24/05/2018

Aborto, cristiani e libera scelta: scelta su che?

C’è un bellissimo articolo di Mario Adinolfi in risposta a una sedicente cattolica studentessa di medicina che difende l’aborto come diritto di scelta della donna.

La prosa è gradevole e scorrevole, il ragionamento ficcante e stringente, perciò lo proponiamo ai nostri Lettori nella sua interezza.

Solo una cosa potremmo aggiungere – da “laici”, non da cattolici: la pseudo studentessa, dice Mario, non è davvero cattolica. Noi pensiamo non sia neanche una vera studentessa di medicina, altrimenti non scriverebbe che nel grembo materno c’è «una vita in fieri»: la scienza dimostra in modo incontrovertibile che nel grembo materno c’è una persona viva e intera, fin dal momento del concepimento.

E questo è il punto alla base di ogni discorso sull’aborto che non si può più ignorare.

E se si ammette che una persona possa decidere sulla vita e la morte di un’altra persona, si torna indietro di duemila anni allo ius vitae ac necis degli antichi romani: allora spettava ai padri, oggi alle madri. Ma è progresso?

Da un punto di vista religioso, invece godetevi l’articolo di Adinolfi: «O sei per l’aborto, o sei cristiano»

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«Ho provato nel quarantennale della legge 194 a misurare i toni, a starmene zitto, a ascoltare ogni singolo giornale e telegiornale inneggiare alla legge che ha causato la morte di sei milioni di bambini in Italia, a sopportare gli incensamenti e le conseguenti interviste a Emma Bonino e i soli incensamenti a Marco Pannella. Ho scritto solo due righe e mezza per rendere onore ai sette medici italiani su dieci che rifiutano ancora oggi di praticare le interruzioni volontarie di gravidanza, brindando alla loro libertà e alla loro (obiezione di) coscienza. Ovviamente manco le due righe e mezza hanno sopportato e si è scatenato il consueto putiferio di insulti perché ormai o stai zitto o ti danno in automatico del nazista, come minimo, oltre chiaramente ad offenderti nelle più fantasiose maniere (e in altre francamente molto meno fantasiose).

Al di là, però, degli insultatori professionisti da social a un certo punto è spuntato un lungo commento di tal Benedetta Bosco, probabilmente un fake, che questo ha scritto: “Sono una studentessa di medicina. Sono (o almeno provo ad essere) cristiana cattolica praticante. E per me il concepito è una vita in fieri, con tutta la dignità di un essere umano. Ma sarei un’ipocrita se la stessa dignità non valesse anche per la donna che lo ospita, che ha il diritto di scegliere se prestare il proprio corpo, le proprie energie, la propria vita (perché, anche se siamo nel ventunesimo secolo, si muore e soprattutto si soffre ancora tantissimo per portare avanti una gravidanza e il parto) ad un altro essere umano. Dunque, dal momento che io non potrei obbligare nessuno di voi a donare il sangue, il midollo o un qualsiasi organo per salvare la vita di un’altra persona, per quanto questa possa non avere altre possibilità di sopravvivere, così nessuno dovrebbe poter obbligare una donna a mettere a disposizione tutta sé stessa per un altro essere umano. Chiunque egli sia. D’altronde l’unico modo per farlo sarebbe quello di legarla ad un letto per tutta la gravidanza. Dal punto di vista morale perciò non posso che dichiararmi pro-choice, perché sia data la possibilità ad una donna di avere l’ultima parola, fermo restando che in un mondo ideale una Ivg dovrebbe essere davvero considerata l’estrema ratio, dato che non si può considerare un metodo contraccettivo. E mi dichiaro pro-choice, perché se potessi tornare indietro in un piano multidimensionale, darei la mia vita per garantire la libertà di scelta a mia madre e a sua madre prima di lei. Ci chiamate assassini perché non pretendiamo di obbligare nessuno, eppure vedo che nel ruolo di inquisitori ci sguazzate con piacere. Nessuno qui sta inneggiando all’aborto. La vostra orribile propaganda pro-life (ma sinceramente tutta la dialettica pro-life) non fa che puntare il dito, colpevolizzare chi (magari duramente) deve prendere in considerazione l’idea di una Igv e considera la gravidanza come se fosse una sorta di conseguenza dei propri peccati, oppure una specie di espiazione. Se cominciaste a pubblicizzare un po’ di contraccezione non sarebbe male, magari ridurreste davvero gli aborti”.

Provo a prendere sul serio questo lungo scritto come se veramente l’autrice fosse una studentessa cattolica praticante, perché so che ne esistono e molte che condividono questo relativismo su un principio essenziale e quindi non negoziabile. So che quando andiamo a Messa siamo circondati da persone che considerano l’aborto, l’eutanasia, la contraccezione, tutte le impalcature costruite dai centri di potere massonici internazionali contro la vita e contro la famiglia naturale come qualcosa di scarsamente pericoloso, di sostanzialmente accettabile.

