27/11/2023 di Giuliano Guzzo

Il risvolto, inquietante, dell’assalto alla sede di Pro Vita: chi minimizza o addirittura giustifica

Un assalto feroce a colpi di spranghe, bottiglie, pietre e fumogeni. Conclusosi poi con serrande divelte, vetri spaccati, perfino un ordigno esplosivo lanciato dentro la sede facendolo passare dai vetri rotti, per fortuna non esploso. Stiamo parlando, non si fosse capito, del vergognoso – e criminale – episodio avvenuto nella serata di sabato alla sede di Pro Vita & Famiglia. Un fatto di cui hanno parlato varie fonti giornalistiche: da Rainews al Giornale, dal sito di Nicola Porro al Messaggero. Perfino, ed è tutto dire, Repubblica è stata costretta a dare notizia dell’episodio, del quale ora si sta occupando, per accertare le responsabilità, la Digos. Dunque non si può dire che l’accaduto sia passato del tutto sotto silenzio, anche perché sarebbe stato onestamente impossibile ignorarlo.

Non si può cioè più parlare di semplice vandalismo, nossignore. Qui siamo davanti ad una escalation di violenza, alle prove generali di un neofemminismo più aggressivo che mai.

Beninteso: nulla di nuovo sotto il sole. Erin Pizzey, la leggendaria attivista inglese a difesa delle donne vittime di violenza, che il femminismo grondasse di odio lo aveva capito decenni or sono. Il punto è che quello che è accaduto sabato non solo non viene percepito dal movimento femminista come un episodio di inciviltà, ma c’è chi ha provato perfino a ribaltare la realtà dei fatti, presentando l’assalto alla sede di Pro Vita & Famiglia come un’aggressione della polizia alle manifestanti. Chiaro? Il colpevole è sempre lo Stato, il patriarcato, eccetera, non certo chi scenda in piazza con spranghe, pietre e molotov.

Ora, tornando a questo episodio – che pure, ed era inevitabile fosse così, è stato raccontato dai media, come si diceva poc’anzi – ciò che colpisce è il modo in cui è stato appunto presentato, vale a dire come un episodio. Un fatto sì grave, ma isolato. L’esatto opposto, per dire, di altri episodi del tutto paragonabili come l’assalto alla sede della Cgil, avvenuto nell’ottobre 2021; un fatto pure questo gravissimo ma anche venne trattato assai diversamente, e cioè come spia di un allarme fascismo ben più grande e radicato nella penisola. Viceversa, l’assalto armato alla sede di Pro Vita & Famiglia per ora è stato presentato come un fatto isolato. Come mai?

Perché ignorare che esista un odio e una violenza pericolosi nel nostro Paese? Negli anni abbiamo avuto - anche andando oltre questo caso e la stessa Pro Vita & Famiglia – manifestanti delle sentinelle in piedi aggrediti e finiti al pronto soccorso, politici pro family minacciati e molto altro. Eppure, si continua a liquidare certi movimenti femministi e/o arcobaleno come espressioni pacifiche della società, rovesciando sugli stessi pro family e pro life l’accusa di essere istigatori alla violenza. Un po’ come se qualcuno avesse detto (ma nessuno fortunatamente ha formulato un pensiero tanto assurdo) che, per esempio, la Cgil quell’assalto alla propria sede se l’era cercato…

Doppiopesismi gravissimi, ecco cosa sono questi diversi trattamenti tra associazioni. Doppiopesismi che purtroppo fanno capire come si sia una parte profonda della società italiana che alla violenza - se agita contro chi difende la vita dal concepimento e la famiglia naturale – inizia ad abituarsi. Al punto da non cogliere l’incredibile e vergognoso paradosso che vede certa violenza compiuta proprio nel corso di una manifestazione contro la violenza. A parole, s’intende.

 

 

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