10/07/2015

Fecondazione artificiale: fa più vittime dell’aborto (a spese nostre)

L’AIGOC, Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici, ci ha inviato il seguente comunicato, circa la relazione ministeriale sull’attuazione della legge 40 che legalizzò la fecondazione artificiale nel 2004.

Le criticità sono molte: dati incompleti, denari pubblici spesi per tentare di (con scarsi risultati) di dar figli a donne troppo avanti con gli anni, e, soprattutto, l’altissima incidenza di embrioni (= bambini) morti e l’enorme numero di embrioni (= bambini) congelati di cui non si sa più niente.

I dati forniti dalla Relazione presentata dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin al Parlamento sull’attuazione della legge 40/2004 nell’anno 2013 confermano il triste primato, che ormai detengono da 4 anni, cioè che le tecniche di fecondazione extracorporea rappresentano in Italia la prima causa assoluta, certificata, di morte degli embrioni umani (143.770 vittime).

La relazione ministeriale ci mostra un aumento costante delle coppie trattate e dell’età delle donne che si sottopongono a queste tecniche, la cui età media nel 2013 (36,6 anni) è nettamente superiore a quella che le stesse linee guida 2015 emanate dal Ministro Lorenzin indicano come età critica e che i dati del 2013 confermano.

Il 9,9% delle donne sottoposte nel 2013 a stimolazione ovarica non viene sottoposto a prelievo degli ovociti “Come illustrato nella Figura 3.2.8 (pag. 42 della relazione ministeriale), il rischio che si possa sospendere il trattamento è direttamente proporzionale all’aumentare dell’età delle pazienti. Se, infatti, nelle classi di età fino a 39 anni il rischio di sospensione di un ciclo prima del prelievo è inferiore al 10%, per le pazienti con età compresa tra i 40 ed i 42 anni il rischio diventa del 10,4%, fino ad arrivare al 17,1% per le pazienti con età maggiore od uguale ai 43 anni, 2,5 volte maggiore di quello delle pazienti più giovani.”

A questo si aggiunge che un altro 18,9% delle donne trattate non viene sottoposto a trasferimento di embrioni a causa, nella stragrande maggioranza dei casi, nell’ordine, di mancata fertilizzazione degli ovociti prelevati (2.687), di nessun ovocita prelevato (1.855), della totalità degli ovociti non idonei (1.213), di tutti gli embrioni congelati (1.171), per rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica.

Se anche il maggior insuccesso delle gravidanze insorte dopo fecondazione extracorporea si ha a partire da 35 anni (26,4%) e cresce notevolmente nel gruppo di età 40-42 anni (38,8%) per raggiungere il 63,1% dai 43 anni in su, non si riesce a comprendere come la collettività possa accettare che il SSN fornisca queste prestazioni al 31% delle donne trattate con età superiore a 40 anni, di cui l’8,2% di età superiore ai 43 anni, età in cui nel 2013 solo 1/122 embrioni trasferiti in utero è riuscito a sopravvivere fino alla nascita!

Il crescente numero degli embrioni crioconservati, che aumenta vistosamente ogni anno: a fronte dei 22.143 embrioni crioconservati nel 2013 solo 14.424 sono stati scongelati per essere trasferiti in utero. Questo ci aveva spinti a chiedere al Ministro Lorenzin che nelle Linee guida del 2015 nel consenso informato venisse esplicitamente richiesto l’obbligo per le coppie richiedenti la crioconservazione dei propri figli di impiantare nel più breve tempo possibile gli embrioni crioconservati, ma evidentemente la tutela del concepito non è stata ritenuta degna di attenzione e considerazione neanche da parte del Ministro.

Ritorniamo a chiedere che la relazione ministeriale fornisca più informazioni ed i dati sui risultati (numero coppie trattate, numero cicli trattati, numero cicli sospesi prima del prelievo e dopo il prelievo indicando la causa, numero di embrioni trasferiti, numero di gravidanze insorte, numero di parti, numero di neonati vivi: il tutto diviso per gruppi di età delle donne trattate) dell’applicazione delle tecniche di fecondazione in vitro su ogni specifica patologia, come ad esempio l’infertilità endocrino-ovulatoria (nel 2013 sono state trattate 2.539 coppie), l’infertilità idiopatica (6.854 coppie trattate), la ridotta riserva ovarica (5.130 coppie trattate), il fattore genetico (341 coppie trattate), fattore sia maschile che femminile (8.538) indicandoli, infertilità maschile (12.294).

Anche in questa relazione non c’è alcuna traccia del destino di 51.552 embrioni: nella tab. 3.4.13 pag. 102 si parla di 158.672 ovuli fecondati (zigoti) da tecniche a fresco, nella tab. 3.4.26 a pag. 113 nonostante si siano aggiunti 2.896 embrioni prodotti da scongelamento di ovociti il n. totale degli embrioni formati diventa 110.016, di cui 22.143 (20,1%) vengono crioconservati.

Bludental

Ancora una volta ribadiamo che è inaccettabile che i centri autorizzati a fare la fecondazione extracorporea di II e III livello non abbiano fornito notizie su 1.314 gravidanze, cioè sul 10,3% delle gravidanze ottenute e che la maggior parte di essi sono centri privati (745 grav.= 14,9%) o privati convenzionati (311 grav.= 9%) con punte massime in Lombardia (382 gravidanze), nel Lazio (277) ed in Campania (244 grav.).

Ci auguriamo, infine, che nel Piano Nazionale per la Fertilità e nel “Fertility Day”, Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità del 7 maggio 2016, non continuino ad essere trascurati i Centri per l’insegnamento dei Metodi Naturali (Metodo Billings e Metodi Sinto Termici), che da più di 30 anni insegnano alle Donne ed alle Coppie a riconoscere la propria fertilità senza alcuna spesa e senza il sacrificio di alcun embrione e riescono ad aiutare tante coppie – molte di più della fecondazione artificiale – ad avere figli naturalmente.

 Giuseppe Noia

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