Ebbene, io credo davvero che invece non ci sia alternativa: o si è contro l’aborto o non si è cristiani. Molto semplice. Non solo perché il Catechismo della Chiesa Cattolica e tutto il Magistero anche recente e recentissimo è contro l’aborto, quindi chi lo considera accettabile e integrabile negli ordinamenti normativi contemporanei è palesemente in contrasto con l’insegnamento della Chiesa. Vorrei dire che anche se non ci fosse una riga scritta contro l’aborto, il cristiano dovrebbe essere istintivamente contro uno strumento di morte e schierato a difesa del soggetto più debole privato persino del diritto di parola, privato di qualsiasi strumento per difendere il proprio diritto a non essere ucciso.

Poi si può non essere cristiani. E mi fanno ridere tutte queste tirate contro noi che obbligheremmo le persone a non abortire. Non c’è una sola persona in Italia che abbia voluto abortire e non ci sia riuscita, in quarant’anni di vita della legge 194. Non una. Il che vuol dire che la libertà di uccidere quei sei milioni di bambini è stata massimamente garantita e noi non abbiamo mai costretto nessuno a scegliere la vita. Purtroppo, mi verrebbe da aggiungere.

C’è un ultimo territorio a cui però oggi stanno dando l’assalto. Stanno dicendo con atti violenti che non si può più neanche dire che si è contro l’aborto. In Francia ci hanno fatto una legge, in Italia le amministrazioni grilline si affrettano a smantellare ogni simbolo antiabortista. Adesso il passaggio ulteriore è dire alla Chiesa: non parlare più d’aborto. Il dramma è che una parte della Chiesa si è adeguata a questo diktat e la studentessa “cristiana cattolica praticante” ne è un frutto. Pensa che si possa essere cristiani e giustificare l’aborto, chiedere più contraccezione, schierarsi contro la vita, per di più oggi, stagione storica in cui la denatalità è la principale tragedia che rovinerà da qui a poche decine di anni le nostre stesse esistenze.

No, non si può. Questo proprio non potete chiedercelo. Da cristiani, senza obbligare nessuno, non possiamo che essere schierati con quegli ottantamila bambini che anche quest’anno non farete nascere in Italia, uccidendoli dopo che si sono annidati nel ventre materno. Noi proveremo ancora e in ogni modo a spiegare che la vita umana non si viola, dal concepimento fino alla morte naturale, che approfittarsi della condizione di chi non si può difendere per arrivare alle soppressioni di massa è da vigliacchi oltre che da criminali. Un cristiano si alza in piedi e lo dice. Poi voi venite a infuriarvi e a scrivere cose oscene contro di noi, evidentemente perché toccati nelle corde intime che scatenano sentori di verità che non sapete sopportare, ma noi non sceglieremo la strada del silenzio.

C’è il più importante club di golf del mondo, lo scozzese club di Saint Andrew’s, che pretende per il giro delle suo splendide e storiche diciotto buche che il giocatore indossi i pantaloni lunghi. Regola della tradizione, superata in tutti gli altri club del mondo. Ma se vuoi giocare al Saint Andrew’s, niente brachette corte. Ora, si può scegliere di fregarsene del Saint Andrew’s ed andare a giocare in qualsiasi altro club di golf del mondo. Si può persino insultare la tradizione e dire che il Saint Andrew’s non è al passo con i tempi. Ma non si può imporre al Saint Andrew’s di cambiare la sua regola.

Sarà per questo che per giocare le diciotto buche del Saint Andrew’s bisogna iscriversi a una lista d’attesa che è lunga almeno un paio d’anni. Da tutto il mondo vogliono andare a giocare lì, è il sogno di ogni golfista.

Teniamo duro, non serve adeguarsi allo spirito del tempo, perché sbagliato resta sbagliato anche se le leggi lo permettono. Issiamo il nostro baluardo di resistenza motivata e appassionata al fianco dei più deboli, nel segno della tradizione cristiana e del vessillo della Croce. Spieghiamo anche a chi non crede che davvero è concettualmente inspiegabile (dunque sommamente ingiusto) che un essere umano assuma un salvacondotto che vede intangibile la sua esistenza al novantesimo giorno dal concepimento, mentre all’ottantanovesimo quello stesso essere umano è semplicemente una cosa che può essere eliminata. Se i non credenti saranno sordi a questa evidenza che convinceva e trasformava in ardenti antiabortisti i Pier Paolo Pasolini e i Norberto Bobbio, perché il ventunesimo secolo pare essere totalmente accecato quando c’è da discutere tra vita e morte, insistiamo con la nostra “orribile propaganda pro-life”. Con cui semplicemente diciamo: non toccate i bambini, non prendetevela con chi non si può difendere. E poiché ne ammazzerete almeno ottantamila in Italia anche quest’anno, uno ogni ora tutte le ore tutto l’anno, lasciateci almeno dire che tutto questo è violenza sommamente ingiusta che grida vendetta al cospetto di Dio. Pretendere che la Chiesa si adegui a questa strage mondana, è davvero pretendere troppo.

E la Chiesa non si adegui. Gridi, anche se non va di moda, anche se non ci rende simpatici, anche se i massoni non vogliono. Soprattutto, perché i massoni non vogliono.

Grida Madre Chiesa, per i tuoi figli non nati. Se si è cristiani, si è contro l’aborto. Ogni via di compromesso su questo punto è evidentemente inaccettabile.

Mario Adinolfi

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