26/05/2018

Irlanda e non solo: chi è pro vita a parole e chi nei fatti

C’è chi dice di essere pro vita, ma nei fatti  non ha il coraggio di dimostrarlo: dai politici sedicenti cattolici che votano per leggi mortifere, agli elettori sedicenti cattolici che votano sì all’aborto, come è accaduto ieri in Irlanda (mentre scriviamo gli exit poll danno la vittoria del sì all’aborto) e “l’altroieri” in Italia.

Ricordiamo che non tutte le persone che credono nel diritto alla vita come diritto inalienabile di ogni essere umano sono cattolici, ma tutti i cattolici dovrebbero essere pro vita, altrimenti sarà bene che si vadano a confessare – se davvero pensano di essere cattolici.

Insomma, gli Irlandesi – sedicenti cattolici – sono stati ammaliati dalla propaganda e dalle sirene della “modernità” e del politically correct e hanno votato per la cancellazione della norma costituzionale che protegge la vita del concepito e finora ha impedito la legalizzazione dell’aborto.

La cultura della morte ha fatto un passo avanti. Ma non si illudesse: la vita ha vinto. Ora, però, è evidentemente «l’ora delle tenebre» (cfr. Lc 22, 47)

E intanto c’è gente, in tutto il mondo, che comunque non si arrende e si mette in prima persona  – ci mette la faccia – a gridare a tutti che la vita va difesa, sempre, senza se e senza ma.

Abbiamo diverse associazioni, come Ora et Labora in Difesa della Vita, come la Papa Giovanni XXIII, come Onora la Vita, i cui volontari pregano davanti agli ospedali abortisti: spesso si prendono insulti e subiscono attacchi violenti dei novelli censori della libertà altrui (ed è ovvio che chi non rispetta la vita non rispetti neanche la libertà). Ma di tanto intanto qualche mamma decisa ad abortire si ferma a pensare e ritorna sui suoi passi (alleluja: salvare anche una sola vita ha un valore infinito).

A Bari, nei giorni scorsi, l’amico giornalista Gianluca Martone è andato eroicamente da solo – come fa spesso anche in altre città del meridione – davanti al policlinico a distribuire volantini. Ha pregato il Rosario e ha raccolto firme per la petizione di ProVita “Per la salute delle donne”.

Già questo è encomiabile. Ma l’eroicità sta nel fatto che ha resistito agli attacchi liberticidi dei cultori della morte. Tre volanti delle forze dell’ordine facevamo la ronda attorno all’ospedale: «Non potendomi mandare via, in quanto stavo in regola, mi hanno fatto sentire il fiato sul collo. Io, come al solito, di granito. Due preti mi hanno snobbato, dicendomi che non gli interessava l’aborto. Ad uno dei due, ho detto: “Scusate padre, ma perche’ siete diventato prete?”. Due ostetriche mi hanno attaccato dicendomi che e’ vergognoso e violento il manifesto che esponevo  (il noto manifesto di ProVita censurato dalla Raggi)».

I nostri manifesti sono violenti, o è violento l’aborto che strappa un bambino dal grembo della madre?

Martone ha risposto: «Ma voi dentro l’ospedale difendete la vita o i vostri portafogli, lucarando sulla pelle di questi innocenti martiri?».

E poi conclude: «Dulcis in fundo, due squadriglie di studenti di sinistra, hanno fatto muro attorno a me, cercando di mandarmi via. Io non mi sono mosso di un millimetro, non ho accettato le loro insulse provocazioni, e dopo 20 minuti, se ne sono andati: ho vinto io!».

Un bel coraggio, il nostro Gianluca: un coraggio che gli viene dalla fede sincera di cattolico (vero).

E ha vinto la vita, questa volta.

Finché ci saranno eroi come Martone, ci saranno campagne pro vita come quella delle vele (che si sta concludendo in questi giorni), ci sarà un “piccolo resto” che continuerà a dar voce ai piccoli indifesi che non hanno voce, fino alla vittoria finale della luce sulle tenebre.

Redazione

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