In tre ospedali milanesi (Mangiagalli, San Carlo e Buzzi) sono presenti i volontari dei Centri di aiuto alla vita (CAV) per offrire un supporto alle donne disorientate per una gravidanza imprevista e incoraggiare a scegliere il bene del figlio in arrivo. La più “antica” presenza di un Cav in un ospedale è quella della clinica Mangiagalli, che ospita i volontari diretta da Paola Bonzi dal novembre 1984. Nel punto nascita più popoloso della nostra Regione, con oltre 6mila parti l’anno, la piaga dell’aborto tocca numeri preoccupanti, ma si calcola che siano stati circa 15mila i bambini che sono potuti nascere grazie all’aiuto che i Cav e il relativo consultorio hanno fornito alle loro mamme. Un aiuto sostanziale è venuto dal progetto Nasko della Regione Lombardia, che fino all’anno scorso sosteneva le madri con 4.500 euro in 18 mesi, ora ridotti a 3mila per poter aiutare un numero maggiore di donne. Ma anche dai Progetti Gemma, una storica e benemerita iniziativa del Movimento per la Vita, che permette a chiunque (privato, associazione, gruppo) di “adottare” una mamma in attesa, garantendo il sostegno di 160 euro per 18 mesi. Ha poco piuù di un anno di vita, invece, il Cav presente presso l’Ospedale San Carlo – emanazione del Cav ambrosiano – che ha iniziato a operare a gennaio 2012 e ha già assistito oltre trenta donne. Più breve ma altrettanto intensa l’esperienza del Cav aperto all’Ospedale dei bambini “Vittore Buzzi”: da ottobre a oggi sono circa 20 le donne che vi hanno fatto ricorso.
Fonte: L’Avvenire
