11/08/2015

Gender: un’ideologia che non esiste? Ma serve all’Arcigay...

A proposito dell’ideologia gender, sento la necessità di rispondere alle parole del presidente dell’Arcigay trentino, Paolo Zanella.

Egli, dopo l’intervento del cardinale Menichelli a Rovereto, ha affermato che «[…] le parole del cardinale Menichelli hanno avuto il preciso intento di seminare paure sul tema dell’educazione al rispetto delle differenze.

Questa ideologia non esiste, è soltanto un pretesto per istigare un’isteria collettiva che impedisce di affrontare con serenità quei temi che una parte della Chiesa avversa in ogni modo: le coppie omosessuali, le famiglie omogenitoriali, la parità tra uomo e donna, l’emancipazione femminile».

Forse è il caso che gli vengano esposti alcuni concetti che evidentemente non ha ancora capito (o con molta più probabilità non ha intenzione di capire!). Provo a spiegare da un altro punto di vista cosa vuole dire ‘educare all’indifferentismo sessuale’ e di come sia assolutamente necessario farlo per far sì che l’Arcigay raggiunga i suoi obiettivi.

Il punto di vista che sto per esporre spero possa aiutare non solo Paolo Zanella, ma anche i tanti confusi, a capire meglio.

Premetto che la visuale da cui guardo le cose è privilegiata: sono un insegnante di scuola superiore ed ho già assistito a “lezioni gender” in classe. Anticipo che il tutto avviene con estrema attenzione a non destare sospetti ed usando concetti ormai consolidati e condivisi nella nostra società. Questo rende più difficile smascherare l’inganno.

Innanzitutto la dimensione biologica viene assolutamente sminuita e relativizzata. Non è che se ne parli male, semplicemente non si prende in considerazione. La ragione di questa scelta nasce dal fatto che questo punto rappresenta il punto debole, ossia quello che invalida, di tutta questa prospettiva. La teoria di genere, ed è qui che diventa ideologia, rimane in piedi solo se si ignora il dato biologico.

Partendo da questa premessa, viene affermato che tutte le differenze uomo-donna sono costrutti sociali e culturali frutto di una mentalità maschilista che vuole la donna sottomessa all’uomo (e qui emerge chiaramente la matrice femminista!). È la cultura che, manipolando fin dalla nascita, porta le donne a fare cose da donne e gli uomini cose da uomini, obbligando i singoli ad instradarsi unicamente su due possibili binari.
Bludental

Questa ‘teoria’ parte dall’idea che il neonato, prima di essere manipolato dalla cultura, ha un genere indifferenziato, è come una tabula rasa, ossia non è né maschio né femmina. Diviene maschio o femmina perché obbligato dall’educazione (ricordate De Beauvoir: “Donne non si nasce, si diventa!”). Chiaramente la biologia non c’entra niente!

Appare ovvio che per le femministe e per coloro che appartengono alla galassia LGBTQ questo schema sociale appare svantaggioso. In che modo è possibile scardinarlo?

Innanzitutto è necessario contrastare questa millenaria cultura e decostruirne quelli che loro chiamano “gli stereotipi”. Da qui la tanto attuale battaglia agli stereotipi, che principalmente deve svolgersi nelle aule scolastiche di ogni ordine e grado, ossia il luogo per eccellenza dove si forma il futuro della società.

È fondamentale, per non ricadere in altre forme di schiavitù, che questi stereotipi, una volta distrutti, non vengano sostituiti con niente: ognuno deve poter scegliere cosa vuole essere, senza essere forzato da nessuno. È necessario che società, istituzioni e tutte le agenzie educative (inclusi i genitori) si approccino al singolo in modo ‘neutro’, senza volerlo forzare a fare niente contro i suoi desideri. Il termine neutro è tranquillamente sostituibile con ‘indifferenziato’, anche se, mi rendo conto, questa parola potrà indisporre il presidente dell’Arcigay trentina.

Un’educazione indifferenziata produrrà una cultura inclusiva che riuscirà, senza grossi problemi, ad accettare i temi cari al movimento omosessuale: equiparazione di omosessualità ed eterosessualità,  coppie omosessuali e famiglie omosessuali.

Per questo Paolo Zanella si scalda tanto davanti alle parole del cardinale: «La nostra società sta andando verso l’azzeramento dell’identità dei due sessi. […] Un rischio verso il quale stiamo andando incontro grazie anche alla teoria del gender, fortemente diseducativa, e dalla quale dobbiamo difenderci per preservare il nostro essere uomo e il nostro essere donna». Se non passa la prospettiva di genere, addio alle rivendicazioni dell’arcigay!

Profeta Tra i Leoni

 

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

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