23/01/2016

Family Day – Anche dalle suore l’appello: “Tutti in piazza!”

A una settimana dal grande evento romano, le adesioni e gli appelli a partecipare al Family Day non si contano più. L’impressione è che il 30 gennaio, a Roma, saremo proprio tanti... ma di certo mai in troppi! Per difendere la famiglia e i nostri bambini non c’è sforzo che sia sprecato.

Abbiamo già scritto in merito alla posizione assunta del fronte ecclesiastico, con le esplicite parole del Cardinal Bagnasco, presidente della CEI, che hanno stupito e confortato i tanti fedeli spesso lasciati soli a discernere come sia giusto operare di fronte agli epocali mutamenti della società cui stiamo assistendo. “E’ una iniziativa dei laici, con la loro responsabilità – ha affermato Bagnasco – l’obiettivo della manifestazione “è decisamente buono perché la famiglia è il fondamento di tutta la società“.

Sulla stessa lunghezza d’onda del presidente della CEI anche suor Roberta Vinerba, volto noto della televisione e autrice di diversi libri, che ha a sua volta ribadito l’importanza che i laici – intesi quali fedeli non consacrati – s’impegnino pubblicamente per il bene comune.

Ha scritto la suora: “E’ giusto manifestare al prossimo Family Day, è giusta la protesta nobile e intelligente delle Sentinelle in piedi. Cittadini come tutti di uno Stato che vuole essere di diritto, i cattolici come altri, devono dire la loro nella costruzione del bene comune della città. Piaccia o meno, ma questa è la democrazia, e prima ancora è l’esigenza intima del Vangelo. Quando Gesù venne schiaffeggiato NE CHIESE CONTO: perchè mi schiaffeggi? Se ho sbagliato dimostrami in cosa ho sbagliato, altrimenti perché? Gesù stesso davanti all’ingiustizia, prima di stendere le braccia, inerme, sulla croce, prima di consegnarsi, volle indicare una via, quella del rendere conto della giustizia. La violenza del pensiero imposto da una classe finanziaria, editoriale, massmediatica ricca, perversa e radicale, dimentica di ogni misura umana richiede oggi l’esercizio della virtù della fortezza, del coraggio, della creatività. Nonché della fatica della formazione della propria coscienza entro le categorie evangeliche, che sono anche, squisitamente laiche. Per essere sempre pronti e mai quieti, sempre forti e mai aggressivi, sempre nella carità senza mai svuotarla della verità, mai dimentichi che la battaglia non è contro l’uomo, mai contro, ma sempre ‘per’, anche se non compresi e irrisi e perseguitati”.

Tutto questo in quanto – ha proseguito suor Vinerba – il ddl Cirinnà è iniquo e il ddl Scalfarotto è liberticida, nonché in quanto i bambini, la famiglia e la libertà di espressione sono “beni umani, prima che esplicitamente cristiani“. Questo non significa discriminare qualcuno – ha sottolineato – ma “[...] un conto è il diritto pubblico e un conto è il diritto privato. La giustizia sociale è quella giustizia che fa uguali i differenti. A questa giustizia, che una volta anche la sinistra conosceva, faccio esplicito riferimento“.

family-day_Yo Decido, Bologna, Sant'Orsola, gruppi preghiera, Comunità Papa Giovanni XXIII, Don Benzi, aborto, ospedale, Vita, video, femministe, Bella Ciao, Giorgio Celsi, Associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita”, facce inespressiveOltre alle parole di suor Vinerba, è giunto anche un appello da parte delle suore di clausura trappiste della Repubblica Ceca e di Vitorchiano, la cui madre badessa ha inviato una mail con la preghiera di farla girare il più possibile. Scrive suor Lucia con tutte le consorelle: “Carissimo, dì a tutti da parte mia (puoi girare questo e-mail a chi vuoi) che per amore dei più deboli, i nostri bambini e i nostri ragazzi, DEVONO andare e non fare come Pilato!! Un peccato di omissione può essere peggio di molti altri peccati. Noi qui siamo 25, siamo suore di clausura e non possiamo andare. CHI VUOLE ANDARE AL POSTO DI OGNUNA DI NOI? E’un favore personale che chiediamo a degli amici. Rimborseremo le spese del viaggio. Noi preghiamo, adoriamo, digiuniamo. Voi andateci. E’ in nome della comunione tra laici e suore di clausura che ve lo chiedo“.

Infine, ricordiamo anche le parole pronunciate da Madre Teresa alla Conferenza ONU sul ruolo della donna – Pechino, 13 settembre 1995. “Devo dire che non arrivo a comprendere perché alcuni affermino che l’uomo e la donna sono esattamente uguali, e che si trovino così a negare la bellezza delle diversità che esistono fra l’uomo e la donna. I doni di Dio sono tutti ugualmente buoni ma non sono necessariamente gli stessi. [...] L’uomo e la donna sono entrambi creati per amare, ma ognuno in modo diverso; l’uomo e la donna si completano l’un l’altro, e tutti e due insieme manifestano l’amore di Dio molto meglio di quello che potrebbe fare ciascuno separatamente. Questa potenza speciale di amore che hanno le donne non è così evidente come quando esse diventano madri. La maternità è il dono che Dio fa alle donne. [...] E tuttavia questo dono della maternità, noi lo possiamo distruggere e in modo tutto speciale attraverso il male dell’aborto, ma anche attraverso il fatto di pensare che ci sono delle cose più importanti che amare, che donarsi al servizio degli altri: la carriera, per esempio, il lavoro fuori casa. Nessun lavoro, nessun programma di carriera, nessun possesso materiale, nessuna idea di ‘libertà’ può sostituire l’amore.  [...] D’altra parte quando le famiglie sono forti ed unite, i figli sono in grado di vedere nell’amore del padre e della madre l’amore tutto speciale che Dio ha per loro e possono anche arrivare a fare dei loro paesi un luogo dove si ama e si prega. Il bambino è il più bel dono che Dio possa fare alla famiglia: egli ha altrettanto bisogno del padre come della madre perché l’uno e l’altra manifestano l’amore di Dio in una maniera speciale“.

Al di là della posizione personale di ognuno e della linea dei singoli sacerdoti, Vescovi e Cardinali, questi appelli fanno riflettere... Donne di Chiesa, donne che vivono in clausura, donne che volontariamente hanno deciso di non sperimentare la maternità in senso carnale si appellano a chi vive e opera nel mondo, in qualità di singole persone, affinché scendano in piazza per difendere la famiglia e i bambini.

L’urgenza del momento presente necessità di una mobilitazione da parte di tutti, nell’unità degli intenti e nella diversità dei carismi.

Redazione

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