29/01/2021 di Manuela Antonacci

I post social volgari e discriminatori dei poliamorosi

Si sa, nella rete e in particolare, sui social, c’è davvero di tutto. Eppure, ultimamente, ci siamo imbattuti in un post da non credere. Si fa fatica a convincersi che si tratti di parole scritte sul serio e non di una presa in giro. Ma lasciamo il giudizio al lettore. Sulla pagina Facebook “Carenza”, una sorta di ritrovo virtuale di “poliamorosi” che si riuniscono, come si legge, per parlare e fare “poliaperitivi” in diversi “polipomeriggi”, ultimamente è comparso un lunghissimo monologo di cui vi riportiamo solo alcuni brevi stralci (con alcuni omissis nostri e riportando fedelmente la trascrizione s3sso con il numero 3), di questo tenore: “ll poliamore non è solo sc***re in giro né fare quel c**** che ci pare con i sentimenti altrui, e siamo tuttə d'accordo. Lo ripetiamo in loop a quei queerfobici che ci vedono come persone meno capaci di amare e assetatə di s3sso s3sso s3sso s3sso e mi verrebbe da dire, insomma, siamo davvero noi lə ossessionatə dal s3sso, data la miriade di domande che ci arrivano a riguardo?

Il poliamore è inoltre un orientamento inclusivo per chi non prova attrazione sessuale e/o romantica, e riconosce come valide tutte le relazioni basate su altri tipi di attrazione. Siamo tutto sommato fluidə, la scala mobile relazionale non ci piace, ci sta generalmente sulle gonadi la gerarchizzazione delle attrazioni, la mononormatività e il coppiacentrismo.”

 Già questa premessa dal tono delirante fa riflettere alquanto, su alcune derive, incontro alle quali la nostra società sta andando e che potrebbero essere rinchiuse nel proclama del love is love, ma che, siccome al peggio non c’è mai fine, fanno ben comprendere che una volta eliminati i più elementari e logici paletti morali, la diga si sta rompendo e si arriva a rivendicare persino i  diritti e l’orgoglio di chi ha fatto del tradimento, il segno distintivo del proprio “orientamento di genere”. Anzi, come accade per altri tipi di identità di genere, si rigira la frittata e si arriva ad accusare la società di essere sbagliata e perciò di far sentire in difetto chi non pone limiti ai propri freni inibitori.

Ed ecco, dopo le filippiche contro il “patriarcato” tipiche di certa ideologia ultrafemminista, sono in arrivo pure i sermoni contro il “coppiacentrismo”. Come se il bisogno di stare in coppia fosse un’imposizione e non un’esigenza insita al sentimento stesso dell’amore che in sé include necessariamente l’esclusività.

Siamo di fronte allo stesso procedimento, con gli stessi schemi, persino, gli stessi passaggi logici e la stessa affine terminologia, con cui oggi si è arrivati all’accettazione di altre forme di attrazione erotica, un tempo impensabili: insomma, la finestra di Overton in azione, che ci auguriamo non porti all’accettazione, con lo stesso schema, della pedofilia, nella nostra società. Non ci credete? Siamo delle poco credibili Cassandre? Eppure a leggere la chiosa di questo incredibile discorso non sembra così: “Evitiamo di alimentare la s3ssuofobia e la gerarchia tra tipi di attrazione. Io sono poliamorosa e sc**o in giro, e pure fieramente. Faccio s3sso di gruppo, faccio i thr3esome, rappresento tutto lo stereotipo malevolo dell'essere poly e me lo rivendico eccome.”

Perché abbiamo messo in evidenza questo post? Perché rappresenta perfettamente, a livello concettuale e linguistico, la fallacia del piano inclinato, un esempio usato da molti bioeticisti, per dimostrare l’ineluttabilità di certe derive, a partire da certe premesse. La similitudine è la seguente: se si mette una pallina su un piano inclinato, la pallina comincia a scendere, e per quanto impercettibile sia l’inclinazione, inizia correre e correre sempre più veloce. Fermarla, è impossibile.

Allo stesso modo, una volta aperto uno spiraglio, in questo caso, ad una concezione fluida della sessualità, che prescinde persino dal concetto di natura, si affermeranno concezioni sempre peggiori che, oltre che dal concetto di natura, saranno destinate ad essere avulse anche da ogni legge morale e si correrà anche il rischio, dato che un fondo è davvero difficile intravederlo, che quando ciò accadrà, la società si sarà talmente assuefatta da non accorgersene nemmeno. Per questo noi lanciamo il nostro grido, finché possiamo, come le sentinelle quando intravedono di lontano un pericolo che rischia di farsi imminente.

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