23/06/2023 di Fabrizio Cannone

La “diversità” Lgbt fa fare flop alla Disney, che licenzia la responsabile

E’ noto a tutti che i cosiddetti “padroni del vapore”, che oggi coincidono soprattutto con le multinazionali, le lobby di potere e gli oligarchi, abbiano messo da molto tempo i loro loghi, la loro immagine e i loro soldi al servizio di ciò che chiamano la causa della “diversità”. Ma che sarebbe meglio chiamare l’ideologia antiscientifica del gender, l’azzeramento dell’identità sessuale o la filosofia della cancellazione della biologia.

Tra mille altre società di profitto, la Disney è in prima linea nell’imporre film di animazione per cambiare la percezione della realtà degli utenti. E la cosa è triste proprio in ragione delle tantissime produzioni storiche che hanno segnato, positivamente, la vita di milioni di spettatori.

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Tra gli ultimi casi in ordine di tempo, The Post millennial cita quello di Elemental, in cui compare il primo personaggio non binario della Disney. E che, malgrado un lancio tutto arcobaleno in favore del cartone progressista, sarà probabilmente, secondo Comic Book Resources, uno dei maggiori insuccessi cinematografici in termini di guadagno per la compagnia dalla fine del 1990.

A seguito di ciò Latondra Newton, Chief Diversity Officer della Disney dal 2017, è stata invitata a lasciare la società, o comunque avrebbe deciso di separarsi da essa. Malgrado l’impegno di tanti anni volto a «garantire che ogni persona veda se stessa e le proprie esperienze di vita rappresentate in modo significativo e autentico», portando avanti tante «iniziative strategiche di diversità, equità e inclusione dell'azienda».

Più che “vedere sé stessi” però, in un mondo i cui i corrotti sembrano più numerosi degli eroi, sarebbe forse meglio far sognare i giovani e offrire loro dei modelli sani da seguire. Come da sempre fa la letteratura più alta e come ha fatto la stessa Disney per moltissimi anni. Produrre invece film di animazione politicamente corretti, magari con la larvata intenzione di indottrinare i bambini, se è sempre elogiato dal sistema e dai media dominanti, non è automaticamente fonte di incassi e di apprezzamento da parte della gente. Spesso anzi è vero il contrario. Perché la persona comune con figli e nipoti non ha bisogno di figure “non binarie” per distrarsi e divertirsi, ma di produzioni intelligenti e fantasiose.

Secondo la ricostruzione di Variety, che cita una “nota interna”, a Newton non è bastato impegnarsi «a produrre un intrattenimento che rifletta un pubblico globale e sostenga un ambiente di lavoro accogliente e inclusivo per tutti». E infatti presto dai dirigenti della società verrà nominato un nuovo Chief Diversity Officer.

E se invece, visti gli insuccessi già avuti dalla Disney con altri film e cartoni animati orientati ideologicamente, fosse l’occasione di tornare a ciò che chiede il pubblico e cancellare la stessa funzione di “responsabile della diversità”?

 

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