30/03/2018

Gay in piazza: arriva l’Onda Pride

L’orgoglio gay si trasforma in una “Onda Pride che, tra la metà di maggio e la fine di luglio (sia mai che in altre stagioni si prende freddo, a girare troppo scoperti!), invaderà diverse città italiane: Bergamo, Trento, Roma, Bologna, Torino, Catania...

Si tratta di un format che va avanti dal 2013 e che ha assunto, a seconda delle città, tonalità più o meno sboccacciate. Ma, anche se siamo ormai al quinto anno, questo non significa che ormai la discesa in piazza massiva di persone gay, o comunque vicine al loro pensiero, sia un dato di fatto acquisito e non vi sia più nulla da fare. Anzi. Di città in città va denunciato il fatto che tanti bambini e ragazzi saranno costretti a vedere per le strade spettacoli forse poco edificanti e, anche, il fatto che manifestazioni simili trovano spesso finanziamenti pubblici.

A tale proposito, in vista del Dolomiti Pride in arrivo per il 9 giugno a Trento, la Civica Trentina ha presentato ben quattro interrogazioni.

Ne riprendiamo una, inviata il 27 marzo al Presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti. Il documento è interessante, non solo perché dimostra attenzione nei confronti di un tema che pochi politici sono soliti prendere di petto, ma anche perché riporta alcune frasi del documento Orgoglio oltre i confini, che dimostra chiaramente quali sono le finalità della “onda gay”.

Redazione

Aggiornamento: venerdì 30 marzo è arrivata la comunicazione circa la decisione della Provincia di non finanziare l’evento.

Gay Pride dolomitico: no al patrocinio

Approssimandosi la data del c.d. Dolomiti Pride, gli organizzatori hanno diffuso un corposo documento, articolato in 34 pagine, in cui sono esposti contenuti e finalità della manifestazione.

La lettura del documento offre interessanti elementi di valutazione, anche se, a dire il vero, non poche sono le affermazioni del tutto prive di fondamento, quale quella per cui l’Italia deterrebbe il triste primato di Paese più transofobico d’Europa, laddove tutti gli studi ed i dati a disponibili dimostrano, invece, che il nostro Paese è tra i primi posti al mondo per accettazione sociale dell’omosessualità.

 Ed anche se le teorie che troviamo a più riprese esposte risultano essere ai più di assai difficile comprensione.

Ad esempio, che cosa significhi che “la cultura patriarcale-virilistica, che è matrice ideologica alla base dell’omotransfobia, agisce attraverso il sistema d’ordine e di riproduzione sociale eteronormativo, che pretende di schiacciare l’esperienza umana al solo principio di riproduzione biologico-naturale, al quale ricondurre costruzioni sociali quali famiglia, matrimonio, riproduzione, genitorialità e cura come validi solo se costruiti in spazi eterosessuali e normati”,  lo sa (forse) soltanto l’estensore del documento.

La sola cosa che agli interroganti pare chiara è la profonda avversione per la famiglia naturale in ogni suo aspetto che trasuda dal documento in questione.

Parimenti, per fare un altro esempio, di assai difficile comprensione, quantomeno per gli interroganti, è l’affermazione secondo cui “il Dolomiti Pride accoglie e supporta le nuove sfide di autodeterminazione che interrogano il genere denunciando la sua narrazione binaria e genderista, proseguendo nel percorso inclusivo e decostruttivo che il femminismo (nelle sue tradizioni costruzioniste, post-coloniali ed intersezionali) storicamente ha segnato, indicando così quelle premesse necessarie a far emergere oggi anche quelle istanze che si pongono – in modalità diverse e complesse – oltre ed in relazione al binarismo di genere”.

Di assai difficile comprensione per i più (interroganti compresi), ma anche, azzardiamo, con ogni probabilità distante, e non poco, dai reali e concreti bisogni e aspirazioni della gente comune.

L’interessante documento alterna periodi non propriamente intelligibili, quali quelli sopra riportati, ad altri che invece sembrano essere assai più chiari, laddove, ad esempio, gli organizzatori (pag. 26) chiedono che si rendano gratuiti preservativi e lubrificante e che si distribuiscano nei luoghi di aggregazione, nelle scuole e nelle carceri promuovendone l’utilizzo”.

Orbene, premesso che il lubrificante, pur genericamente indicato, non pare essere quello necessario al corretto funzionamento dei veicoli a motore, pare un pochino eccessivo agli interroganti che s’intenda promuovere l’utilizzo di preservativi e “lubrificante” in scuole e non meglio precisati “luoghi d’aggregazione”, quali, ad esempio, potrebbero essere oratori, stadi, teatri, cinema, ospedali od altro.

Assai chiaro il documento risulta essere anche laddove, nella pagine conclusive cui rinviamo, formula una serie di richieste alle Province autonome di Trento e Bolzano, al Comune di Trento ed agli altri Comuni del territorio.

Ciò considerato, a giudizio degli interroganti, è giunto il momento di chiarire cosa intendono fare le Istituzioni dolomitiche a fronte di un’eventuale (probabile) richiesta di patrocinio e magari finanziamento che gli organizzatori del Gay Pride dolomitico dovessero avanzare.

La manifestazione è imminente e sono chiare le finalità ed i contenuti della medesima, quali risultanti dal documento sopra citato ed in parte riportato.

Pare pertanto giunto il momento che le Istituzioni dolomitiche ed autonomiste prendano apertamente posizione, senza nascondersi dietro motivazioni di comodo, facendo sapere se, ad esempio, l’auspicata (dagli organizzatori del Dolomiti Pride) promozione nelle scuole di preservativi e “lubrificante” sia condivisa o meno.

Quanto sopra premesso, i sottoscritti consiglieri interrogano il Presidente del Consiglio provinciale al fine di sapere:

  1.  se egli intende patrocinare e/o finanziare la manifestazione denominata Dolomiti Pride;
  2.  se egli intende partecipare in prima persona, come è accaduto nei Gay Pride organizzati in altre Regioni, alla sfilata con un suo rappresentante.

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

cons. Rodolfo Borga

cons. Claudio Civettini

cons. Walter Kaswalder

cons. Nerio Giovanazzi

cons. Marino Simoni


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