07/11/2018

“I Giardini degli angeli”: la dignità della sepoltura per i bambini non nati

Nel Cimitero Laurentino di Roma si trova un luogo di sepoltura molto particolare: il Giardino degli Angeli, dedicato ai bambini non nati dove, venerdì 2 novembre, si è fermato a pregare anche papa Francesco che ha visitato il cimitero per la prima volta. Quella del “Giardino degli angeli” è un’iniziativa che sta prendendo piede ed è stata pensata e diffusa dall’Associazione Difendere la vita con Maria (Advm), che da 20 anni si prodiga affinché in tutta Italia gli embrioni e i feti abortiti, sia per cause naturali sia volontariamente, non vadano a finire tra i rifiuti speciali degli ospedali, come accade molto spesso, e abbiano la possibilità di ricevere una sepoltura dignitosa, dietro richiesta esplicita da parte dei genitori.

Una pratica nata perché, come sostiene don Maurizio Gagliardini, presidente dell’Advm, nel concepito non c’è solamente il suo Dna, non essendo esso un semplice prodotto biologico, ma la sua stessa essenza di persona e quindi tutta la pienezza dell’essere umano. Infatti, l’ Advm, proprio facendo riferimento alla concezione della vita espressa nel Magistero, si adopera per procurare una degna sepoltura ai bambini non nati, persone a tutti gli effetti. Fino ad ora è stata garantita la sepoltura a più di 200.000 concepiti, grazie anche alla collaborazione di alcune Regioni come Lombardia, Campania e Marche che si sono prodigate per diffondere informazioni sulla possibilità di inumazione dei piccoli resti. Si tratta di un gesto che oltre a onorare i piccoli defunti, arreca consolazione ai genitori che stentano a vedere nel corpicino senza vita del proprio bambino un semplice “rifiuto sanitario”, aggravando ancora di più il terribile dramma dell’aborto con tutte le disastrose conseguenze fisiche e psicologiche che comporta.

Tra l’altro, secondo la legislazione vigente (il DPR 285/1990, agli articoli 7 e 50) i genitori hanno il diritto a essere informati sul destino delle spoglie dei loro bambini e possono  richiederle entro 24 ore, diversamente i piccoli corpi devono essere smaltiti come rifiuti speciali ospedalieri. Addirittura nella circolare che completa il suddetto DPR si legge esplicitamente che «il seppellimento debba di regola avvenire anche in assenza di detta richiesta (quella dei genitori dei prodotti di concepimento abortivi di presunta età inferiore alle venti settimane)», e che lo «smaltimento attraverso la rete fognante o i rifiuti urbani ordinari costituisce violazione del Regolamento di Polizia mortuaria e del regolamento di igiene». In genere sono proprio le le aziende ospedaliere a rivolgersi all’Advm: tra queste c’è il Gaslini di Genova che ha abbracciato questa pratica in quanto, come ha affermato il suo direttore generale Paolo Petralia, su Avvenire«poiché la vita inizia dal concepimento, pensiamo che prendersene cura vuol dire anche adottare comportamenti giusti e appropriati, con un percorso di presa in carico con cui si dà dignità e rispetto a una persona che non c’è più». Insomma si può affermare che l’importanza di questa iniziativa nasca propria dalla concezione chiara e netta della vita che c’è dietro: un dono degno di rispetto e di onore dall’inizio alla fine, una concezione in cui nel corpicino dei piccoli defunti non si vede soltanto un involucro vuoto, ma un vero e proprio scrigno in cui è custodito un contenuto importante, un tesoro vero e proprio che, per questo, come tale va trattato.

Manuela Antonacci

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