16/09/2022 di Federico Cenci

La Sinistra difende Peppa Pig con “due mamme”, ma odiava Goldrake

Enrico Letta ha parlato di «destra arretrata», Carlo Calenda di un dibattito «delirante», Laura Boldrini ha persino agitato lo spettro dell’«oscurantismo» definendo «inaccettabile» il tentativo di «censura». Un tale subbuglio tra le fila della Sinistra è stato provocato dalla polemica seguita alla scelta della Rai di mandare in onda una puntata del cartone animato Peppa Pig con “due mamme”.

Secondo gli esponenti politici progressisti, insomma, sarebbe arretrata, delirante e censoria la richiesta al servizio pubblico radiotelevisivo da parte dei genitori italiani di non veicolare l’ideologia gender ai propri figli. Eppure, andando a ritroso nel tempo si scopre che proprio la Sinistra, in Italia, ha inaugurato la tagliola moralizzatrice sotto la quale far passare cartoni animati a lei sgraditi. L’idiosincrasia politica verso un programma per giovanissimi risale al 1979. In quell’anno, mentre l’Italia annaspava tra problemi vecchi e nuovi, l’allora deputato di Democrazia Proletaria e membro della Commissione Vigilanza Rai Silverio Corvisieri lanciò un’offensiva contro il cartone animato giapponese Goldrake.

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A chi è stato bambino negli anni ‘70 e ‘80 ne è nota la trama: il pianeta Terra è minacciato da un manipolo di potenti e reprobi personaggi, così un ragazzo dall’animo audace e gentile, Actarus, si dota di un formidabile robot per combatterli. Possiamo affermare che Goldrake non faceva altro che riproporre, nella versione di un moderno anime nipponico, la più classica contrapposizione tra un eroe buono e un antieroe cattivo. Dietro lo scontro tra macchine si celava l’eterna battaglia tra bene e male. D’altronde favole, poemi epici, romanzi e poi film e appunto cartoni animati hanno avuto nel corso dei secoli l’obiettivo di erudire intere generazioni a valori positivi.

Non era così per Corvisieri, il quale spiegò la sua accusa in un articolo pubblicato su Repubblica dal titolo Un ministero per Goldrake. L’esponente di Democrazia Proletaria sosteneva che con il famoso robot giustiziere «si celebra dai teleschermi, con molta efficacia spettacolare, l’orgia della violenza annientatrice, il culto della delega al grande combattente, la religione delle macchine elettroniche, il rifiuto viscerale del “diverso”». Ne seguì un’interpellanza parlamentare per proporre l’eliminazione di Goldrake dal palinsesto dei programmi Rai. L’azione a Montecitorio scivolò nell’oblio, al contrario dell’articolo di Repubblica.

A dare man forte al deputato di Sinistra fu il suo compagno Dario Fo, che definì il robot guidato da Actarus «fascista». Si racconta che in quegli stessi giorni il sempreverde epiteto dispregiativo in uso alla Sinistra sia stato lanciato da Nilde Iotti all’indirizzo di tutti i cartoni animati giapponesi: fascista quindi Goldrake, ma fascisti anche Mazinga Z, Jeeg Robot d’Acciaio, Daitarn 3, per non parlare di Capitan Harlock con il suo vessillo nero e il teschio che ricorda quello della X Mas.

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Invitiamo pertanto la Sinistra che oggi si scandalizza per i tentativi di “censura” a sfogliare il proprio album di famiglia. E magari, leggendo la conclusione dell’articolo di Corvisieri su Repubblica, potrebbe raccogliere uno spunto di riflessione. «È possibile», scriveva, «delegare alla Rai, che poi provvede rivolgendosi alle multinazionali americane e giapponesi, l’educazione dei nostri figli?». La risposta è no, l’educazione dei figli spetta ai genitori. Che hanno il diritto di opporsi ai tentativi di indottrinamento gender.

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