19/10/2022 di Giuliano Guzzo

Il Ddl Gasparri sul concepito manda in tilt la sinistra. Ecco di cosa si stratta

La nuova legislatura è appena agli inizi e il governo non si è neppure ancora insediato; eppure i temi etici, che già si erano ritagliati parecchio spazio con le polemiche sull’aborto nelle regioni governate dal centrodestra, sono saldamente, e di nuovo, al centro della scena. Il motivo di questo è una proposta di legge sui diritti del concepito avanzata dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Anzi, a ben vedere le proposte depositate dal parlamentare forzista sono due ed entrambe centrate sul diritto alla vita.

La prima è finalizzata all’istituzione del 25 marzo quale “Giornata della vita nascente”, così da promuovere la consapevolezza del valore sociale della maternità. In occasione della Giornata lo Stato, le Regioni e gli Enti locali - questo prevede il ddl - dovranno organizzare «manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di informazione e di riflessione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di diffondere informazioni sulla gestazione, sulle comunicazione e interazione relazionale precoci tra madre e figlio, sulle cure da prestare al nascituro e alla donna in stato di gravidanza nella prospettiva di far emergere tutta la positività dell’esperienza genitoriale».

La seconda proposta di legge – che poi è quella sulla quale le polemiche si stanno maggiormente accendendo – è in realtà composta un solo articolo. Che, molto semplicemente, stabilisce come «ogni essere umano» abbia «la capacità giuridica fin dal momento del concepimento» e che «i diritti patrimoniali che la legge riconosce a favore del concepito» siano «subordinati all’evento della nascita». Questa sarebbe sicuramente una novità per il nostro ordinamento, dato che a oggi il Codice civile riconosce la capacità giuridica solo dal momento della nascita, ma pure sotto il profilo culturale.

Le polemiche i ddl proposti dal senatore Gasparri, infatti, solo apparentemente riguardano le ricadute sulla legge 194 sull’aborto, che sarebbero limitatissime o nulle. Ciò che in realtà dà davvero fastidio è infatti altro, e cioè che si riporti al centro del dibattito politico il grande escluso, per la verità da decenni, da ogni discussione sui temi etici: il figlio concepito. Non è un caso che il parlamentare di Forza Italia si sia espresso precisamente in questi termini. «Il mio obiettivo», ha dichiarato, «è che si apra una discussione sul tema dell’aborto, della maternità, della vita».

Ecco, il punto vero, inutile girarci attorno, è precisamente questo: ci sono oggi tanti, anzi tantissimi - in politica come sui media, a dirigere la stampa mainstream come a presiedere le facoltà universitarie – che una semplice «discussione sul tema dell’aborto, della maternità, della vita», semplicemente, non la vogliono. Ciò che invece costoro vogliono, anzi in realtà pretendono, è che di simili temi non si parli affatto, in nome di una difesa dell’autodeterminazione della donna che ha ormai i connotati del dogmatismo e del fanatismo religioso.

Sì, perché solo una fede religiosa – ancorché falsa, evidentemente – può portare a negare come sin dal momento del concepimento si sia in presenza di un essere umano, eguale in dignità ad ogni altro: solo infinitamente fragile e indifeso, bisognoso di essere accolto. Che poi l’area progressista, la prima a parlare della necessità di accoglienza quando si parla di migranti o di profughi, sia la stessa che non vuole sentir parlare di accoglienza del nascituro è solo l’ultimo dei paradossi cui il nostro bizzarro tempo ci sta abituando.

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