07/05/2016

Colombia in marcia per la vita e contro l’aborto

L’aborto in Colombia è stato depenalizzato dalla Corte Costituzionale nel 2006, dieci anni fa, limitatamente ai tre casi di pericolo per la vita della madre, malformazione del feto e stupro.

L’ex procuratore generale del Paese, Eduardo Montealegre, nell’ultimo giorno del suo mandato ha depositato un progetto di legge mirante a consentire l’aborto fino a sei mesi di gravidanza. Se venisse approvato, si tratterebbe di un vero e proprio infanticidio.

Peraltro già in questi dieci anni la sentenza C-355 della Suprema Corte è stata interpretata in maniera alquanto estensiva, sicché, con la scusa dei casi limite, nei fatti l’aborto è libero e le donne non hanno alcun sostegno nel caso in cui volessero tenere il loro figlio. Eppure la Costituzione all’art. 11 afferma l’inviolabilità della vita umana...

Per questo motivo, oggi, 7 maggio, migliaia di persone in 44 città della Colombia parteciperanno alla decima edizione della Marcia per la vita, sotto lo slogan “10 Anni Uniti per la Vita”. A organizzare e promuovere l’evento è la piattaforma Unidos por la Vida.

Da dieci anni si marcia, perché da un decennio quello che dovrebbe essere l’organo supremo di garanzia del rispetto della Carta fondamentale ha deciso di violarla e di privare di ogni tutela i bambini non nati, rendendoli così persone di “serie B”, non degne di vivere.

Ad aprile, l’attuale Procuratore Generale della Nazione, Alejandro Ordóñez, ha attaccato la Corte Costituzionale che ha introdotto lo pseudo-matrimonio omosessuale e le adozioni gay nel Paese. Ancora una volta, infatti, ha violato, come per l’aborto, il dettato costituzionale, secondo cui la famiglia è quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna (art. 91). In pratica per l’ordinamento colombiano vita e famiglia sono ormai concetti assolutamente relativi. marcia-vita_Colombia_aborto

Tuttavia, gli organizzatori della Marcia sottolineano che tali attacchi al buon senso ed alla natura umana non hanno trovato consenso nella popolazione, che nella sua maggioranza resiste e proclama che la vita deve essere rispettata sin dal suo concepimento. Lo dimostrano, per l’appunto, le migliaia di partecipanti, specie giovani, alle mobilitazioni di ogni anno.

Altro particolare non di poco conto, per l’aborto in Colombia non è prevista l’obiezione di coscienza. Si tratta di una gravissima violazione dei diritti umani, perché il Ministero della Salute in pratica costringe i medici ad uccidere, anziché a salvare la vita.

Di fronte a questo scempio, i partecipanti alla Marcia per la Vita chiederanno programmi sociali in aiuto alle donne incinta in difficoltà; il riconoscimento e la tutela del diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari delle strutture pubbliche; di fermare i tentativi di introdurre l’ideologia gender nelle scuole e, infine, di non utilizzare la scusa del virus Zika per allargare ulteriormente la possibilità di aborto.

Federico Catani


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