17/11/2022 di Giuliano Guzzo

La Giornata Mondiale della Prematurità smaschera l’ipocrisia abortista e pro utero in affitto

Tu chiamale, se vuoi, contraddizioni. Stiamo parlando della Giornata Mondiale della Prematurità che ricorre il 17 novembre e che, in sé, si configura come un appuntamento condivisibile. Tale Giornata, infatti, si prefigge di essere un evento che coinvolge il mondo medico, scientifico e associazionismo e in particolare la Società Italiana di Neonatologia e i reparti neonatali degli ospedali. Quest’anno, poi, l’attenzione vuole essere focalizzata sull’importanza del contatto e della cosiddetta Kangaroo Care: «L’abbraccio di un genitore: una terapia potente. Sostenere il contatto pelle a pelle fin dal momento della nascita».

 

Ora, anche qui nulla da eccepire naturalmente. Anzi, ben venga Giornata Mondiale della Prematurità, ci mancherebbe: va benissimo. Ce ne fossero di giorni così! Ciò che però va meno bene è la cultura che circonda il contesto internazionale sul tema della vita e della sua tutela. La società odierna, infatti, che celebra questa Giornata è anche quella che propone tout-court non solo l’aborto ma anche aberrazioni come l’utero in affitto. Sarebbe dunque una spettacolare quanto imbarazzante arrampicata degli specchi quella di cercare una compatibilità tra il celebrare la cura e il servizio della Neonatologia da un lato e, dall’altro, il difendere l’aborto procurato come un diritto; anzi, perfino un diritto umano, secondo le più recenti rivendicazioni.

È infatti evidente come questa sia una contraddizione; il punto è che non è neppure l’unica. Lo dimostra la bella frase poc’anzi riportata: «L’abbraccio di un genitore: una terapia potente. Sostenere il contatto pelle a pelle fin dal momento della nascita». Viviamo infatti in un contesto culturale nel quale, ormai, proprio «l’abbraccio di un genitore» e «il contatto pelle a pelle fin dal momento della nascita» subiscono una violenta dequalificazione. Sì, perché con la pratica della maternità surrogata è precisamente questo quello che avviene: in osservanza di clausole contrattuali stipulate, il neonato viene strappato dal seno materno e consegnato, spesso già in sala operatoria, alla coppia committente.

Si vede che in tutti quei casi «l’abbraccio di un genitore» e «il contatto pelle a pelle fin dal momento della nascita», a quanto pare, valgono un po’ meno. La verità , dunque, è molto semplicemente una: eventi come la Giornata Mondiale della Prematurità sono da salutare e inquadrare in modo assai positivo, nella misura in cui – in tempi in cui, per esempio negli ospedali inglesi, i neonati più fragili vengono lasciati morire “per il loro miglior interesse” – ricordano il senso curativo e originale della medicina. Assai positivo è anche che si ricordi quanto sia fondamentale, per un piccolo appena venuto al mondo, «l’abbraccio di un genitore».

Il fatto però è che la cultura edonistica e al tempo stesso dello scarto, che da decenni si va instaurando e purtroppo incardinando anche negli ordinamenti giuridici, rema – come si diceva poc’anzi – in direzione diametralmente opposta; e prima se ne prende tutti quanti atto, facendo la dovuta autocritica, e prima sarà possibile fare ciò che oggi, ahinoi, risulta impraticabile: festeggiare e celebrare la Giornata Mondiale della Prematurità in modo coerente, credendoci davvero. Tutti e 356 i giorni dell’anno.

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