ONU e alla grandi Fondazioni filantropiche che “una donna normalmente in africa chiede del cibo, dell'acqua, assistenza sanitaria di base. E la contraccezione continua a essere l'ultima cosa a cui pensa", ha ribadito in un'intervista alla BBC. Il nuovo studio del Dr. Kuhn e del suo team di ricercatori rafforza l'argomentazione di Ekeocha.

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