30/04/2025 di Redazione

Il più grande studio mai condotto sulla pillola abortiva: gravi danni alla salute delle donne

La retorica diffusa dall'industria abortista americana parla chiaro: "La pillola abortiva è sicura ed efficace". Ma la realtà, supportata oggi dal più ampio studio mai condotto su scala nazionale negli Stati Uniti, dimostra l'esatto contrario. Il nuovo studio, pubblicato dall'Ethics and Public Policy Center e curato da Jamie Bryan Hall e Ryan T. Anderson, svela infatti dati impressionanti e allarmanti che ogni donna dovrebbe conoscere.

Analizzando i dati delle assicurazioni sanitarie tra il 2017 e il 2023, sono stati esaminati ben 865.727 aborti chimici effettuati tramite mifepristone. Non parliamo, dunque, di piccoli campioni selezionati con cura come nei vecchi studi clinici citati dalla FDA, che si basavano su appena 30.966 casi complessivi.

Oltre il 10% con effetti avversi gravi

Ebbene, il risultato è scioccante: il 10,93% delle donne ha subìto eventi avversi gravi entro 45 giorni dall'assunzione della pillola abortiva, tra cui sepsi, infezioni, emorragie, necessità di ricovero ospedaliero, trasfusioni di sangue e interventi chirurgici d'urgenza. Un dato che è 22 volte superiore rispetto al tasso di eventi gravi (meno dello 0,5%) riportato sull'etichetta ufficiale del farmaco approvata dalla FDA. Questo studio, condotto su un database assicurativo che copre ogni tipo di assicurazione – privata, Medicaid, Medicare, Tricare, Veterans Affairs – rappresenta dunque una fotografia molto più fedele della realtà rispetto a tutti gli studi finora fatti. Non solo per la quantità di casi analizzati, ma anche per la qualità dei dati, che riflettono realmente ciò che accade senza i filtri e le selezioni tipiche degli studi clinici ideologizzati.

Niente tutele per la salute delle donne

Quando la pillola mifepristone fu approvata nel 2000, l'FDA - pur, appunto, approvando questo via libera vergognose - impose comunque una serie di “tutele” per la salute della donna: tre visite mediche obbligatorie, prescrizione e somministrazione solo da parte di medici qualificati, valutazione ecografica per escludere gravidanze extrauterine e disponibilità di strutture capaci di gestire le emergenze. Ma sotto le amministrazioni Obama e Biden queste tutele sono state progressivamente smantellate. Oggi, nel 2025, bastano pochi clic: un'unica visita telematica con un qualunque operatore sanitario (non necessariamente un medico) e la pillola può essere ricevuta per posta, senza alcuna visita fisica. Inoltre, non esiste più l'obbligo di segnalare gli eventi avversi, a meno che non si tratti di un decesso. Le conseguenze di questa “deregulation” sono davanti agli occhi di tutti. Nonostante i produttori di mifepristone si vantino di aver raggiunto più di 5 milioni di donne americane che hanno assunto il farmaco dal 2000, oggi è chiaro che molte di loro lo hanno fatto senza essere pienamente informate dei rischi reali. Il dato più impressionante è che il ricorso all'aborto chimico è esploso: oggi rappresenta circa due terzi di tutti gli aborti negli Stati Uniti.

L’approvazione forzata del Mifepristone

Nel loro lavoro, Hall e Anderson hanno inoltre sottolineato come il mifepristone sia stato approvato attraverso un processo emergenziale pensato per "trattamenti di malattie gravi o mortali", classificando l'evento naturale della gravidanza come se fosse una "patologia". Un vero e proprio abuso concettuale, che ha permesso di forzare le regole di approvazione. I dati clinici originari su cui l'FDA si è basata erano poverissimi: appena 859 donne negli Stati Uniti e 1.800 in Francia. Uno sforzo scientifico minimo per una decisione dalle conseguenze enormi. Nel dettaglio, gli autori dello studio hanno individuato gli eventi avversi più gravi utilizzando criteri ufficiali della FDA e codici medici riconosciuti a livello federale. Si tratta, come già accennato, di sepsi, infezioni, trasfusioni di sangue, emorragie, ricoveri ospedalieri e accessi al pronto soccorso legati all’aborto, oltre a complicanze come gravidanze ectopiche non diagnosticate, eventi cardiaci, polmonari e trombotici, anafilassi, necessità di interventi chirurgici ripetuti e perfino gravi problemi di salute mentale. Non si tratta - è ovvio - di effetti collaterali "leggeri": sono eventi che mettono a rischio immediato e prolungato la salute e la vita stessa delle donne, come testimoniato anche dal fatto che sono stati classificati secondo i severi criteri del Common Terminology Criteria for Adverse Events del National Institutes of Health, accettati a livello internazionale.

Un appello chiaro: proteggere davvero le donne

Il messaggio finale del report è chiaro: il mifepristone, nella pratica reale, non è sicuro né efficace come si racconta. Gli autori chiedono che l'FDA ripristini immediatamente le vecchie protezioni, rendendo obbligatorie le visite mediche in presenza, limitando la prescrizione ai soli medici, imponendo la somministrazione sotto controllo clinico e riportando l'obbligo di segnalare tutti gli eventi avversi. Ma la loro richiesta va oltre: suggeriscono apertamente che l'FDA debba prendere in seria considerazione il ritiro totale dell'approvazione del mifepristone, in base a criteri oggettivi di sicurezza per la donna. Le donne, infatti, meritano molto di più che una pillola rischiosa venduta come una "soluzione facile". Meritano di essere correttamente informate, tutelate e che la loro salute venga salvaguardata così come la loro possibilità di poter accogliere serenamente e senza rischi una vita nascente, non di certo di avere la spinta ad abortire e sbarazzarsi della vita del proprio figlio in grembo, per di più rischiando la propria.

 

 

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