13/05/2017

L’aborto e la “misericordia spietata” degli abortisti

Oggi la gran parte degli europei, anche quelli che si dichiarano cattolici, spesso praticanti, talvolta anche sacerdoti, non riescono più a provare il giusto orrore che l’aborto dovrebbe suscitare.

Ai loro occhi il bambino che viene ucciso con l’aborto non esiste più. All’aborto si attribuisce tutt’al più una vaga negatività, come se fosse una sconfitta della donna che lo decide, senza tuttavia che il suo diritto “all’autodeterminazione” venga minimamente messo in discussione.

L’aborto non è più una questione di vita e di morte.

La vicenda di Sthéphane Mercier, docente di filosofia sospeso dall’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, per aver detto che l’aborto è un omicidio è emblematica.

Ci sarebbe da chiedersi in che senso l’Università di Lovanio possa essere considerata cattolica, visto che preferisce le leggi dello Stato belga alla Gaudium et Spes per definire i suoi valori. Ma in realtà ancora più drammatico per i suoi contenuti è il commento fatto da Tommy Scholtès, il portavoce della Conferenza Episcopale Belga, nonché sacerdote di Santa Romana Chiesa. Egli ha affermato, senza che nessuno dei suoi superiori lo abbia in qualche modo ripreso o smentito, che “Le parole di Stèphane Mercier mi sembrano caricaturali. La parola omicidio è troppo forte: presuppone una violenza, un atto commesso in piena coscienza, con un’intenzione, e questo non tiene conto della situazione delle persone spesso nella più grande angoscia ... formule del genere non aiutano la Chiesa, specialmente nel quadro dell’appello alla vita lanciato dal Papa ... il Papa chiama anche alla misericordia: dobbiamo mostrare comprensione, compassione”.

Queste parole mostrano con evidenza che per il sacerdote il bambino che vive nel ventre di sua madre ha cessato di essere visibile.

Che cos’è la violenza per questo sacerdote?

Tommy Scholtès non riesce più a “vedere” il bambino e così non riesce più a vedere la realtà oggettiva delle cose: dimentica ad esempio che nel terribile momento dell’aborto oltre alla madre sono presenti anche gli operatori sanitari che effettuano l’uccisione del bambino o con un intervento chirurgico oppure dosando e somministrando dei farmaci letali. Anche nel loro caso non c’è intenzione di uccidere? Anche nel loro caso c’è angoscia che impedisce di vedere chiaramente le cose?

Ma non basta. Questo negare la terribile violenza perpetrata dagli adulti verso un bambino indifeso, viene presentata come atteggiamento misericordioso, di chi mostra comprensione e compassione.

E’ davvero una spietata misericordia quella che viene predicata a Lovanio:  la missione corruttrice della legislazione abortista ha veramente compiuto la sua missione.

Per questo non possiamo stancarci di ripetere la verità: chi vuole comprendere e compatire non può fare altro che difendere la vita: madre e figlio possono essere salvati soltanto insieme.

Benedetto Rocchi

 


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