09/09/2017

Giornata mondiale di prevenzione del suicidio e leggi mortifere

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stima che ogni anno nel mondo muoiano un milione di persone per suicidio. In Italia, il suicidio cancella ogni anno un piccolo comune di provincia: circa 4000 persone.

Per arginare questa ecatombe, il 10 settembre da dieci anni il Servizio per la Prevenzione del Suicidio, dell’ospedale S.Andrea, a Roma, celebra la Giornata Mondiale di Prevenzione del suicidio, istituita dall’International Association for Suicide Prevention (IASP), co-sponsorizzata dalla stessa Oms. Lo scopo è quello di aumentare la consapevolezza nella comunità scientifica, tra i politici e nella popolazione che il suicidio è una delle cause di morte che più di ogni altra può essere prevenuta.

Scommettiamo che chiunque fosse intervistato sul tema dichiarerebbe di condividere questo nobile intento. Ma quanti, fra gli stessi che celebrano la Giornata per la Prevenzione del Suicidio, accettano la deriva mortifera che in Italia e all’estero spinge per la legalizzazione del suicidio assistito, denotando un atteggiamento quanto meno contraddittorio?

Abbiamo recentemente assistito al suicido (in realtà non proprio “sui”: qualcuno ha dato un aiuto determinante a chi desiderava morire) in Svizzera di un ingegnere di Como, malato solo di depressione e di  DJ Fabo:  sono casi umani pietosi che sono stati palesemente strumentalizzati con lo scopo ultimo di eliminare i vulnerabili e indifesi e far sì che la morte divenga un’esperienza a comando, in Italia.

Ai depressi, ai malati, una società civile deve offrire cura, attenzione e solidarietà, non la morte. Né – tantomeno – una legge come quella sulle DAT, che consente di uccidere di fame e di sete una persona la cui volontà attuale potrebbe non essere verificabile.

Se il Senato varerà la proposta di legge sul testamento biologico che è già passata alla Camera, sarà possibile l’uccisione di chi aveva dichiarato di voler morire, in determinate circostanze. Ma se costui poi – magari dopo molto tempo e in circostanze del tutto imprevedibili – avesse cambiato idea e non può comunicarlo, il medico sarebbe comunque costretto a interrompere le cure, il cibo e l’idratazione.

Gli incapaci e i minori – come Charlie – che pure non hanno mani espresso il desiderio di morire – potrebbero essere uccisi per decisione del loro rappresentante o del giudice tutelare.  Evidentemente verrebbero discriminati i disabili: perché chi è in grado, in caso di emergenza, può revocare verbalmente le DAT: un disabile che non possa esprimersi a parole non potrebbe.

Insomma, la proposta di legge sulle DAT è molto peggio della legalizzazione del suicidio assistito: consente l’omicidio, volontario dei malati, dei disabili e degli anziani e introduce di fatto la vera e propria eutanasia non consensuale di minori e incapaci.

Toni Brandi

Scarica il comunicato stampa di ProVita Onlus sulla Giornata Mondiale di prevenzione del Suicidio

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