30/10/2019

Legge omotransfobia, parla Varchi (FdI) “Vi racconto cosa è successo”

Il ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini sull’omotransfobia sembra essere “sparito dai radar”. L’esame della proposta di legge, incardinata alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati la settimana scorsa, è stato rinviato a data da destinarsi. Determinante è stato l’intervento dell’onorevole Carolina Varchi (FdI), che, durante l’unica riunione in Commissione in cui si è parlato del ddl, ne ha evidenziato le palesi incongruenze.

«Quello che ho sottolineato – ha dichiarato l’onorevole Varchi a Pro Vita & Famiglia – è che, così come è formulato, questo provvedimento viola il principio di determinatezza della norma penale. Ho quindi chiesto alla maggioranza di fare chiarezza in merito alla definizione dei due presupposti di identità di genere e orientamento di genere, altrimenti diventa una sorta di processo alle intenzioni», ha aggiunto la parlamentare, specificando che «non siamo ancora entrati nel merito della norma, siamo ancora alla fase preliminare».

Il ddl che vede tra i primi firmatari i deputati dem Alessandro Zan, Ivan Scalfarotto e Laura Boldrini, era approdato in Commissione Giustizia lo scorso 24 ottobre, nel tripudio dell’Arcigay e di altre associazioni lgbt. Il progetto di legge, intitolato Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, si sostanzia in due soli articoli, che andrebbero così ad aggiornare la legge Reale-Mancino che sanziona gli atto di violenza e l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Sia all’articolo 604-bis che all’articolo 604-ter è prevista l’aggiunta di motivi fondati sull’«orientamento sessuale» e sull’«identità di genere». Due espressioni piuttosto vaghe che avevano suscitato la perplessità persino di giuristi sostanzialmente favorevoli ad una legge anti-omofobia. Il ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini prevede per i trasgressori il carcere fino a un anno e mezzo e multe fino a 6000 euro.

Sul ddl erano intervenuti nei giorni scorsi Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidente e vicepresidente di Pro Vita & Famiglia, sottolineando l’assenza di qualunque «emergenza omofobia» in grado di giustificare un simile provvedimento; emergenza, però, «invocata dalla stampa e da certa politica per introdurre una legislazione di favore e di speciale tutela per la comunità LGBT», che si tradurrebbe, così, in una normativa «discriminatoria nei confronti degli italiani».

Luca Marcolivio

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