18/02/2020

In Francia l’eutanasia diventa a domicilio

Eutanasia 2.0 in Francia, dove, il ministero della Sanità ha dato il via affinché, fra quattro mesi, il midazolam, un potentissimo sedativo, prima impiegato solo in ospedale, possa essere somministrato dai medici di famiglia ai pazienti terminali, anche a domicilio, “fino al loro decesso”.

Omicidi a tutti gli effetti, insomma, che si compirebbero tra le preti domestiche, ben al sicuro da occhi indiscreti e controlli di qualunque tipo e che renderebbe, dunque, tutto molto più facile e abbordabile, per rimanere, poi, ovviamente impuniti.

Non una semplice breccia ma un vero e proprio argine starebbe per aprirsi, riguardo l’eutanasia, se si pensa che saranno possibili, in casa, quelle che sono state definite «sedazioni fino al decesso» e che, dunque, di fatto, sono vere e proprie iniezioni letali, finora riservate esclusivamente ai ricoveri ospedalieri.

Addirittura, con la nuova autorizzazione ministeriale «i medici che vogliono lanciarsi» avranno la possibilità di consultare una «guida pratica» ufficiale per acquisire le competenze specifiche necessarie, come ha affermato Pierre Gabach, responsabile per la deontologia presso la “Has” (Alta autorità di sanità, un organismo pubblico che dal 2018 ha condotto uno studio per rendere possibile la commercializzazione in farmacia della molecola di mizadolam).

Tutto è partito da un fatto avvenuto lo scorso novembre, in Normandia, che ha sollevato molte perplessità: il dottor Jean Méheut-Ferron, medico di famiglia residente nel dipartimento di Rouen, è stato iscritto nel registro degli indagati e sospeso dall’esercizio della professione per aver somministrato a domicilio il midazolam a 5 pazienti anziani ritenuti in fin di vita.

Ma la cosa più incredibile è che, anziché interrogarsi sulla reale gravità delle condizioni mediche dei pazienti di fatto “fatti fuori”, ben 343 medici hanno, piuttosto preferito sottoscrivere un manifesto per esprimere la propria solidarietà al collega.

Intanto, le autorità sanitarie francesi, annunciano soddisfatte che, com’era prevedibile, con questo nuovo traguardo raggiunto, molti più pazienti avranno libero accesso a quella che definiscono ipocritamente una «sedazione profonda e continua», rispetto ai casi e alle condizioni previste dalla già discussa legge Claeys-Leonetti entrata in vigore dal febbraio 2016 che, secondo le associazioni prolife francesi fungeva semplicemente da apripista all’introduzione dell’eutanasia.

Ecco l’ennesima dimostrazione di come una volta che, nel campo dei valori non negoziabili, si cominciano ad eliminare i primi paletti che fungono da veri e propri argini alla deriva etica rovinosa a cui stiamo assistendo, tutta la diga crolla e diventa sempre più difficile, se non impossibile, tornare indietro e correre ai ripari.

 

di Manuela Antonacci

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