La conferma dell’ergastolo, arrivata dalla sentenza della Corte d’Appello, per Alessandro Impagnatiello, responsabile dell’efferato omicidio di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago che portava in grembo al settimo mese di gravidanza è senz’altro un atto di giustizia, anche se niente e nessuno potrà mai eliminare l’atroce e immenso dolore che provano i familiari e gli amici delle due vittime. Bene hanno fatto i giudici a non accogliere le attenuanti sulla presunta intenzione di Impagnatiello di voler “solo” procurare l’aborto. Le vittime di questo atroce crimine, infatti, sono due, perché due sono le vite brutalmente interrotte: quella di Giulia e quella di Thiago. La legge deve prendere atto della realtà: chiediamo al Parlamento di riavvirare l’esame, oggi a un binario morto, del disegno di legge che punisce l’uccisione di una donna incinta per ciò che è, un vero e proprio “duplice omicidio”. Il disegno di legge è stato presentato mesi fa in Senato ed è sostenuto dal 76% degli italiani, secondo un sondaggio commissionato all’istituto Noto Sondaggi.
Così Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus.
Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, è stata uccisa il 27 maggio 2023 dal suo compagno, Alessandro Impagnatiello, un barman di 30 anni, nella loro abitazione a Senago, in provincia di Milano. Il compagno aveva denunciato la scomparsa della donna, ma le indagini hanno presto sollevato dubbi sulla sua versione dei fatti. Inizialmente, Impagnatiello aveva dichiarato di non sapere dove fosse Giulia, ma le successive verifiche hanno rivelato incongruenze nelle sue dichiarazioni. Dopo alcuni giorni, l'uomo ha ammesso di aver ucciso Giulia con 37 coltellate, cercando poi di occultarne il corpo attraverso tentativi di cremazione.
Le indagini hanno anche accertato che, nei mesi precedenti all'omicidio, Impagnatiello aveva avvelenato Giulia e il bambino in grembo - poi chiamato Thiago - con veleno per topi. La giovane donna si era lamentata di forti dolori allo stomaco, ma non aveva mai sospettato che fosse il suo compagno a causare il malessere. Il movente dell'omicidio è stato ricondotto alla scoperta da parte di Impagnatiello della gravidanza di Giulia, che non era pianificata e che lui aveva cercato di nascondere e allontanare. Inoltre, Impagnatiello aveva una relazione con un'altra donna e non voleva che la sua vita con Giulia e il bambino continuasse. La vicenda ha suscitato un ampio interesse pubblico, in particolare per la violenza subita da Giulia, per le circostanze in cui è avvenuto l'omicidio e per il "duplice" omicidio - seppur non ancora riconosciuto dalla legge - della mamma e del bambino. Il dibattito pubblico sulla vicenda ha anche portato a un'iniziativa legislativa da parte della senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, che ha depositato in Senato - nel 2024 - un progetto di legge che se approvato introdurrebbe il reato di duplice omicidio, riconoscendo finalmente che, insieme alla madre, viene ucciso anche il bambino che porta in grembo. Anche Pro Vita & Famiglia onlus si è schierata a favore di questo PdL con una petizione popolare.