«Quella sul suicidio medicalmente assistito sarebbe una legge-inganno e l’Italia rischia di cadere in una drammatica deriva di morte che cambierebbe tutta la società», con queste parole Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus è intervenuto al convegno “Libertà o Abbandono? Il grande inganno del suicidio assistito” che si è tenuto martedì 24 giugno, alle ore 21, a Milano, presso il Teatro Rosetum, e al quale hanno partecipato anche Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, con Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana; Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, e Emanuel Cosmin Stoica, attivista per i diritti dei disabili, scrittore e influencer.
«Una legge per dare la morte cambierebbe la società – ha spiegato Brandi – e farebbe apparire il suicidio come un’opzione “giusta”. Dire che è lecito il suicidio lo rende normale, persino desiderabile per chi si sente di troppo, e apre ad abusi e pressioni sociali indirette, come la stessa Consulta ha avvertito nelle sentenze 135/2024 e 66/2025. Per questo va fermata la falsa narrativa dei Radicali, che trasformano pochi, drammatici casi in un’emergenza nazionale per imporre una legge a tutti». Brandi ha dunque spiegato che «Il vuoto normativo evidenziato dalla Consulta con la sentenza 242/2019 non si colma con la morte, ma con la cura, l’accompagnamento e le cure palliative. Altrimenti lo Stato sceglierebbe la via più facile e disumana: sbarazzarsi di chi soffre invece di sostenerlo. Dire a chi soffre che può morire significa dirgli che la sua vita non vale più. Senza cure vere, la “scelta” della morte è solo un inganno crudele mascherato da libertà.
«Oggi in Italia c’è chi vuole strumentalizzare il dolore di chi soffre per sdoganare un presunto “diritto” ad essere uccisi, legiferando sul suicidio assistito come se fosse una risposta di civiltà mentre è una soluzione da stato barbaro e totalitario, come abbiamo già imparato dalla Storia», ha aggiunto Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus. «Al contrario - ha proseguito - trasformare il suicidio da tragedia a diritto avrebbe effetti devastanti, perché più si offre e normalizza il suicidio come qualcosa di “accettabile” e più il numero dei suicidi aumenta nella società, come accade in Canada, Belgio e Olanda dove le richieste di suicidio assistito sono infatti aumentate anche di 10 volte o in Oregon dove i suicidi sono cresciuti del 49% rispetto alla media nazionale». Ruiu ha poi posto l’attenzione sull’importanza delle cure palliative, che - laddove correttamente e veramente applicate - «fanno diminuire le richieste di morte del 70%, ma oggi in Italia abbiamo un’emergenza nazionale perché solo il 30% dei malati terminali ha accesso reale a queste cure. Uno scandalo che dimostra come non serve una legge per morire ma una per vivere bene fino alla fine»