04/12/2023 di Alessia Battini

Gender a scuola. L’identità sessuale sbarca a Padova per bambini dai 13 anni

Nella città di Padova è partito il progetto Scholé, proposto dalla cooperativa sociale Equality.

Scholé viene definito come un “progetto innovativo di durata quadriennale” rivolto ai ragazzi tra gli 11 e i 17 anni di età. L’obiettivo è quello di contrastare la povertà educativa dei ragazzi che vivono nel quartiere Nord di Padova, rendendo la scuola un luogo aperto dove poter spendere del tempo anche al di fuori delle lezioni e sviluppare le proprie passioni. Il modello proposto è quello di una “scuola di comunità”, e il progetto prevede il coinvolgimento dei ragazzi nelle scuole attraverso l’educazione di strada e la peer education (sostanzialmente gli studenti si aiutano a vicenda nello studio senza la necessità dell’assistenza di un’insegnante), laboratori, eventi di formazione anche per genitori e insegnanti, sportelli di ascolto e di mediazione sociale, attività di rigenerazione urbana e valorizzazione del territorio.

Fino a qui sembra che non ci sia nulla di male, anzi si direbbe quasi un’iniziativa ammirevole, peccato però che tra le varie attività proposte siano previste delle lezioni di approfondimento che riguardano temi differenti a seconda della fascia d’età. Con i ragazzi dagli 11 ai 13 anni vengono affrontati argomenti come il bullismo, il cyber-bullismo e il revenge porn, mentre con i ragazzi dai 13 ai 17 anni si inizia a parlare di identità sessuale e di omo-lesbo-bi-transfobia. Insomma, quella che apparentemente poteva essere considerata un’iniziativa nata per permettere ai ragazzi più svantaggiati di spendere i pomeriggi in un luogo protetto con i loro coetanei, svolgendo attività utili e approfondendo i propri interessi, si è trasformata ancora una volta in una strategia per affrontare argomenti complessi sulla linea di un pensiero unico.

Ormai sembra impossibile che vengano proposte delle attività extra-curricolari nelle scuole senza affrontare temi come la disforia di genere, l’omosessualità, le famiglie arcobaleno e la “paura del diverso”, che deve essere affrontata cancellando qualsiasi diversità tra i singoli individui e proibendo l’espressione di qualsiasi pensiero che si differenzi da quello dominante. Queste attività non vengono proposte, ma imposte, in quanto sono rivolte a ragazzini giovanissimi, che ancora hanno difficoltà ad affrontare tematiche così profonde e complesse, apposta per poterli indottrinare e convincere che chiunque la pensi diversamente sia un soggetto pericoloso per la società e le libertà individuali di ciascuno.

Aggiungo solo una piccola nota: sul sito della cooperativa Equity, sono riportati gli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che vengono presi come riferimento, in particolare l’articolo 3 specifica che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona, sarebbe curioso sapere come interpretano questo diritto alla vita, considerando che solitamente, per le persone che portano avanti queste convinzioni, la prima libertà intoccabile è quella di abortire.

 

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