19/11/2023

La vita prenatale e l'aborto: una testimonianza sconvolgente

Proponiamo ai nostri Lettori una testimonianza importante che è stata pubblicata sulla nostra rivista Notizie ProVita & Famiglia ad Ottobre 2023.
Ricordiamo a tutti che il nostro mensile contiene articoli inediti e solo raramente - e dopo parecchio tempo - vengono rilanciati on line. Quindi, rinnoviamo l'invito a richiedere la nostra bella Rivista, strumento indispensabile di formazione e approfondimento: chiediamo in cambio solo una piccola donazione...
 
 
«A 17 anni non conoscevo molto la luce. Il buio invece lo conoscevo bene. Mi accompagnava fedelmente, a volte facendosi fitto e paralizzante, altre volte come cattivo consigliere o come nefasto influenzatore delle mie scelte e del mio modo di vedere le cose.
Sì, il buio della depressione era abituale e parte ordinaria della mia vita. Mi accorgevo che c’era in me qualcosa di diverso rispetto ai miei coetanei, ma pensavo di essere io l’errore, di essere sbagliato e di non andare bene. Il buio si accompagnava con  un gran numero di paure più o meno condizionanti che mi travolgevano emotivamente.
 
Sentendomi perseguitato dalla disperazione, riposi ogni possibilità di liberazione nella fiducia che ci potesse essere un uomo-Dio capace di salvarmi. Iniziai così a 17 anni a rivolgere il mio grido al Cielo, chiedendo di essere liberato da quella che ai tempi identificavo superficialmente come un’eccessiva paura del giudizio degli altri. Da  quel momento iniziai ad avere la forza di compiere scelte forti, e la Vita mi fece incontrare diversi percorsi spirituali e psicoterapeutici, insieme a molte persone in grado di aiutarmi ad entrare lentamente nella mia storia per rielaborarla.
 
Ci furono momenti di grande grazia e di guarigione interiore, alternati a periodi di più lunga e faticosa presa di coscienza di traumi e ferite. La preghiera fu un aiuto essenziale. Eppure, dopo 10 anni di percorsi e di passi fatti, c’era ancora una patina oscura che mi avvolgeva mente e cuore con troppa facilità, condizionandomi pesantemente nel modo di pensare e di percepire le cose. 
 
Fu così che incontrai una psicologa che utilizza la tecnica dell’EMDR, come sostegno ai traumi dell’infanzia. Dopo aver sviscerato e affrontato con lei una gran parte dei traumi dell’infanzia, ci fu la svolta. Ascoltando alcune testimonianze avevo cominciato a ipotizzare che le origini di quel buio avessero radici nell’utero materno. Sapevo infatti che all’inizio della gravidanza eravamo in due, ma dopo circa un mese e mezzo mamma ebbe delle perdite e rimasi soltanto io. Durante alcune sedute emerse un dolore intensissimo, mischiato a senso di colpa e rabbia, collegato a quell’evento. Grazie all’EMDR provai con l’aiuto della psicologa ad entrare in contatto con la sofferenza ancestrale che si era creata proprio durante l’aborto. Simulando un colloquio con il mio gemello, affiorò un dolore che era stato ingabbiato per più di 30 anni. In quella seduta, che ricordo nei dettagli anche a distanza di anni, salutai il mio gemello e cominciai a lasciarlo andare. Fino ad allora avevo cercato di trattenerlo in me, tenendomi tutto il dolore della perdita. Piansi molto e provai anche rabbia per la perdita e senso di colpa, come se avessi una responsabilità.
 
Nessuno prima di allora mi aveva spiegato che già nell’utero materno si creano dei legami fortissimi. Siamo ancora in fase di gestazione eppure già vivi. Non siamo un semplice grumo di cellule perché qualcosa in noi già percepisce e ricorda. Il legame che si può instaurare tra due embrioni, o tra l’embrione e sua mamma, è un legame reale. Nel mio caso si trattò di un aborto spontaneo, e già questo fu sufficiente per incidersi profondamente nella memoria. Condizionò la formazione del mio carattere e del mio modo di relazionarmi alla vita e agli altri.
Ho capito che non esiste interruzione di gravidanza che si possa dire neutrale. Ogni interruzione è una perdita. Prima eravamo due, vicinissimi, concepiti in due, e poi improvvisamente mi trovai solo, come se fossi abbandonato. Negli anni seguenti scoprii poi che oltre ad aver interiorizzato profondamente il dolore della perdita – senza averlo potuto rielaborare – c’erano anche delle parti di me che ricordavano epidermicamente il dolore fisico di quell’istante, in cui probabilmente io stesso rischiai di essere espulso dal grembo di mia madre, un dolore sia fisico che emotivo. Avevo perso un legame fondante e rischiavo di perdere anche quello originario con mia madre. Non entro nei dettagli e nelle sfumature di queste sofferenze, ma c’è voluto molto tempo perché tali ferite trovassero un po’ di pace e sollievo.
 
Ho voluto scrivere la mia storia perché da allora mi è stato chiaro che dietro ogni legame spezzato si cela molto dolore, un dolore che se rimane nascosto, inascoltato, represso o negato, può condizionare le nostre scelte e le nostre percezioni. E se questa perdita si colloca prima della nascita il trauma è ancora più forte e subdolo.
 
La vita è meravigliosa. Con il concepimento inizia un processo ininterrotto e potentissimo che porta fino alla nascita. La nascita non è l’inizio della vita ma solo un passaggio. Durante tutta la gravidanza siamo già persone che si nutrono di amore e legami vitali. Quando ne diventiamo coscienti, cambia il modo con cui guardiamo la vita e la nostra storia.
 
                   Marco Della Torre
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