19/02/2015

La Chiesa scozzese contro la prostituzione

La Chiesa di Scozia, insieme ad altre organizzazioni e gruppi religiosi (compresi i Musulmani, la Chiesa Cattolica e quella Anglicana) ha chiesto al governo scozzese di rendere illegale la compravendita del sesso, la prostituzione.

Il traffico sessuale non esiste soltanto perché le vittime sono vulnerabili – si legge nella lettera presentata al primo ministro Nicola Sturgeon – esiste perché c’è una domanda di sesso a pagamento che i trafficanti possono sfruttare e da cui possono trarne profitto”.

L’appello prende le fila dalla “Human Trafficking and Exploitation (Scotland) Bill” (Legge sul Traffico e lo Sfruttamento di esseri umani), promulgata lo scorso dicembre.
Secondo la professoressa Hazel Watson, che ha redatto la lettera, questa meritevole legge che punisce i “clienti”, mancherebbe tuttavia di un elemento fondamentale: la previsione di un sistema attraverso il quale lo Stato possa aiutare le donne a lasciare la prostituzione.

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Questo appello è stato accolto da Anne McIlveen, coordinatrice di un ente di beneficenza con sede a Glasgow chiamato “Salt and Light”, che fornisce vestiti e cibo alle prostitute e prega con loro.
Secondo la McIlveen, molte di queste ragazze sono nel giro della prostituzione perché hanno delle dipendenze (da alcol o droga), vivono in condizioni di estrema povertà e per loro questo è l’unico modo per sopravvivere. In poche parole perché non vedono un’altra scelta.
O meglio, perché non gli viene offerta un’altra scelta.

A seguito della lettera, il Segretario di Giustizia, Michael Matheson MSP, si è reso disponibile ad un incontro con i rappresentanti della Chiesa di Scozia per discutere la questione.
Nel frattempo, non molto distante dalla Scozia, è stata approvata una legge che vieta l’acquisto di sesso: lo scorso anno infatti, l’Assemblea dell‘Irlanda del Nord, è stata la prima provincia del Regno Unito a promulgare una simile legislazione. Una vera e propria pietra miliare nella lotta contro la schiavitù moderna, dalla quale bisognerebbe prendere esempio.

Di fronte a questo, il nostro pensiero va inevitabilmente al caro sindaco di Roma, Ignazio Marino, che dopo quella del registro degli unioni civili, ha partorito un’altra genialata: per contrastare lo sfruttamento della prostituzione, la soluzione è (a suo dire) ghettizzare le prostitute in un vero e proprio quartiere a luci rosse.

A proposito se ne può leggere su Tempi, dove Giuliano Guzzo, dati alla mano, dimostra che i quartieri a luci rosse non risolvono, ma acuiscono tutti i problemi connessi alla mercificazione del corpo umano e al giro di criminalità ad essa connesso.

Laura Bencetti

Fonte: Christian Org.Uk

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