26/02/2024 di Fabio Piemonte

I falsi miti del progresso. Ecco di cosa si è parlato durante il convegno a Roma

«La libertà è in sé un mezzo, non un fine; è dall’autodeterminazione che deriva la manipolazione della vita altrui. Basti ricordare, in ordine alla recente attualità, la facilità con cui si prescrivono ormoni agli adolescenti che desiderano cambiare sesso così da medicalizzarli a vita». Apre così il dibattito per decostruire i falsi miti di progresso che continuano a proliferare in un Occidente in crisi di identità Toni Brandi, Presidente di Pro Vita & Famiglia, nel dare il via al convegno dal titolo “Falsi miti di progresso. Dall’Agenda 2030 al nuovo (dis)ordine globale”,  svoltosi a Roma sabato 24 febbraio. Nel corso di tale appuntamento di confronto ormai annuale – promosso dal network di “Se questo è l’uomo”, dunque da Cinabro Edizioni, dalla rivista Fuoco e da Pro Vita & Famiglia – sono stati offerti preziosi spunti di riflessione, appunto, nel merito dell’Agenda 2030 e del nuovo disordine globale. La dignità dell’essere umano è infatti oggi più che mai minacciata dalle nuove frontiere dello sviluppo biotecnologico e dalle derive del transumanesimo foriere di una dilagante cancel culture.

Durante la prima tavola rotonda sulla difesa della vita e dell’identità oltre censura e ‘politicamente corretto’ sono intervenuti il portavoce di Pro Vita & Famiglia Jacopo Coghe, il docente e saggista Gianluca Marletta e Marcello Foa, già presidente Rai e giornalista.

«L’attacco alla famiglia non è una fantasia inventata dai complottisti. Già nel 2021 Soros affermava che bisognasse demolire la famiglia. Oggi, a partire dalle recenti Linee guida dell’Oms fino alle direttive europee e alle proposte di legge dei singoli Stati, l’obiettivo è l’ipersessualizzazione dei bambini, come sta accadendo già in diversi asili e scuole del nostro Paese, da Roma a Trieste. Questo per minare dalle fondamenta l’identità dei più piccoli, manipolarli e destrutturarli perché siano sempre più fragili, e così più facilmente controllabili dal mainstream. Di qui ci si appella al patriarcato e si propina sempre lo schema dello scontro continuo tra l’uomo e la donna. Si tratta al contrario di promuovere una sana complementarietà tra l’uomo e la donna», rileva Coghe, evidenziando come demolizione della famiglia e fluidità di genere contribuiscano alla crisi profonda dell’identità personale e sociale.

E in effetti «l’ideologia gender è inserita in un contesto manipolativo molto più ampio: il resettaggio dell’essere umano. D’altra parte un potere funziona se colonizza l’immaginario collettivo. Hollywood, musica, intrattenimento e social catturano l’attenzione più di una lezione frontale in università, agendo sull’immaginario anche a livello subliminale. Il potere poi approfitta soprattutto delle crisi per imporre coercitivamente la propria ideologia. L’uomo fluido è così resettato persino nella sua identità fondamentale, quella sessuale, diventando un’ameba totalmente manipolabile. Ma c’è speranza perché tutti i sistemi distopici hanno un punto debole, ossia il riconoscimento dell’ordine naturale delle cose, che si verifica quando certe idee e comportamenti vengono finalmente percepiti come innaturali e grotteschi», sottolinea Marletta nel suo intervento.

«Se vogliamo capire i meccanismi di condizionamento dobbiamo tornare a essere multidisciplinari. I media sono solo l’ultimo terminale di tali meccanismi», fa notare Foa, soffermandosi sul predominio dei poteri forti nel mondo dell’informazione come dei monopoli e oligopoli delle big tech. Lo stesso smaschera anche il potere detenuto dai social che hanno la capacità di «orientare le masse, puntando sull’individuo e utilizzando tecniche di condizionamento psicologico». La storia di internet è infatti quella di «una speranza tradita», nella misura in cui «fino al 2016 i social hanno contribuito allo sviluppo di forme di democrazia diretta», mentre oggi sono «luoghi di censura e di limitazione della libertà di opinione». Anche il recente Digital Service Act si presenta come uno strumento che rischia di favorire lo strapotere delle piattaforme nella selezione delle notizie da propinare in ossequio al ‘politicamente corretto’, etichettando come ‘fake news’ quelle non conformi a esso.

