03/06/2013

Il 64% delle donne che abortiscono sono sottoposte a pressioni – come una donna ne è venuta fuori

Non so a chi rivolgermi per essere aiutata ad accogliere il figlio che porto in grembo, ma che già amo. Questo bambino è il mio miracolo. Cosa mi dicono, a me,  a una donna che non possiede niente?  Dicono che l’amore non sfamerà o scalderà i miei figli. L’amore e la grazia non scalderanno il loro letto. Dimmi cosa mi diresti se ci fossimo incontrati oggi davanti ad una clinica. Mi trovo davanti ad una scelta che mai avrei voluto compiere e che quindi non è libera. Desidererei solo ci fossero più possibilità di autentica scelta per noi donne che ci ritroviamo a fronteggiare una simile decisione.

Con queste parole di disperazione e di urgenza, Anna, che non ho mai incontrato, si è rivolta a me la settimana scorsa, via e-mail. Questa donna dolce e gentile e i suoi bambini sono stati abbandonati e lei è stata incoraggiata, direttamente ed indirettamente, ad interrompere la gravidanza di un figlio che già ama. Planned Parenthood [l’organizzazione non-governativa statunitense, leader della potente lobbyng pro aborto, che promuove la sessualizzazione precoce dei giovani, che dal 1970 riceve sovvenzioni federali in seguito all’emendamento del Public Health Service Act, oltre a cospicue donazioni private  tra cui le fondazioni Gates e Ford – Ndt] era pronta ad uccidere il suo bambino e ad incassare i soldi – un “regalo” per la festa della mamma, che avrebbe scavato nel suo cuore un tunnel di infinito dolore, sofferenza e perdita. Proprio il giorno della festa della mamma sarebbe stata per sempre un ricordo della perdita del bambino di Anna...

Anna fa parte del non esiguo novero di donne incoraggiate da Planned Parenthood all’aborto. Invero, il suo caso è divenuta la regola e non l’eccezione. Il Medical Science Monitor, nel 2004, ha riportato che ben il 64% delle donne che abortiscono ha ricevuto pressioni di tipo coercitivo. Questa statistica è stata resa pubblica dall’Elliott Institute e da diversi altri nel corso della campagna “L’aborto NON è una scelta”.

Vi sembra forse che la situazione in cui si è trovata Anna – e con lei, la maggior parte delle donne che “decidono” di abortire – si possa definire di scelta liberatoria?

Grazie a Dio, Anna è stata contattata da diverse persone – credenti cristiani – che sono stati in grado di convincerla che non sarebbe stata sola nel portare a compimento la gravidanza, e ciò le ha permesso di trovare il coraggio di annullare l’appuntamento per l’intervento abortivo... proprio a pochi giorni dalla festa della mamma. Anna è riuscita a sottrarsi all’aborto, tirando fuori ogni grammo di energia rimastole, pur di salvare la vita del bambino dentro di lei. Ecco, Anna è per me, nel giorno della festa della mamma, un’eroina: nel suo sforzo per salvare suo figlio, mi ricorda Gesù, che versò fino all’ultima goccia del Suo prezioso sangue pur di redimerci.

Grazie, Anna, grazie a tutte le madri che combattono la buona battaglia nel nome dei loro bambini. Chi tra noi ha avuto l’opportunità di incontrare e di conoscere le madri che hanno subito il terrorismo psicologico perpetrato da Planned Parenthood, sa quanto siamo fortunati a poter essere loro amici.

Ecco cosa salva una vita: l’amore che si dona, dimentico di sé, che nella persona di Gesù incontra le donne sulla strada verso Planned Parenthood.

Traduzione a cura di Michael Sartini

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da LifeNews in lingua inglese

di Rita Diller

Blu Dental

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