29/07/2022 di Luca Marcolivio

Gender. Monsignor Bregantini «Genitori devono sapere cosa viene detto a scuola e chi lo dice»

L’arcidiocesi di Campobasso-Bojano è un’istituzione attenta e sensibile alle problematiche minorili. A tale riguardo si registra l’adesione al Servizio Interdiocesano di Tutela dei Minori, uno sportello di ascolto, sorto nella contigua diocesi di Termoli-Larino. Sul tema in generale, Pro Vita & Famiglia ha intervistato monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano, che si è soffermato anche sull’ideologia gender, sottolineando quanto quest’ultima spinga verso una “società dell’indifferenziazione”, che spegne il desiderio collettivo di rendere il mondo un luogo migliore.

Eccellenza, quello della sessualizzazione precoce degli adolescenti e dei bambini è un tema sempre più sentito ed implica vari livelli di discussione. La Chiesa Cattolica, a suo giudizio, in che misura si sente coinvolta?

«Urge un nuovo atteggiamento più sereno intorno a tutta la realtà della sessualità. Avere cioè uno stile pacato e paziente aiuta anche gli adolescenti a maturare scelte serene, non all’insegna della polemica o dell’accusa. È necessario, dunque, uno sguardo di vicinanza e prossimità, volto a non escludere nessuno, nemmeno chi sbaglia. È proprio questa dimensione dell’accompagnamento che permette di compiere un salto di qualità, in grado di dare un adeguato tempo di maturazione su queste problematiche così delicate. Il tempo aiuta moltissimo in questi campi. È decisivo. Non ci sono infatti soluzioni magiche, ma è necessario una grande attitudine a non ignorare questi temi per non colpevolizzare nessuno!».

Spesso questo fenomeno è favorito dall’utilizzo massiccio degli smartphone da parte dei minori. Attraverso questi strumenti, i bambini e i ragazzi vengono raggiunti da contenuti particolarmente discutibili, quando non palesemente osceni. Alcuni genitori sono giustamente allarmati, altri ignorano o sottovalutano il problema. In che modo si può aiutare le famiglie?

«Anche in questo ambito, la giusta mediazione sulle cose permette di non sottovalutare il tema e di non approcciarlo in modo angosciante. Avere un atteggiamento sereno, positivo ed educativo permette ai genitori di avere dei criteri di conoscenza delle questioni e trovare insieme la soluzione giusta. Ad esempio, è decisivo chiedere ogni tanto ai figli: “Cosa stai guardando? Mi fai vedere?. Una mamma sa, guarda, interviene, può anche stimolare letture sane, tirando fuori ogni tanto qualche buon libro dalla biblioteca, oppure frequentare insieme certi circoli cultuali aperti e positivi. Così, a seconda dell’età dei figli, si può dare una risposta specifica».

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Sempre più spesso nelle scuole italiane assistiamo a tentativi di radicamento dell’ideologia del gender, spesso con metodi illegali e contrari al consenso informatico. Quale la sua posizione in merito?

«L’educazione sessuale è un tema che va ben concordato. In primo luogo, è compito dei genitori e della famiglia tutta. I genitori hanno il diritto di intervenire, con una parola autorevole e chiara. Nei confronti della scuola, poi, è necessario concordare bene insieme il cammino educativo da compiere. È infatti importante che le famiglie sappiano cosa viene detto a scuola, chi lo dice e come lo si dice. L’educazione sessuale non va delegata tutta alla scuola, ma concordata bene insieme alla famiglia, in un equilibrio gestionale saggio e maturo, soprattutto sereno. Lo scopo, infatti, è quello di creare un orientamento sano ed equilibrato».

Tra i ragazzi più grandi, nello specifico alle scuole superiori, si sta diffondendo la prassi della “carriera alias”. Che ricaduta può avere l’apertura all’identità di genere tra gli adolescenti?

«Ritengo che si debba essere chiari sul fatto della maturazione dell’identità sessuale degli adolescenti. Il tempo è un fattore necessario. Servono spazi di attesa, di maturazione e di confronto. Davvero un ragazzo di prima superiore, ad esempio, è in grado di esprimere la propria identità sessuale in modo netto? Auspicherei allora maggiore attenzione; non conviene mai essere frettolosi con loro, ma saggiamente pazienti. Credo, ad esempio, allargando gli orizzonti, che questo possa essere un tema da affrontare nel Sinodo universale, in aiuto alle famiglie, dopo averle opportunamente ascoltate su questo disagio, che è molto diffuso e sentito da tutti».

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Secondo lei, che rapporto bisogna avere con il proprio corpo? E come legare il corpo con il creato, nella logica della Laudato si’?

«Ritengo fondamentale saper accogliere la propria sessualità, farla propria, costruirla insieme, in senso positivo, fondativo, in un comune cammino di approfondimento. Orientarsi cioè verso quello che è già il mio sesso biologico, per non cambiare sesso a capriccio. Prezioso è far di tutto per corrispondere a ciò che già sono! Altrimenti andremo incontro ad una indifferenziazione che produce effetti negativi anche a livello sociale e culturale. Si rischia di non lottare più per ideali alti, rischiando di diventare un popolo che non ha coraggio, che non lotta più per valori immensi, per la giustizia sociale, per un lavoro per tutti, nell’accoglienza dei migranti e nella custodia del creato. Queste sono le cose prioritarie per cui lottare, dedicando meno tempo alla ideologia gender, che inevitabilmente ci porterà alla logica dell’indifferenziazione. Ecco perché vorrei una società di persone che hanno coraggio, che saltano in piedi per dei valori pieni, come il dono di sé agli altri nel volontariato, che marciano per la fine della guerra, della fame e dei morti sul lavoro, perchè non accettano passivamente la realtà così com’è oggi!

Concludo con una interessante e forse poco nota affermazione di papa Francesco, nella Laudato si’, al numero 155: “Affermava Benedetto XVI che esiste una «ecologia dell’uomo» perché «anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere». In questa linea, bisogna riconoscere che il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece, una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di «cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa»”.

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