01/02/2024 di Matteo Delre

Il cartone animato Amazon che esalta il Diavolo. E non è l’unica cosa choc della serie

Nel mondo anglosassone, ma anche in quello italiano ben informato, si sta discutendo molto su una nuova serie di animazioni prodotta e distribuita da Amazon, intitolata “Hazbin Hotel”. Ovunque avvengano, le discussioni e soprattutto le polemiche su questa produzione si imperniano sul fatto che, a quanto si vede dal trailer di lancio, Lucifero viene dipinto come un innovatore ribelle cacciato dal paradiso per mano di vecchi angeli barbosi e conservatori. In qualche modo, quindi, il demonio risulta una figura positiva, con il contraltare delle classiche figure rappresentanti del Bene dipinte negativamente.

A peggiorare la situazione e a rinfocolare le polemiche è un po’ tutta la premessa del plot di “Hazbin Hotel”: questo demone ispirato e ingiustamente cacciato, infatti, incontra sulla sua strada la bella Lilith, secondo una tradizione ebraica medievale, la prima moglie di Adamo, sfuggita al matrimonio perché indisponibile a “sottomettersi” al primo uomo. Inevitabile che due ribelli così si trovino bene assieme e finiscano per generare una progenie, una femmina che chiamano Charlie Morningstar (in italiano diventa Charlie Stella del Mattino). Ed è qui (e solo qui) che inizia la storia di “Hazbin Hotel”.

Il gioco appare ben chiaro, purtroppo: dipingere positivamente la coppia Lucifero-Lilith e negativamente il paradiso e gli angeli è infatti un trappolone destinato a chi su queste figure ha una particolare sensibilità.

Ma non finisce qui. Mentre infatti si dipinge positivamente una figura demoniaca, in modo neanche troppo velato, dietro le spalle passano anche altri fatti reali e altri semi velenosi presenti in questa serie di Amazon. I fatti reali sono che il plot vero e proprio racconta di come Charlie Stella del Mattino apra un hotel (appunto l’Hazbin Hotel) destinato al “recupero dei peccatori”, ovvero di quelle anime dannate che sovraffollano l’inferno così tanto da essere destinate alla distruzione. Charlie invece le ospita nel suo hotel, fa loro seguire un percorso riabilitativo che le rende degne di entrare in paradiso.

Ecco allora che potrebbe quasi sembrare che la serie animata non sia poi del tutto così negativa o scandalosa: la redenzione - si potrebbe dire - è per tutti e al termine del suo percorso ci sono Dio, il bene e il paradiso. Le vie che il Signore concepisce per aprire la strada della redenzione ai peccatori sono infinite, tanto che a realizzarne una è addirittura la figlia di Lucifero e Lilith, che con la sua iniziativa sembra voler simbolicamente riabilitare anche i più reietti. Difficile, almeno a questa apparenza e con questa chiave di lettura, trovare reali motivi per condannare “Hazbin Hotel”. Ma è davvero così? Possiamo dunque fermarci a questo tratto della serie animata?

Purtroppo no. Perché questo apparente messaggio “positivo” è in realtà il vello di pecora che nasconde gli altri semi velenosi presenti in questa serie, oltre al già citato ritratto positivo del diavolo.

Basta infatti andare un poco più nel profondo per scoprire che… sono sempre gli stessi. Ad esempio basta cercare il profilo della creatrice della serie, tale Vivienne Medrano, che ha su Wikipedia la sua bella pagina di presentazione. Potrete leggere una breve biografia e una cronologia dei lavori di animazione di cui è autrice e a cui ha partecipato. Tutto liscio e interessante, se non che chi ha compilato il lemma (probabilmente lei stessa) ha ritenuto qualificante del profilo professionale inserire, giusto come ultima frase, la dicitura: «She is bisexual» (“lei è bisessuale”). Come se sapere con chi le piace avere incontri amorosi fosse un criterio utile per valutare le sue capacità tecnico-artistiche nell’animazione. Cosa che naturalmente non è, ma rappresenta un immediato sintomo delle ideologie che le sue produzioni porteranno con sé. Tra l’altro giova ricordare che Hazbin Hotel è stato pubblicizzato come un “prodotto scritto da autori queer per spettatori queer”.

E infatti ecco che il tedio assale subito a scoprire che “Hazbin Hotel” nasconde la promozione dei soliti triti e ritriti temi “woke”. Charlie è infatti bisex come la sua autrice: ad aiutarla nella gestione dell’hotel c’è Vaggie, la sua fidanzata, e Angel Dust, personaggio complesso e intrappolato in un circolo vizioso di droga, sesso, abusi e rimorso. Ma non finisce qui, perché tutti i personaggi fanno riferimento alla comunità arcobaleno, fin da prima dell’uscita del pilot su YouTube nel 2019. Sono presenti, infatti, come già detto, Charlie che è bisessuale; Vaggie che è lesbica; Alastor, manager dell’Hotel, asessuale e aromantico; il già citato Angel Dust, gay e pornoattore; Husk, barista e addetto alla reception, pansessuale; Sir Pentious, secondo ospite dell’Hotel, bisessuale. L’unico personaggio eterosessuale è Niffty, la cameriera e cuoca dell’Hotel.

Questa allegra compagnia di personaggi insomma si qualifica non più e non tanto per ciò che fa (salvare le anime dei peccatori e redimerle fino a renderle degne del paradiso), bensì per le loro private inclinazioni e attività sessuali, seppur dichiarate a priori prima dell’inizio della serie TV, ma senza evidenze all’interno del cartoon stesso. Il che è comunque il cuore stesso dell’ideologia liberal dominante tanto oltreoceano che presso di noi.

Sempre le storie e le azioni dei protagonisti, poi, vengono raccontate con una sorta di messaggio non proprio idilliaco collocato sottotraccia: ovvero si contrappongono contro alcuni angeli del paradiso, perché lungo la storia si scopre che sono proprio loro – chiamati “Gli Sterminatori” e capitanati da Adamo - di tanto in tanto a scendere all’inferno a distruggere le anime dei dannati in sovrannumero (quelle che Charlie vuole appunto salvare dai “malvagi” angeli). Su tutto poi sovrasta sempre la figura di Lilith, un vero e proprio modello per il neofemminismo tossico contemporaneo, con la sua ribellione al maschio e la sua descrizione di “donna indipendente”, per quanto infernale.

Insomma, i margini di inaccettabilità e inquinamento contenuti in “Hazbin Hotel” non si riducono alla sola rappresentazione positiva di Lucifero. Essi sono, forse per la prima volta dall’inizio della valanga “woke”, sapientemente mescolati e mimetizzati all’interno di un amalgama dove non mancano impulsi e strizzate d’occhio al sentire collettivo tradizionale. Un amalgama che viene usato sia come schermo per nascondere sia come veicolo per trasmettere le usuali balordaggini sessocentriche tipiche della cultura liberal, progressista e transumana dell’Occidente. Che, forse essendo consci gli autori che la soglia di allarme delle persone è sempre più alta e intollerante su questi temi, viene proposta con sempre più tranelli ed elementi distrattivi mescolati o posti attorno ai confini delle tematiche centrali.

Tutto sta a non cascarci, a non essere superficiali a riconoscere il demonio, quello vero, che sta nascosto al centro di produzioni come queste, per poterlo mettere efficacemente al centro del mirino.

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