15/05/2025 di Ufficio Stampa Pro Vita & Famiglia

Fine Vita: Parlamento posticipa discussione a luglio, ma ricordiamo che non c’è nessun obbligo di legiferare

«Il Parlamento non deve legiferare in alcun modo sul suicidio medicalmente assistito perché qualsiasi proposta, anche la più “moderata” o frutto di mediazione, sarebbe di per se stessa un incentivo al suicidio per migliaia di cittadini sofferenti o disabili che oggi chiedono più cure e sostegni per vivere con dignità fino al termine naturale della vita. In nessun caso lo Stato si può fare complice della morte di un essere umano, motivo per cui abbiamo sempre reputato intrinsecamente ingiusta la sentenza n. 242/2019 con la quale la Corte Costituzionale ha sollecitato il Parlamento a legiferare sul tema del fine vita prevedendo circostanze di non punibilità per chi aiuta altri ad uccidersi. Sentenza che, è bene ribadirlo, in ogni caso non ha creato alcun obbligo in capo al Parlamento di legittimare il suicidio assistito, né alcuna responsabilità per la sanità regionale di prevedere percorsi per la facilitazione delle intezioni suicidarie dei malati. Ricordiamo che la stessa Consulta con la sentenza 135/2024 ha avvertito che la legalizzazione del suicidio assistito può creare rischi ed abusi su malati ed anziani portati a sentirsi un peso. L’unica strada percorribile che tuteli la dignità umana è quella di potenziare con vigore su tutto il territorio italiano il sistema delle cure palliative, dell’assistenza ospedaliera e domiciliare ai malati e alle loro famiglie, degli incentivi per Hospice, caregiver e dunque della corretta e diffusa applicazione della legge 38/2010».

Così Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, commenta la notizia dello spostamento dal 17 giugno al 14 luglio per l’approdo in Aula, al Senato, del disegno di legge sul Fine Vita allo scopo “di arrivare ad un testo comune”.




 
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