05/07/2021 di Manuela Antonacci

La censura Lgbt mieteva vittime già anni fa. La testimonianza di Contri, past president di Pubblicità Progresso

Ormai è chiaro da tempo, il linciaggio mediatico è la sorte di chi, oggi, osa esprimere il proprio libero pensiero sul ddl ZAn. È quanto è accaduto, stavolta, ad Alberto Contri, past president della Fondazione Pubblicità Progresso e docente di Comunicazione Sociale, reo di aver raccontato, in audizione, alla Commissione Giustizia del Senato sul ddl Zan, la propria personale storia di persecuzione, risalente a 3 anni fa, per aver detto che i bambini nascono da un papà e una mamma. Abbiamo voluto parlarne col diretto interessato

 

Innanzitutto, dottor Contri, in audizione si è espresso contro il ddl Zan, perché?

«Ci sono diversi ordini di problemi in questo ddl: il principale è che all’articolo 1 si introduce, nella legislazione italiana e in una norma penale, un concetto generico, come l’identità di genere auto percepita, secondo la quale non esiste il sesso biologico, ma il sesso che uno ritiene di avere, che non esiste in nessuna parte dell’ordinamento: la Costituzione parla di “uomo” / “donna”, parla di famiglia fatta da uomo/ donna.  Su questo punto, costituzionalisti come Giovanni Maria Flick, da presidente della Corte, ma anche Mirabelli e altri ancora, ritengono che, in una legge penale, non si possano introdurre dei concetti vaghi che lasciano poi, ad un giudice, dei criteri di giudizio troppo ampi, ma bisogna mettere dei principi molto restrittivi e tutto questo riguarda l’aspetto giuridico. Poi c’è un altro aspetto che riguarda l’urgenza di questa legge che mi chiedo dove sia. L’opinione pubblica lascia credere che ci sia un’emergenza legata ad episodi di omofobia, quando l’Oscad, che è un istituto dello Stato che valuta tutte le violenze, sostiene che quelle su base omofoba sono l’1%. E, soprattutto, dicono i giuristi, questi reati, sono già coperti dalle attuali norme del codice penale, si tratta di applicarle. Ulteriore osservazione che mi ha molto colpito, che diceva sempre Flick e altri magistrati e giuristi, è che non si può indicare dei precisi destinatari di violenza, sennò dovremmo fare tutta la lista: i dentisti colpiti da violenza, gli idraulici colpiti da violenza ecc. perché indicare una sola categoria? Il che non c’entra nulla con la lotta alle discriminazioni che rimane sacrosanta. Inoltre, non capisco come mai, il presidente Letta continui a dire, anche ai telegiornali o sei d’accordo o sei omofobo. Ma questo è un ricatto morale: siamo tutti contro le discriminazioni, tant’è vero che nei prossimi giorni faremo un seminario in Senato che si intitola “Contro le discriminazioni sì, ma non così”. Non è questo il modo. Poi c’è l’altra cosa che ha suscitato la reazione del Vaticano che ha chiarito che si intende inserire la Giornata contro l’omofobia, nelle scuole, dove si va a spiegare ai ragazzi, non solamente il rispetto verso ogni forma di attitudine sessuale, ma si spiega quali sono. E dunque, nei fatti, gli si fa un corso in cui gli spiega che possono cambiare sesso quando vogliono ecc».

L’articolo 4 da Lei citato, potrebbe aumentare le tensioni sociali?

«Assolutamente sì, perché crea uno spaccato, crea un distacco. Ma, del resto, è del tutto palese del perché. Diciamo che ci hanno provato, senatori come la Cirinnà. L’altro ieri al gaypride c’era un omosessuale che brandiva una Croce con su disegnato un fallo. E su questo qualcuno ha detto qualcosa? La stampa non ha detto una parola. E poi però, sul suicidio di due ragazzi e sull’ipotetico movente omofobo, si sono scatenati Io ho fatto anche un’audizione in Senato, su questo ddl, dove, ad un certo punto, nel raccontare che io sono stato discriminato, perché io ho fatto il presidente di Pubblicità Progresso per vent’anni, lavoro che ho fatto a titolo del tutto gratuito, trovando anche 8 milioni di finanziamenti a destra e a manca, per questa istituzione che il presidente Napolitano ha definito un caso di eccellenza unico al mondo, per aver, però detto che i bambini nascono da un uomo e da una donna e hanno bisogno di un padre e di una madre, sono stato massacrato e le associazioni di Pubblicità e  Sky, hanno preteso che mi dimettessi».

A proposito di questo, ha detto che è necessaria una legge contro l’eterofobia?

Certo! E poi, nel parlare di questo, ho anche citato sul Linkedin, che è un network professionale, un argomento di carattere meramente tecnico: ho chiesto di spiegarmi, come mai, in un programma popolare della Rai, in cui il pubblico è costituito per la maggioranza da pensionati e famiglie, in una giuria, due su cinque erano omosessuali, ovvero il 40 %, quando, nella situazione italiana, secondo l’Istat, gli omosessuali sono meno del 5%. Quindi ho sottolineato tutta l’incoerenza di un programma che costituisce, peraltro, a creare il “sentiment” della popolazione. Peraltro Mariotto, è stato pizzicato, più volte sui social, per delle esibizioni sguaiate, scorrette. Allora qual è il fatto curioso? Hanno fatto un can can di nuovo, solo su questo mio giudizio di critica su Ballando con le stelle, peraltro, senza entrare nel merito sul perché io l’abbia detta. Il che la dice lunga sulla malafede che circonda questo decreto. Io mi chiedo, inoltre, come nonno, perché i miei nipotini, devono andare a fare un corso, dove gli spiegano che possono cambiare sesso ecc.? Un conto è rispettare le persone, altro è imporre qualcosa. I genitori hanno il diritto di educare i propri figli, secondo le proprie convinzioni religiose. Il problema è che il concetto dell’identità di genere è talmente grave che sta provocando un sacco di guai: gli atleti che si auto dichiarano, come oggi è possibile in America, del sesso opposto (maschi che dicono di sentirsi femmine) e che vincono le competizioni con le donne. Già questo è un obbrobrio che nasce dall’identità di genere. Inoltre, uno dei più importanti sostenitori del gender, Christopher Dummit, ha ammesso, ultimamente, di essersi inventato tutto, perché allarmato e stupito dal fatto che queste teorie che non hanno alcun fondamento, siano state accolte da tutti, vergognandosene profondamento. C’è stato un solo media che ne abbia parlato? Zero!»

 




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