20/02/2017

La Buona Notizia #659 – I prematuri sopravvivono di più

La Buona Notizia di oggi è il risultato di una ricerca basata sullo studio di 4.500 bambini prematuri: il tasso di sopravvivenza è aumentato in modo significativo.

È in calo il numero di decessi dei piccoli pazienti nati tra le 23 e le 37 settimane. Ed è anche in calo il numero di quelli nei quali si riscontrano problemi neurofisiologici.

I ricercatori della Duke University, guidati dalla dottoressa Noelle Younge, ha condotto la ricerca in 11 ospedali in tutti gli Stati Uniti.

A 24 settimane generalmente viene posto il momento in cui il neonato si considera vitale. Questi dati dovrebbero farlo spostare indietro a 23 o 22 settimane.

E poiché molte leggi prevedono la possibilità di abortire finché il bambino non giunga a tale punto di vitalità, spostarlo di due settimane vorrebbe significare salvare molte vite.

I tassi di sopravvivenza senza deterioramento neurologico sono aumentati di 4 punti percentuali rispetto all’ultima indagine fatta. Il tasso di mortalità dei neonati prematuri è sceso dal 70  al 64 per cento.

I bambini nati senza danni neurologici sono aumentati dal 7 al 13 per cento, tra i nati a 23 settimane, e dal 28  al 32 per cento per i nati a 24 settimane.

Il merito potrebbe essere degli integratori alimentari e degli steroidi assunti dalle madri in gravidanza.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che sono 15 milioni i bambini nati prematuramente (prima delle 37 settimane) ogni anno nel mondo. Di questi, 1 milione di bambini periscono prima dei 5 anni di età. Tuttavia, il 75 per cento di queste morti potrebbero essere evitate con un intervento medico adeguato.

I paesi con i tassi di mortalità più elevati sono India, Cina, Nigeria, Pakistan, Indonesia e Stati Uniti. I paesi con i tassi di mortalità più bassi includono il Malawi e lo Zimbabwe.

Il team di ricerca della Duke University ha anche evidenziato che molti bambini prematuri con danni neurologici recuperano ampiamente con il tempo e raggiungono i loro coetanei in età scolare.

A domani, con un’altra Buona Notizia.

Redazione

Fonte: LifeNews


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