Nel corso della seconda tavola rotonda sul tema “Sudditi o sovrani?”, sempre moderata dal giornalista Daniele Dell’Orco, sono intervenuti il fotoreporter Giorgio Bianchi, il medico neuro-endocrinologo Giovanni Frajese e il fondatore di VisioneTv Francesco Toscano.

Preventivando l’arrivo della malattia ‘X’ pur senza averne ancora paradossalmente individuato l’agente patogeno, la scienza è ormai ridotta a pura autoreferenzialità. È quanto emerge dalle parole di Frajese, che sottolinea l’atteggiamento antiscientifico del paradigma scientista dominante, in nome del quale «si fa propaganda all’insegna dell’imperativo “Lo dice la scienza” e si assiste a un fideismo scientifico privo di verità scientifica». E se c’è chi a Davos preannuncia che per la prossima pandemia avremo il vaccino in un mese, rispetto a quella recente ormai «le stesse fonti ufficiali sono concordi nel riconoscere come nessuna delle misure poste in campo dalla politica (lockdown, mascherina, distanziamento sociale e vaccini) abbia poi di fatto ottenuto l’effetto desiderato». Insomma c’è «un’élite che sta spingendo per un controllo globale. Il popolo dovrebbe essere sovrano, eppure non è così. Basti ricordare che, sebbene Oms, Aifa, scienziati e governi fossero consapevoli che il vaccino non impedisse la trasmissione del virus sin dalla sua sperimentazione, hanno poi raccontato il contrario, facendo bere al popolo una simile teoria antiscientifica in nome della tutela della salute pubblica, pur essendo una colossale menzogna».

Sul tema del ‘politicamente corretto’ rispetto alla cronaca degli scenari di guerra dall’Ucraina alla Terra Santa interviene Giorgio Bianchi il quale, da fotoreporter in Ucraina, ha avuto modo di constatare come la narrazione della guerra propagandata dai media sia «un castello di carta, nel quale la menzogna e la sua smentita viaggiano sotto lo stello cielo e le ideologie sono superate dai fatti, per cui sono sufficienti logica e senso comune per smontarle». Eppure vengono date in pasto all’opinione pubblica soltanto storie inverosimili, tra le quali quelle dei soldati che combatterebbero senza calzini, dei deportati di Mariupol o dei missili terminati.

Insomma «i giornalisti sono i custodi e i maggiordomi del ‘politicamente corretto’ che imbastiscono in tv il solito circo con gli stessi ospiti fra il grottesco e il patetico», aggiunge Toscano, il quale definisce senza mezzi termini l’Agenda 2030, alla cui base vi è l’Homo deus di Harari, come un «vaniloquio di un manipolo di ideologi globalisti pieni di hybris». D’altra parte «dopo la morte di Dio, l’uomo deve necessariamente travalicare se stesso. Non essendo più a ‘immagine e somiglianza del Creatore’ deve concepirsi a immagine della scienza, una scienza per la quale tutto ciò che si può fare deve essere necessariamente attuato. Ecco il transumanesimo: scienza e tecnica si sostituiscono a Dio», osserva infine acutamente in un contributo video il filosofo con la maschera in volto Boni Castellane. Tale ideologia transumanista mira dunque ad abbattere qualsiasi limite per l’uomo e a distruggere ogni realtà ordinata. Ma in un mondo dominato dal nichilismo e da un assetto privato di valori non è possibile convivere pacificamente, per cui l’uomo finisce in balia del Potere. Pertanto solo recuperando logica e senso della realtà si può rimanere liberi dal veleno della propaganda e restare pienamente umani, divenendo granellini capaci di far saltare un intero sistema ideologico.

 

 

 

 

 

 

 

 

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