Se in Italia si discute ancora sull’introduzione dell’educazione gender nelle scuole, in Inghilterra non solo non ne discutono più, ma sono andati talmente avanti da essere arrivati al paradosso. Ne ha recentemente scritto Maurizio Crippa su Il Foglio.
Uno dei college più esclusivi d’Inghilterra infatti, ha deciso di permettere ai suoi studenti di scegliersi la divisa in base alla percezione che hanno di sé, a prescindere dal sesso biologico. Giacca e cravatta non solo per gli uomini, gonnellina scozzese non solo per le donne: tutto per tutti a seconda di come ti alzi la mattina.
Il rettore del Brighton College ha deciso di prendere una misura di questo tipo perché non vuole che nessuno dei suoi studenti, neanche quelli che ancora non hanno ben chiaro “di che gender siano” (sic!), si sentano discriminati.
E così si arriva al paradosso. Ovvero che in Inghilterra a far discutere sulle colonne dei principali quotidiani, come il The Guradian, non è stata la stramba e discutibile decisione del rettore, quanto il fatto che la decisione sia stata presa dal rettore di un college “per ricchi”. Giornalisti ed opinionisti come Laurie Penny, attivista femminista, hanno protestato infatti perché la stessa regola – purtroppo, secondo la Penny – pare non possa essere applicata a tutte le scuole del Regno Unito.
E così è partita la gara di solidarietà per poter dire che “l’educazione LGBT” e la “transessualità” non dev’essere un privilegio esclusivo dei figli dei “padroni”, ma che dev’essere alla portata di tutti!
Rigurgiti della lotta di classe, insomma, rivisitati in salsa gender.
Anastasia Filippi