31/10/2019

Gender, ecco la verità sul caso di Viareggio

Abbiamo ricevuto e pubblichiamo il comunicato del Family Day sul caso di Viareggio, di cui anche noi avevamo dato notizia.


L’Associazione Family Day innanzitutto ringrazia il quotidiano La Nazione per aver dato ampio risalto al proprio comunicato stampa avente titolo “Comune di Viareggio invita le scuole ad incontri gender “ pubblicato in data 29 ottobre 2019.

In questo modo La Nazione ha assolto in modo autentico a quello che è il compito della stampa, cioè di fornire ai propri lettori una informazione non settaria e parziale ma trasparente e aperta al confronto.

Corre tuttavia l’obbligo di precisare che nel proprio comunicato l’Associazione non ha mai invitato le famiglie a “boicottare le iniziative lasciando i ragazzi a casa”. L’Associazione ha denunciato l’iniziativa del Comune di Viareggio di invitare, attraverso la scuola, gli studenti al ciclo di incontri del 6 e del 21 novembre p.v. sul tema della omotransfobia per l’evidente taglio ideologico e la totale assenza di un contraddittorio. Al contempo l’Associazione ha fatto appello ai genitori perché prendessero consapevolezza che i suddetti incontri non fossero obbligatori e li ha invitati ad avvalersi dello strumento del consenso informato per evitare che i loro figli vi partecipassero.

Il “Consenso informato” non è una forma di “boicottaggio” ma uno strumento previsto dalla legge che consente alle famiglie di non autorizzare la partecipazione ad iniziative che non rientrano nel curriculum obbligatorio (ivi inclusi gli ampliamenti dell’offerta formativa di cui all’art. 9 del DPR n. 275 del 1999) e che presentano contenuti non condivisi e contrari ai propri valori educativi.

Per i ragazzi che non partecipano la scuola è tenuta, sempre per legge, ad organizzare attività scolastiche alternative.

L’Associazione Family Day pertanto non ha invitato i genitori “a tenere i ragazzi a casa” ma ha ricordato loro di esercitare in modo consapevole sia il diritto di esonerare il figlio da iniziative non condivise sia di veder riconosciuto il diritto del figlio di frequentare regolarmente la scuola. E’ infatti solo con questa modalità, “il consenso informato e il connesso diritto di iscrizione ad una attività scolastica alternativa” che si tutelano e garantiscono in modo realmente autentico la libertà educativa dei genitori e il diritto allo studio.


La stessa associazione Family Dai ha precisato che il Preside Liceo Classico di Viareggio non ha condiviso l'iniziativa ma si è limitato a veicolarla a genitori e studenti. Non ha riconosciuto alcun credito formativo per gli studenti che intendano partecipare e ha richiesto l'autorizzazione dei genitori per gli studenti che andranno agli incontri; infine ha indicato tutta una serie di fonti dove reperire le informazioni sui relatori in modo che i genitori  decidessero consapevolemente.

Riportiamo, inoltre, per completare il quadro della vicenda, la presa di posizione del Family Day per cui si è resa necessaria la precisazione di cui sopra.


Grave l’iniziativa del Comune di Viareggio di invitare, attraverso la scuola, gli studenti ad incontri sul tema della prevenzione della transfobia e della educazione alle differenze per l’evidente e inaccettabile taglio ideologico.

Gli incontri fanno parte dei progetti della Rete READY a cui ha aderito il Comune di Viareggio e si svolgeranno nei giorni 6 e 21 novembre p.v. presso il teatro Jenco, anche durante l’orario scolastico.

Gli studenti avranno come relatori Vladimir Luxuria deputato PD e persone appartenenti alla galassia L.G.B.T. (un relatore nel sua pagina FB si dichiara favorevole alla pornografia, in particolare la pornografia femminile, definendola “cultura popolare”, appoggia le adozioni per le coppie lesbiche vietate dalla legge, come ha ribadito la stessa Corte Costituzionale nella recentissima sentenza n. 221 del 23.10.2019 e sponsorizza un libro dal “Sovvertire l’eterosessualità, sovvertire il capitalismo: comunismo queer”).

Questi incontri sono un evidente espediente per indottrinare i ragazzi, tenuto conto del profilo dei relatori e dell’assenza di una qualsiasi forma di contraddittorio.

Ancora una volta si assiste al tentativo palese di manipolare le menti dei più giovani diffondendo, anche attraverso il coinvolgimento della scuola, ideologie che propongono una visione del tutto unilaterale, opinabile e discutibile della sessualità, dei ruoli maschile e femminile, della loro intercambiabilità, che attaccano la famiglia naturale, svilendo le figure genitoriali del padre e della madre.

Per questi motivi il CDNF denuncia la gravità della iniziativa del Comune e invita i genitori a contrastare questo tentativo di indottrinamento, evitando di far partecipare agli incontri i propri figli attraverso il ricorso allo strumento del “Consenso informato”. La scuola, come anche ribadito da recenti documenti ministeriali (Nota Ministeriale 19534/18 e relativi richiami) deve per legge chiedere l’autorizzazione delle famiglie per le attività che non rientrano nel curriculum obbligatorio (ivi inclusi gli ampliamenti dell’offerta formativa di cui all’art. 9 del DPR n. 275 del 1999) ed è tenuta ad organizzare attività scolastiche alternative per gli studenti che non intendono partecipare.

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