11/09/2020 di Luca Scalise

Gender a scuola, l’obbligo in Scozia dal 2021

“Vietato vietare” si diceva nel ’68, quando, con questo slogan, si intendeva abbattere ogni paletto che delimitasse una certa idea di “libertà” (e quando contemporaneamente venivano soffocate le concrete libertà dei più deboli – ad esempio, quella di nascere dei bambini ancora non nati). Così, nel sentire comune dell’opinione pubblica e nelle leggi di vari Paesi divenne vietato vietare prima l’aborto, poi l’eutanasia e tanto altro ancora.

Più tardi, divenne vietato vietare anche la diffusione, presso i luoghi frequentati da bambini, delle teorie dell’ideologia gender, secondo cui si può essere maschio o femmina o persino altro a seconda di come ci si senta e indipendentemente dal proprio sesso biologico e che propone una idea di famiglia diversa da quella naturale, fondata sull’unione tra un uomo e una donna.

Ora sembra, però, che in varie parti del mondo si stia pian piano superando l’ormai vecchio “vietato vietare” e che da questo si passi all’imposizione di veri e propri obblighi. «Scozia, dal 2021 lezioni gender obbligatorie nelle scuole», titola un articolo del Secolo Trentino.

«Dal 2021 le scuole pubbliche della Scozia avranno delle lezioni di storia Gender all’interno dei propri programmi formativi. […] Così, le scuole scozzesi dovranno organizzare corsi riguardanti la terminologia e l’identità LGBT, il contrasto all’omofobia-bifobia-transfobia, nonché la storia delle uguaglianze e dei movimenti LGBT».

Si passerebbe quindi da corsi e progetti ispirati all’ideologia gender che erano “solo” proposti, all’insegna del “vietato vietare”, a lezioni che iniziano a diventare obbligatorie. Tutti meritano rispetto e nessuno dev’essere mai discriminato, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e per nessuna ragione al mondo. Ci chiediamo allora perché, con l’obbligo del gender a scuola, discriminare e limitare la libertà di quei genitori che vorrebbero insegnare ai propri figli il rispetto assoluto di tutti, senza che però questi ultimi vengano introdotti in chiave ideologica (e assolutamente di parte) a tali teorie.

Ci chiediamo perché additare come “omofobi” i genitori contrari a tutto ciò e, quindi, ghettizzarli e discriminarli, solo per le loro idee rispettose delle persone ma critiche sul gender. E perché voler ostacolare la loro libertà educativa, nonostante con questa non si inciti in alcun modo alla discriminazione (ma, piuttosto, la si subisca).

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