05/12/2021 di Francesca Romana Poleggi

In Usa boom di uso della Ru486. Risultato? Il 507% in più di corse in ambulanza al pronto soccorso

Abbiamo già vito poco tempo fa che nel Regno Unito è stato notato un inquietante aumento del numero di donne corse al pronto soccorso in concomitanza con l'incremento dell'uso della RU 486.  L'aborto chimico fa male alle donne, ma gli abortisti accecati dall'ideologia non ne vogliono prendere atto. Del resto la cultura della morte, essendo tale, non si accanisce solo contro i nascituri...
 
Ignorerà, perciò, anche la notizia che viene dagli Stati Uniti. Questa volta pubblicata su una rivista scientifica peer-reviewed, in quanto si tratta di uno studio: " A Longitudinal Cohort Study of Emergency Room Utilization Following Mifepristone Chemical and Surgical Abortions, 1999-2015 ", che è stato recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Health Services Research and Managerial Epidemiology. 
 
Gli autori sono membri del Charlotte Lozier Institute: James Studnicki, Dr. Donna Harrison, Tessa Longbons, Dr. Ingrid Skop, Dr. David Reardon, Dr. John W. Fisher, Dr. Maka Tsulukidze e Christopher Craver. Essi hanno utilizzato i datii sui sinistri denunciati all'assicurazione sanitaria, Medicaid, su 423.000 aborti confermati e 121.283 visite successive confermate al pronto soccorso entro 30 giorni dall'aborto da parte di donne di età superiore a 13 anni, con almeno una gravidanza identificabile tra il 1999 e il 2015. La popolazione dello studio risiede in 17 stati federati le cui politiche ufficiali hanno utilizzato i fondi dei contribuenti statali per pagare gli aborti.
 
Secondo questi  dati le corse al pronto soccorso a seguito di un aborto chimico sono aumentate del 507 %  dal 2002 al 2015. Inoltre, la maggior parte di queste visite al pronto soccorso, oltre il 60%, siano state erroneamente codificate come aborti spontanei. Vale la pena sottolineare che lo studio ha anche rilevato che il tasso di visite al pronto soccorso dopo un aborto chirurgico è aumentato del  315%  nello stesso periodo di tempo 2002-2015. Cioè: anche l'aborto chirurgico fa male alle donne.  Ma di questi tempi assistiamo a una furia particolare degli abortisti a voler promuovere l'uso della RU 486. I nostri Lettori sanno senz'altro delle nuove linee guida di Speranza dell'estate 2020, della nostra campagna di denuncia e della indegna persecuzione censoria che abbiamo subito (ma lo Iap, alla fine, non ha valutato i nostri manifesti "ingannevoli").  
 
In America, l'amministrazione Biden sta meditando di abolire definitivamente la strategia di valutazione e mitigazione del rischio (REMS) da RU 486 che prevede obbligatoriamente una visita di persona dal medico e lo screening delle condizioni della donna, per valutare l'età gestazionale del bambino ed eventuali altre possibili complicazioni (per esempio una gravidanza extrauterina) che potrebbero rivelarsi mortali per la madre. 
 
Del resto i rischi della RU 486 sono ben noti ai notri Lettori, ma li vogliamo ricordare:
 
- Fino al 10% delle donne con le pillole abortisce in modo incompleto: può morire di infezione se i resti del bambino o i tessuti annessi non vengono rimossi correttamente.
- L'aborto chimico provoca quattro volte le complicazioni degli aborti chirurgici. Gli effetti collaterali che ci sono sempre sono dolore addominale, nausea, vomito, diarrea, debolezza, febbre/brividi e mal di testa. L'emorragia post aborto può durare per settimane. 
 
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